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Cremonese-Juve, né cinismo né corto muso
Cremonese-Juve, né cinismo né corto muso: l’analisi sulla settima vittoria consecutiva ottenuta da Allegri senza subire gol
Cremonese-Juventus ha alcuni dati oggettivi quali la settima vittoria consecutiva, la settima gara senza subire gol che riconnette questa Juve alle versioni più ortodosse dell’Allegrismo, il primo consistente accorciamento della classifica, con un -7 dal Napoli a due gare dallo scontro diretto: se ci si presentasse a questa distanza sarebbe bene che tutti, a partire dal mister, ne parlassero come di un match da scudetto, non avrebbe alcun senso diminuirsi rispetto alle ambizioni di Milan e Inter che stanno leggermente più sopra o più sotto.
Ovviamente, se la Juve vince di misura, per di più al novantesimo su un calcio di punizione, si parla di cinismo. Che mi sembra – a onor del vero – un po’ un luogo comune. Fatto salvo che tradizionalmente siamo una squadra alla quale si può applicare con larghezza d’uso, con questa qualità mi è sempre sembrato di indicare due aspetti: vincere risparmiando le energie, il lusso che si può concedere il più forte con il più debole; conquistare i 3 punti senza produrre molto, con il classico colpo del campione. E se Milik ha sfoderato una prodezza da rimarcare, non mi sembra che la Juve ieri abbia creato poco, anzi. E non ha giocato neppure al risparmio, obbligata da un avversario che avrebbe anche meritato il gol per quanto fatto nella ripresa.
Neanche la teoria del corto muso convince, in una giornata dove peraltro la Juve è in ottima compagnia: le grandi, laddove hanno vinto, lo hanno fatto tutte col minimo scarto, ovviamente in modi diversi. Francamente che ogni 1-0 sia il risultato ideale di Allegri, mi sembra un po’ una forzatura giornalistica, una lettura di comodo. Che poi questo tipo di vittorie, invece, lo appaghino (a differenza della critica) è verissimo e francamente a uno che di campionati ne ha vinti 6 anche (e non solo) così andare a fare le pulci sul peso di ogni singolo passaggio mi sembra un esercizio quantomeno vano: né chi lo fa e tanto meno lui cambieranno mai idea, ormai è assodato.
La speranza è che a posteriori si possa dire che Cremona è stato un passaggio fondamentale di una stagione virata per il meglio. Per ora, sul breve periodo, consegna come messaggio più importante di ogni altro: l’imprescindibilità di Rabiot. Oggi è lui il miglior interprete di ciò che richiede il mister e di cui la squadra ha bisogno: la capacità di puntare la porta appena si creano le condizioni (cosa non semplice se la regia di Locatelli è ovvia e quella di Paredes è persino nefasta) e quando ce n’è più bisogno (senza lo strappo del francese non sarebbe arrivata la punizione e i rimpianti oggi sarebbero stati molto maggiori della soddisfazione ricevuta da una vittoria per 1-0).