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Barzagli: «De Ligt più forte di me. Van Basten? Entrata a gamba tesa»
Andrea Barzagli ha parlato di vari temi di casa Juventus: da De Ligt a Cristiano Ronaldo. Le sue dichiarazioni
Andrea Barzagli ha rilasciato una lunga intervista a Tuttosport.
DE LIGT – «Abbiamo caratteristiche simili, è vero, ma De Ligt potenzialmente è più forte lui di me. Altrimenti alla sua età non avrebbe già fatto così tanto. Le critiche di Van Basten a De Ligt? A volte si entra troppo a gamba tesa su questi ragazzi: ma chi mai potrebbe essere al top a 21-22 anni? È l’esperienza che, stagione dopo stagione, ti aiuta a leggere meglio le situazioni».
CRISTIANO RONALDO – «Di Cristiano si dice di tutto e di più, come ad esempio che gioca soltanto per i suoi record. Ma la verità, al di là dei quaranta gol a stagione che garantisce, è che lui nelle partite decisive c’è sempre. Questo non significa che Ronaldo possa o debba vincere da solo. Dietro a Cristiano devi costruirgli una squadra. ‘ il giocatore che mi ha messo più in difficoltà. Negli anni al Real Madrid faceva quasi sempre gol contro di noi. E poi ricordo come fosse ieri la sensazione che provai a Montecarlo contro il 18enne Mbappé: andava ai tremila all’ora. A fine partita andai da Paratici e gli dissi: “Cosa aspettiamo a prenderlo…”. Il direttore mi fece capire che lo volevano già tutti ed era praticamente impossibile avvicinare Mbappé».
CHIESA – «Lo ammetto, per come lo avevo visto alla Fiorentina non mi sarei mai immaginato un impatto simile sulla Juventus e sull’Italia. Invece Chiesa dimostra una cattiveria incredibile, vuole essere decisivo e ci riesce sempre con le sue fiammate. Non gli puoi dare cento palloni a gara, però sai che da un momento all’altro ti può decidere la partita. È micidiale».
PIRLO – «Non ha poi fatto una stagione così negativa, sennò due trofei non li vinci. Non dimentichiamo tutte le problematiche legate al Covid, ma in Italia siamo ipercritici. Ora è pronto a ripartire».
DYBALA – «Paulo deve dare una svolta alla propria carriera ed ha bisogno di una mano da Allegri e dal club. Ha talento, non ci sono dubbi, ma per diventare un top assoluto e non uno che si accende ogni tanto come molti calciatori, deve dare il massimo. Deve aumentare la propria leadership in campo ovvero spostare gli equilibri, ma la Juventus deve dimostrare di puntarci, anche con il rinnovo».
DAZN E ALLEGRI – «Ho scelto l’esperienza in tv per tornare a riassaporare il mondo del calcio anche se da fuori, dopo un anno sabbatico trascorso in famiglia. In questi mesi mi sono riposato e appassionato al padel, tanto che adesso aprirò un impianto a Perugia assieme a Marco Materazzi. Nell’ultimo anno ho avuto anche più tempo per seguire la mia azienda vinicola e per farmi un bicchiere in più. Se c’è stata la possibilità di entrare nello staff di Allegri? Per accettare un ruolo così deve scattare subito un qualcosa che nel mio caso non c’è stata. Ma sono contento di vedere Padoin, è un ragazzo molto preparato. Max è sempre lo stesso: convinto e bello carico. Conosce l’ambiente e sa come si vince, la Juve e l’Inter sono le favorite per lo scudetto».
SARRI – «Perché dovrei essere scottato per l’esperienza con lui? Ho sentito tante cose sul mio addio, ma non c’è stato nessun litigio con Sarri. Lo conosco benissimo, è una persona con cui è piacevole parlare di pallone. A lui piace insegnare calcio e ha una sua idea. Alla Juventus non ha avuto la fortuna di poterla mettere in pratica, però alla fine ha comunque vinto. Alla Lazio ha giocatori con caratteristiche che gli possono andare dietro: sono convinto che farà bene. Sarà un bel campionato: è tornato Mourinho, all’Inter c’è Inzaghi, al Napoli Spalletti».
ALLEGRI BIS – «È un allenatore atipico perché nei momenti di massima tensione riesce sempre a trovare una battuta per sdrammatizzare. È la sua forza. Come ripeteva lui: fare l’allenatore è un’arte e bisogna essere pure un po’… paraculi. A me diceva che giocavamo a tre, ma in pratica mi ha fatto fare il terzino destro negli ultimi anni. Mandzukic, nella stagione di Cardiff e del 4-2-3-1, si era talmente convinto a giocare a sinistra che quando non c’era Higuain tornava mal volentieri in mezzo. Allegri ci aveva convinti tutti in un modo o nell’altro. E da noi otteneva il massimo, il che è anche più importante degli aspetti tattici. Ogni tecnico ha a che fare con 25 teste diverse e tutte vogliono giocare, ma poi in campo si va in undici. Per questo ci sono gli allenatori da grandi squadre, come Allegri, e quelli non da big».
EUROPEO – «Un grande orgoglio. Con Chiellini e Bonucci ho una chat che si chiama BBC, ma dopo la finale ho preferito complimentarmi singolarmente con Giorgio e Leo. Sono contento che abbiano vinto perché, dopo le due finali di Champions perse e quella di Euro 2012, meritavano un’affermazione europea. E fidatevi di me: quando sei più avanti con l’età, certi trofei te li godi anche di più».
CHIELLINI – «Giorgio è tra i pochi centrali che conservano l’arte del marcare, un po’ sparita perché il calcio è cambiato. E in quello è il numero uno: lui si esalta nel contatto fisico. Miglior difensore al mondo? Sono più di uno, poi dipende dai momenti e dalle vittorie delle rispettive squadre. I più forti sono quelli che accettano l’uno contro uno con l’attaccante. Tra i top metto Giorgio e Leo, Van Dijk, Sergio Ramos, Piqué e lo stesso Thiago Silva, che non a caso lo scorso anno ha vinto la Champions con il Chelsea».
DEMIRAL – «Merih l’ho conosciuto nei sei mesi con Sarri: è un difensore che ha bisogno del contatto fisico, ha mezzi importanti, però deve continuare a lavorare come sta facendo per migliorare tecnicamente. Il mercato è strano e a volte, pur con dispiacere, certi giovani vanno lanciati altrove».
FASCIA E BONUCCI – «Conoscendo Allegri e le sue battute, non mi strapperei i capelli. E anche Bonucci lo conosce bene. Al di là di questo, con o senza fascia Bonucci sa che sarà un leader di questa Juve»
RABIOT – «È un po’ sottovalutato da tutti. Ma Adrien per primo deve rendersi conto dell’enorme potenziale che ha».