Chiellini: «Che emozione il saluto dello Stadium. Futuro? All'estero»
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Chiellini: «Che emozione il saluto dello Stadium. Futuro? All’estero»

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Chiellini: «Che emozione il saluto dello Stadium. Futuro? All’estero». Le parole del capitano in una diretta Instagram

Giorgio Chiellini si è raccontato in una diretta Instagram organizzata dall’Istituto Statale di Istruzione Superiore Niccolini Palli di Livorno, sua città natale.

Le parole dell’ormai ex capitano della Juve.

LIVORNO – «L’appartenenza alla città è molto forte, è stata casa fino a 20 anni, ho vissuto lì l’adolescenza, avendo la fortuna piano piano di iniziare la carriera. Mia moglie è livornese, come gli amici, quando posso torno e il mare mi manca. A Torino si sta benissimo, ma il mare di Livorno mi manca. I ricordi più belli sono quelli dell’adolescenza».

CALCIO E STUDIO – «Dalla terza superiore ho cominciato a fare tante assenze, tra le nazionali giovanili e la prima squadra del Livorno. Mi ero organizzato andando volontario il più possibile, per non essere chiamato quando non ero pronto, avevo sempre una buona media, arrivavo con la media del 7. Ho sempre pensato di fare l’Università, ho avuto difficoltà con gli orari, a Torino ho risentito questa voglia, sono andato in facoltà e ho trovato disponibilità, ho finito la triennale in 4 anni, la magistrale in più tempo ma avevo molti impegni, era più difficile. Orgoglioso del percorso fatto, mi piace studiare, non escludo di tornare sui banchi per qualche corso più importante. Quando ci sono tante cose belle che succedono è più facile avere episodi positivi. Mi sono laureato e poi giocavo con il Barcellona».

AVVERSARI – «Il mio miglior nemico Ibrahimovic, per farmi rispettare appena arrivato a Torino ho dovuto dimostrare di non aver paura, ho cercato di farmi rispettare, avevo e ho un buonissimo rapporto. In campo non ci siamo mai risparmiati, ma fuori grande stima, sono contento a 40 anni riesca ancora a dire la sua».

MOMENTO PIU’ IMPORTANTE – «Uno dei più emozionanti lunedì scorso, il saluto allo Juventus Stadium, la famiglia in tribuna, una serata emozionante, a compimento di tutta una carriera che mi ha dato tante soddisfazioni, ho la serenità per affrontarlo con gioia. In campo, la vittoria dell’Europeo qualcosa di unico. La Nazionale batte anche la Juve, con tutto l’amore e il rispetto che ho per la Juve, perché abbatte tutto il tifo per le squadre diverse, vedere tutta la Nazione festeggiare dopo il Covid, a 37 anni dopo i problemi che ho avuto non pensavo di arrivarci».

CALCIO E VITA– «All’inizio ho portato avanti tutti e due gli impegni, calcio e studio. Era un divertimento che coltivavo con passione, mai è stato messo in dubbio di portare avanti gli studi, continuare a studiare era imprescindibile. A 19 anni sono arrivato che già avevo un livello che sapevo sarebbe diventato un lavoro. Facevo gli stessi orario del mio compagno di banco, migliore amico, che giocava con me e ora fa il macchinista a Trenitalia. Si rischia di essere un po’ viziati da quello che ci circonda, difficile rimanere attaccati alla realtà. Ho avuto la fortuna di avere un’adolescenza normale e poi ho coltivato un sogno».

FUTURO – «Settimane di testa che gira su varie cose, mi piacerebbe un’esperienza all’estero ma devo valutare pro e contro, lasciare Torino, spostare la famiglia con bambini piccoli, sono ancora in una fase di pensieri, li tengo in sospeso».

GRAVINA – «Ringrazio della stima, è reciproca, lo conosco dai tempi dell’Under 21. A me piacerebbe un percorso graduale, studiare. Ora sono pieno di emozioni che devo indirizzare nel modo giusto, in questo momento vorrei evitare decisioni affrettate».

L’ULTIMA A FIRENZE – «Era destino finire così, era bello che finisse così, anche il fatto di finire a Firenze. Una città importante per me».

VALORI – «Orgoglioso di essermi migliorato in campo e fuori, ho cominciato a dare il giusto peso alle cose e ho trasmesso valori che hanno dato tanto a me, valori da lasciare dentro lo spogliatoio. Diventiamo punti di riferimento per tanti adolescenti e magari ascoltano più noi dei genitori, un potere che va dosato nel migliore dei modi. Per questo ho cercato di migliorare quello che veniva fuori».

SCONFITTE – «Sono state tante. Si deve sempre imparare, più vai avanti più le sai gestire, ho sempre cercato nuove energie nell’affrontare chi mi aveva battuto. Le squadre che mi hanno battuto di più sono la Spagna e le spagnole, di batoste ne ho prese ma ho sempre trovato lo stimolo per continuare. Sono più quelle che ho perso di quelle che ho vinto, ma mi sono tolto le mie soddisfazioni. L’educazione alla sconfitta si impara con il tempo».

EUROPEO – «Tanti momenti decisivi, la Spagna l’ostacolo più grande, la partita che più ci ha fatto soffrire, anche più della finale. Non siamo riusciti a giocare, a comandare noi, sempre in balia degli avversari, ma siamo stati bravi a difenderci, e poi ci va un po’ di fortuna».

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