Repice: «Pirlo, ma quale fallimento! Resterà lui. Allegri...» - ESCLUSIVA
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Repice: «Pirlo, ma quale fallimento! Penso che resterà. Allegri…» – ESCLUSIVA

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Francesco Repice, storica voce del calcio italiano, racconta il momento della Juve, divisa tra Pirlo e Allegri. Le parole in esclusiva

Nella sua lunga carriera, Francesco Repice ha commentato alcuni dei più grandi successi della del calcio italiano. Il Mondiale 2006 ma anche i tanti scudetti bianconeri e non solo. La storica voce di Radio Rai ha parlato in esclusiva a Juventusnews24 per analizzare il momento del club bianconero, diviso tra la realtà di Pirlo e l’ombra di Allegri, ma anche per svelare alcuni aneddoti.

È stata una stagione particolarmente complicata per la Juve, che ha dovuto fare i conti con tanti infortuni e ovviamente con la pandemia. Quali sono stati i limiti di questa squadra?

«Il fatto di non avere un organico all’altezza degli anni passati, soprattutto la linea mediana. Gli infortuni ci sono stati per tutti, penso alla Roma ieri sera contro lo United con 3 infortuni e l’impossibilità di fare sostituzioni. Alla Juventus sapevano che sarebbe stata un’annata di transizione: ok gli infortuni e la pandemia, ma non credo che l’organico sia stato all’altezza di altre squadre».

Immaginava così la prima stagione di Pirlo alla Juve?

«Me la immaginavo molto peggio. Se Pirlo arriva tra le prime quattro, con la Supercoppa vinta e una finale di Coppa Italia, sarà una stagione straordinaria. Quelli che non sanno di pallone pensano che sia fallimentare».

Come ha detto lei, la società aveva messo in conto una stagione del genere. Pensa che Pirlo verrà confermato o i dirigenti bianconeri opteranno per un’altra strada?

«Bisogna capire che i dirigenti probabilmente non saranno questi. Da quello che sento, ci sono grandi movimenti e questo potrebbe portare al cambio dei vertici societari e dell’allenatore. In quel caso, il mio amico Massimiliano Allegri, potrebbe accomodarsi sulla panchina della Juve».

Come sarebbe questa nuova avventura? Ci sarebbe un continuo confronto con il passato o si può aprire un nuovo capitolo?

«Penso sia complicato aprire un nuovo capitolo. Con questa situazione finanziaria, penso sia difficile soddisfare le esigenze degli allenatori. Per questo penso che alla fine Pirlo verrà confermato e farà il suo cammino. Penso ad esempio allo United, con Solskjaer a secco di vittorie per qualche anno, ma ora sta raccogliendo i frutti. Allegri è il migliore al mondo ma non penso che Pirlo non sappia di calcio. Credo che la posizione di Pirlo, con una Supercoppa, una finale di Coppa Italia e una qualificazione in Champions, sarebbe un grande successo».

Corsa Champions: Inter e Atalanta hanno il posto al sicuro. La Juve rischia di rimanere fuori con Milan, Napoli e Lazio in corsa per due posti?

«Con Milan e Lazio no, ma con il Napoli sì. Credo che la Juventus rischi soprattutto contro il Napoli, una squadra molto forte che viaggia alla velocità dell’Atalanta. Gattuso sta per abbandonare la panchina del Napoli e mi viene da ridere. Nella fase cruciale della stagione ha avuto fuori 12-13 titolari per un mese eppure il Napoli è lì e se avesse avuto l’organico a posto, a quest’ora sarebbe in lotta per lo scudetto. Il vero rivale è il Napoli».

La Juve ha lo scontro diretto contro il Milan: si rischia un’Atalanta bis?

«Penso che la Juventus ne abbia di più del Milan in questo momento. Nelle partite che ha perso o pareggiato – anche contro Fiorentina e Atalanta – ha giocato bene. Il secondo tempo al Franchi e la gara del Gewiss Stadium sono state partite giocate bene. Non credo che la Juve abbia da temere un crollo contro il Milan».

