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Juve Monza, Chiesa rimette la qualità al centro del villaggio
Juve Monza, Federico Chiesa rimette la qualità al centro del villaggio. Allegri può sorridere
La tentazione per Juventus–Monza, alla luce anche del saluto di Andrea Agnelli del giorno prima, era di fare un salto temporale eccessivamente in avanti, come se fosse la gara inaugurale di una nuova era perfettamente incarnata dalla quantità di nati dopo il 2000 presenti nella formazione in campo. Rimanendo più sulla concretezza di campo e dell’esatto stato delle cose interne alle squadra e al momento, era credibile che la presenza contemporanea di Fagioli, Miretti, Iling-Junior e Soulé servisse soprattutto a cancellare gli incubi di Napoli, presentando un gruppo di innocenti. Dai quali ci si poteva aspettare quel tanto di atteggiamento disinibito che fosse in grado di innescare il veterano tra loro: Moise Kean. La rete dell’1-0 ci ha fatto pensare che tutto stesse andando magicamente a post. Il calcio ha questo potere folgorante di resettare in fretta, o almeno di fornircene l’illusione. La qualità dell’azione era di altissimo livello, la combinazione di Soulé e Fagioli era di altissimo livello, il colpo di testa di Kean confermava che lui su quei palloni sa esserci. E il cross di McKennie (convincente nel suo coraggio per tutta la gara) diceva che a insistere nel metterlo sulla destra una risposta finalmente era arrivata, decisamente positiva.
Tutto troppo perfetto per sperare che fosse l’inizio di qualcosa di definitivo. Non era né il biglietto da visita di una Juve frizzante e più dinamica, né per restare più sul reale l’annuncio di una serata più serena, da gestire senza troppo dispendio di energie.
Il limite della Juve è noto: gioca meglio a campo lungo, ma non avere per nulla il possesso consente all’avversario di prendere l’iniziativa e fatalmente qualche pericolo si finisce per correrlo. Anche se non si sono viste particolari ansie o amnesie difensive, ma il test vero sarà l’attacco tornato atomico dell’Atalanta (13 gol negli ultimo due incontri).
Non confinerei il gol di Chiesa come un capolavoro da giocata individuale. In quella determinazione feroce, così come nella classe pura di Di Maria, c’è un fattore di differenza (e meno male che il calcio è ancora questo!) che può aiutare tutti a trovare certezze nuove e più consolidate. Federico rimette la qualità al centro del villaggio. Chi non sarà all’altezza di questa dimensione, non avrà lo spazio del protagonista nella Juve di oggi. La notizia dell’ottavo di Coppa Italia è che tutti possono concorrere ad esserci in questa nuova sfida, giovani e giovanissimi assolutamente compresi.