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Nantes Juventus: l’eccezionalità di Di Maria e la bella “normalità” di Fagioli
Nantes Juventus: l’eccezionalità di Di Maria e la bella “normalità” di Fagioli. La gara di EL attraverso due opposti
Il rischio nella valutazione di Nantes-Juventus è di considerare la gara attraverso due opposti. Sempre che si voglia cercare nelle partite importanti – e questa lo era, tanto da giustificare il titolo di Tuttosport «Max senza appello» – segnali per il futuro. Laddove è del tutto evidente che nelle coppe si può anche essere ben preparati e pronti, ma questo non impedisce che ci siano deviazioni anche molto rilevanti dalle previsioni. I punti di vista totalmente diversi sono: con un Di Maria così nulla è impossibile; oppure, ridurre il Nantes a una formazione che non si poteva assolutamente non superare perché anche una Juve non al massimo livello ha organico, esperienza e finanche motivazioni incomparabilmente superiori, a maggior ragione in una stagione dove l’Europa League è diventato il luogo dove misurare tutto: un progetto tecnico (se ha ancora senso considerarlo tale), un allenatore, un gruppo storico e i giovani emergenti.
Ma queste interpretazioni hanno ovviamente un fondamento ed è bene considerarle.
Il Di Maria visto in Francia è semplicemente un giocatore dominante, è bastato trovarlo al limite dell’area per vederlo sconvolgere le leggi della fisica o applicarne qualcuna non ancora conosciuta. Non contento ha causato un rigore (con un colpo di tacco, anche questo è abbastanza si colloca a metà tra l’improbabile e l’impossibile); infine, siccome non si stava divertendo abbastanza al Festival dello Spreco (altrui) è andato pure su di testa per far passare la palla oltre la linea. Ora, Allegri ha buon gioco ad annoverarlo tra i giocatori fuori categoria e perciò a quei campioni che sono rari e rappresentano la fortuna degli allenatori. Di Maria è uno di quei fuoriclasse che da soli possono far sciogliere come neve al sole la nota e stantia diatriba tra risultatisti e giochisti perché sa rendere felici gli uni, gli altri e i corollari che si portano dietro: ponderare se sia giusto affidarsi prevalentemente o esclusivamente a lui; considerare il libero arbitrio di Angel che in campo sceglie dove stare; valutare se magari la scelta di affidarsi al 3-5-2 gli garantisce di stazionare maggiormente in zona gol, se non fosse che prima Kean (tanto) e poi Vlahovic (un po’ di meno) sembrano pesci fuor d’acqua, incapaci di connessione e dialogo con uno che forse si è anche un po’ sfiduciato nel pensare di giocare per gli altri. É più rapido mettersi in proprio, si fa meno fatica a risolvere da soli che a cercare sponde imprecise nei compagni d’attacco. Il Fideo ha trasformato con una magia una gara che per 4 minuti sembrava la solita, Juve indietro a fare da schermo difensivo e con il raddoppio l’ha fatta diventare un allenamento sul possesso, una condizione regalata dalla superiorità numerica e perciò del tutto irriproducibile.
La Juve non poteva cadere a Nantes. Il pareggio dell’andata, per quanto fossero giustificati i sensi di colpa, era anche un risultato bugiardo. Considerando che per vincere facile abbiamo goduto dell’eccezionalità di Di Maria, ho provato a pensare a dove mi piacerebbe che fosse radicata la nostra “normalità”, intesa come quell’insieme di qualità e di modi di testimoniarle con naturalezza e ti fanno percepire lo status di grande squadra. Ebbene, a Nantes questo bell’impasto l’ho visto in Fagioli. Il giocatore che va a rubare palla e lo consegna al maestro argentino che lo trasforma in rete. Anche la Juve del secondo tempo mi è sembrata un po’ riassumibile in Nicolò: pulito e intelligente negli appoggi, sempre dentro la partita, abile nel muoversi con raziocinio, determinato anche nel recupero palla e nel proporsi con continuità, tanto da prendere falli. Con il limite che quando dovrebbe avere lo spunto determinante, c’è qualcosa che lo blocca, un tempo di gioco ritardato, un pensiero di troppo. Perché la normalità può anche essere questo, se per le cose eccezionali c’è Angel Di Maria.