Però in caso di mancata Champions…

«A quel punto cambierebbero tantissime cose e si aggraverebbe il problema finanziario. Sappiamo perché nasce la storia della Superlega, è stato detto a chiare lettere. Sarebbe un problema che poi dovrebbe risolvere Allegri».

Quindi dà per certo Allegri in caso di esonero di Pirlo?

«Ogni club di buonsenso punterebbero su di lui. Attenzione al Tottenham sia per lui che per Sarri, ma un grande club che voglia far rinascere la squadra, ha un solo nome spendibile: Massimiliano Allegri».

A proposito di Superlega: che idea si è fatto?

«Non ho mai pensato che il bene sia solo da una parte e il male solo da un’altra. Non penso che i 12 club abbiano fatto bene nei tempi e nei modi, così come non penso che Uefa e Fifa siano il bene. Hanno richiamato principi che non hanno messo mai al centro della loro politica. Però non si può non osservare le leggi dell’organico che tu stesso hai eletto, andar via dall’oggi al domani, gestire soldi prescindendo da altri club e dover scegliere a tuo piacimento quelli che sono i club da includere. La Uefa sta studiando il modo di avere il doppio dei soldi che offriva JP Morgan una tantum. E non sarà Florentino Perez a gestirlo ma la Uefa, che Barcellona, Real, Juve hanno eletto».

Lei ha commentato l’addio alla Juve di Del Piero, il 13 maggio 2012. Ci racconta quel giorno?

«È stato un giorno particolare. Sono particolarmente legato a quei calciatori perché mi hanno fatto vivere il Mondiale vinto. Del Piero, Gattuso, Pirlo, Totti, Cannavaro, Nesta, Buffon, Grosso… Per loro ho una riconoscenza eterna, un legame totale. Nei miei ricordi sono molto vivi. Io ho fatto una cosa che non si fa mai: ho interrotto il collega che stava parlando, Cucchi. Abbiamo una regola aurea: si interrompe solo in caso di gol, rigore o fatto clamoroso. Io interruppi il collegamento di Cucchi, dicendo: “Chiedo scusa, ma Del Piero sta uscendo dal campo”. Ero anche un po’ preoccupato, era il mio caporedattore e avrebbe potuto incazzarsi, ma mi disse che avevo fatto benissimo. Ricordo la commozione di tutti, dei tifosi, il sentimento dello stadio… L’ho vissuta poi in maniera esponenzialmente più forte qualche anno dopo, con Totti. Anche lì ero in radiocronaca, purtroppo. Confesso che ho pianto dopo, come tutti i tifosi della Roma e quelli che sono affezionati a questo calciatore che per me è stato il più forte italiano di tutti i tempi».

La sua è stata la voce di molti Europei. Come vede quello che comincerà a giugno? L’Italia potrà dire la sua?

«Se c’è una cosa che ho imparato seguendo la Juventus in questi anni, è che conta soltanto vincere. Dopo tutto quello che è successo, dopo questo anno maledetto, dopo aver sentito la paura, dopo tutto quello che abbiamo vissuto come Paese… Io voglio solo vincere. Mi interessa solo vincere. Voglio che almeno una cosa sia bellissima in questo Paese di cui sono innamorato. Voglio che ci sia una gioia immensa. È stato un anno maledetto anche per Paolino Rossi. Lui riportò la gente per strada. Noi conoscevamo la paura perché c’era il terrorismo, uscivamo di casa senza sapere cosa sarebbe potuto accadere. Paolino riportò la gente per strada, gli italiani per strada a festeggiare. Lui non lo sapeva. Spesso quando eravamo in viaggio con la Nazionale, mi diceva: “Mi hanno fermato per strada, dopo tutti questi anni ancora si ricordano di me”. Io lo guardavo e gli dicevo: “Ma tu hai capito chi sei? Hai capito cosa hai significato per questo Paese?”. Non sarebbe soltanto una vittoria sportiva, sarebbe una resurrezione dopo quello che stiamo vivendo. È una rinascita e spero possa passare anche per il pallone. Per la maglia azzurra. Per la bandiera. Amo il mio Paese. Voglio vincere, voglio gioire, voglio vedere la gente per strada».

Si ringrazia Francesco Repice per la cortesia e la disponibilità.

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