Calciomercato Juve
Ribalta (ex capo scouting Juve): «Così ho portato Marchisio allo Zenit»
Javier Ribalta, ds dello Zenit San Pietroburgo, racconta i retroscena dell’affare Machisio. Le parole di Javier Ribalta
37 anni, catalano: Javier Ribalta è l’apprezzatissimo ds dello Zenit San Pietroburgo con un passato da osservatore e capo scouting di Torino, Milan, Novara, Juventus e Manchester United. Intervistato da Tuttosport, il grande artefice dell’operazione Marchisio ha raccontato tutti i retroscena dell’affare.
IDEA MARCHISIO – «Quando il 17 agosto ho saputo che Marchisio aveva rescisso il contratto, ho subito chiamato Claudio. Nessun intermediario: lo avevo conosciuto bene nei miei cinque anni alla Juventus. Mi è sembrato interessato e intrigato dal nostro progetto fin dal primo istante, sinceramente non ho mai temuto potesse scegliere un club diverso».
NESSUN DUBBIO – «Claudio, già al primo colloquio telefonico, è stato molto chiaro sulle sue due priorità. La prima: una squadra che gli consentisse di non incrociare la Juventus da avversario per rispetto dei tifosi bianconeri. La seconda: lottare per vincere, che per lui è importantissimo». Diciamo che il rischio di affrontare la Juventus speriamo di correrlo il prossimo anno (risata). Claudio mi ha convinto da subito: non l’ho trovato triste, bensì motivato e voglioso di giocare e provare questo tipo di avventura. Qui era stato già con la Juve, poi ha parlato con Criscito che naturalmente gli ha parlato benissimo della società e della città. Di Claudio mi ha colpito un messaggio della scorsa settimana su WhatsApp: “Javier, sai che sono abituato a vincere e voglio continuare a vincere”. Sono certo che per lo Zenit sarà un buon affare. I nostri tifosi sono contentissimi, oltretutto a San Pietroburgo sono tanti i simpatizzanti della Juventus. Ma Marchisio è un colpo importante soprattutto a livello tecnico: mi auguro che aggiunga alla nostra squadra, che è già forte, un pezzo della straordinaria mentalità vincente della Juve».
PROSSIMO COLPO JUVE – «Pogba o Rabiot? Io direi più Marcelo. Gli altri due mi sembrano impossibili».