Juve, da Lazio a Lecce ogni volta è polemica: è ora di difendersi
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Juve, dalla Lazio al Lecce ogni volta è polemica: è ora di difendersi

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Juve, da Lazio a Lecce ogni volta è polemica: è ora di difendersi. I tifosi chiedono ai dirigenti di intervenire

Prima le polemiche prive di fondamento della Lazio con tanto di silenzio stampa. Poi quelle del Lecce per bocca di mister D’Aversa. In mezzo, la debacle col Sassuolo segnata dal grave errore del mancato cartellino rosso a Berardi che però, come spesso accade, è finito presto nel dimenticatoio generale.

La Juve, sia se vinca che se perda, fa discutere e nello spazio di tre partite in due settimane è finita nuovamente nell’occhio del ciclone per alcuni episodi da moviola.

Il primo risale a sabato 16 settembre nel match contro la Lazio dopo la sosta delle nazionali. A far discutere gli addetti ai lavori e i biancocelesti di Sarri è stato il pallone che McKennie ha raccolto sulla linea laterale del campo da cui è scaturito il gol del vantaggio di Vlahovic. Le immagini hanno certificato che una piccolissima parte della sfera era al di qua della linea. E quindi in gioco. Ma questo non è bastato. E la reazione della Lazio, come hanno raccontato le cronache del giorno dopo, è stata furiosa. Senza motivo di esserlo realmente.

Martedì scorso è stato il Lecce a lamentarsi per l’azione che ha portato al gol decisivo di Milik. D’Aversa ha prima lamentato che il calcio d’angolo (minuto 56:18) da cui è partita lal unga azione della rete (arrivata al minuto 56:40) non ci fosse perché Rabiot era stato l’ultimo a toccare il pallone. E poi che il tutto fosse viziato da un tocco di mano di Rugani, non visto dall’arbitro. Attaccarsi ad un episodio in una partita in cui non sono arrivati tiri dalle parti della porta di Szczesny, tuttavia, sembra quantomeno fuori luogo.

In mezzo, come detto sopra, c’è stata la clamorosa espulsione non rifilata a Berardi in Sassuolo Juve della settimana scorsa. L’episodio era avvenuto in un momento cardine della partita, al minuto 58, e sul risultato di 2-1 per la squadra di Dionisi. Se è vero che la squadra di Allegri ha meritato la sconfitta regalando 3 gol su 4 ai neroverdi, è vero anche che l’errata decisione dell’arbitro e del check del Var di tramutare il cartellino giallo in rosso ha influito e non poco nella mezzora finale del match Mapei Stadium. Lo stesso designatore arbitrale Rocchi, a Dazn, ha ammesso che se fosse stato lui l’arbitro della partita, avrebbe espulso Berardi. Così non è stato ma, come spesso accade quando succede qualcosa a sfavore della Juve, nell’arco di poche ore il polverone si è dissipato.

La Juve in tutte e tre le occasioni non ha voluto commentare quanto successo, lasciando parlare il campo, nel bene e nel male. Né Allegri né Giuntoli né i giocatori, nelle varie interviste e conferenze stampa, si sono espressi in merito. Men che meno il presidente Ferrero.

La sensazione è che la Juve, tornata nei piani alti della classifica grazie ad una buona partenza, sia tornata a far paura. E quindi ogni episodio e situazione dubbia viene fatta risuonare alla massima potenza da giornali e media, alimentando però un mai domo sentimento di “antijuventinismo” che tanto male fa al calcio italiano. E’ per questo che (forse) sarebbe necessario che la società, in queste situazioni, faccia sentire la propria voce. Se nel recente passato c’erano figure come Agnelli e Nedved deputati a questi tipi di interventi, in forme e modi differenti, da un anno a questa parte la storia è cambiata dopo i loro addii per i fatti ben noti avvenuti nei mesi scorsi.

I tifosi della Juve sono ben abituati a difendere la propria squadra del cuore a spada tratta dagli attacchi dei rivali. Lo fanno da anni e non hanno mai arretrato di un centimetro pur di dimostrare il loro amore e il loro attaccamento ai colori bianconeri. E chiedono a dirigenti, società e anche ad Allegri di fare altrettanto.

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