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Cannavaro: «Calciopoli? Quando sento questa storia mi girano»
Fabio Cannavaro, ex difensore della Juventus, ha parlato di diversi temi: dal Mondiale 2006 fino all’allenatore che gli ha dato di più
Fabio Cannavaro, ex difensore della Juventus, ha parlato in collegamento con Sky Sport. Ecco le sue parole tra il Mondiale e l’esperienza in bianconero.
RACCOLTA FONDI – «Ho partecipato prima a una raccolta fondi per la Croce Rossa coi campioni del Mondo. L’idea è partita da Ciro Ferrara. Ci ha ispirato la canzone di Pino Daniele. Siamo lontani da casa nostra, era un modo per stare vicino alla nostra città. Abbiamo chiesto ai partecipanti di mettere all’asta maglie particolari, come quella di Diego Maradona messa a disposizione da Ciro. Questi fondi aiuteranno ad acquistare beni di prima necessità che verranno dati a famiglie bisognose di Napoli».
ALLENATORE PIU’ IMPORTANTE – «Ho avuto tanti allenatori importanti. Loro hanno marcato di più la mia carriera. Ottavio Bianchi mi ha fatto esordire in Serie A, ma con Lippi ho vissuto momenti importanti. Mi ha dato continuità nel Napoli. Quando arrivò avevo davanti giocatori importanti, ma il mister mi fece giocare titolare dopo la 2a giornata e ne feci 26. L’ho ritrovato al Mondiale e sapete come è finita. Ho un rapporto speciale con lui, sicuramente ha marcato di più la mia carriera. Non vorrei dimenticare Capello, che mi ha portato alla Juve e con cui ho vinto tre campionati».
MIGLIOR CARATTERISTICA – «Conoscevo i miei limiti, quella è stata la mia fortuna. Interpretavo il mio ruolo nel migliore dei modi, rubavo palla e la davo a quelli che erano più bravi di me. L’anticipo era una delle mie caratteristiche. Ha fatto la differenza l’elevazione e anche il tempo d’elevazione perché rispetto agli altri non avevo prestanza fisica, ma a volte arrivavo dove gli altri non pensavano potessi arrivare».
LIPPI – «Il mister in quella spedizione dal primo giorno fu chiaro con tutti. La cosa bella è che voleva rendere ognuno partecipe, era difficile cercare di esprimere il proprio giudizio, ti faceva la domanda e dava la risposta. Aveva tutto in testa. Il merito che ha avuto Lippi è stato costruire una squadra che era composta dal primo giocatore all’ultimo, fino a quelli intorno ad essa, che avevano l’obiettivo di vincere il Mondiale. Il suo sogno era arrivare in finale contro il Brasile e vincerla. Sbagliò solo l’avversario. In quel Mondiale lì dimostrò il suo valore facendo scelte che si rivelarono tutte azzeccate. Portò Totti che aveva avuto il problema al ginocchio, come portò giocatori che non erano famosi. Portò Grosso e Materazzi. Ognuno di noi diede il massimo e tirò fuori quel che aveva dentro, eravamo una squadra di giocatori forti».
CALCIOPOLI – «Quando sento questa storia mi girano… siamo stati più forti di tutti, abbiamo sofferto e giocato bene. Non abbiamo fatto il catenaccio ma finivamo le partite con 4 attaccanti. Dialogo col Mister? Era quotidiano. Chi lo conosce sa che è così».
PALLONE D’ORO – «Tutti riconducono il Pallone d’Oro solo al Mondiale, ma la verità è che feci una stagione stratosferica alla Juventus. In quei due anni giocai benissimo e rivedendo le partite mi accorgo di aver fatto delle grandi prestazioni».
DE LIGT – «Gli va tutto storto. Ho passato un periodo simile a Madrid. Arrivai in una squadra nuova e con un calcio diverso, si lavorava di più a livello individuale. Faticai nei primi tre mesi. Fu un periodo difficile, penso gli sia capitata la stessa cosa. Ha giocato alla stessa maniera nella stessa squadra e si è trovato catapultato in una realtà diversa. Resta un giocatore molto molto forte».
DALL’INTER ALLA JUVE – «La storia dell’infortunio all’Inter? La gente stupida inizia a pensare: “Faceva apposta, non voleva giocare, lo chiamava Luciano Moggi“. Queste sono cazzate dei tifosi. Chi lavora all’Inter, persone straordinarie ed eccezionali, perché la mia esperienza nerazzurra a livello umano è stata fantastica, sa cosa ho passato per un anno e mezzo. Ricordo ancora oggi quando Gabriele Oriali mi disse: “So che stiamo facendo un grande errore ma la società ti ha venduto alla Juventus in uno scambio con Carini, domani devi partire”. Peccato per come è andata a finire, ho trovato persone eccezionali dal primo magazziniere al cuoco. Mi dispiace che con il mio arrivo alla Juventus e le prestazioni fatte, non saltai neanche una partita… Poi venne fuori la telefonata del mio procuratore dove chiesi alla società se dovevo giocare un’amichevole. Il mio direttore chiamò Moggi e disse che avrebbe chiamato lui la società perché l’indomani ci sarebbe stato il trasferimento. Tutte le storie che son venute fuori son tutte cagate. Lì ci furono lo scambio con Carini e il fatto che feci 38 partite su 38 vincendo il campionato che non è stato assegnato. Poi andai al Mondiale, vinsi il Pallone d’Oro. Normale l’amarezza da parte di tanti tifosi dell’Inter. Però comunque arrivammo in semifinale di Champions League il primo anno. La gente se lo dimentica».
BUFFON – «Ho avuto la fortuna di vederlo agli inizi. Gigi in quegli anni lì era imbarazzante perché aveva quel pizzico di pazzia in più che lo rendeva incredibile. Negli anni è diventato più tecnico, più di posizione. Quello era un Parma che aveva giocatori straordinari, era una famiglia».