Perin è certo: «Il mio stimolo più grande è giocare con la JUVE»
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Perin: «Il mio stimolo più grande è giocare con la maglia della JUVE. Quando arrivi qui…»

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Mattia Perin si è raccontato in una lunga intervista svelando alcuni aneddoti della sua carriera, ma si è soffermato anche sul suo futuro alla Juventus

Ad Akos podcast, Mattia Perin si è raccontato in una lunga intervista, svelando alcuni aneddoti della sua carriera, ma si è soffermato anche sul suo futuro alla Juventus.

QUANDO HAI COMINCIATO – «Ho iniziato sotto casa a 4 anni a Latina. Dall’inizio non ho fatto altro che il portiere e mi sentivo come se fossi capace anche se non lo ero. Mi stimolava molto nella competizione. A 6 anni nella scuola calcio del Latina ho detto: se non mi fate fare il portiere vado da un’altra parte. Nei primi provini con le squadre professionistiche non mi presero in considerazione perché ero un po’ piccolino».
 
AL GENOA – «I primi allenamenti in Prima squadra li ho fatti con Milito, Thiago Motta… Tornato dal Pescara in prestito, mi tolsi 200 mila euro dallo stipendio senza batter ciglio per restare al Genoa e fu una scelta azzeccata. Liverani fu esonerato e arrivò Gasperini, da quello che so disse: al primo errore che fa lo metto fuori. Da lì feci un campionato bellissimo e partì per il mondiale in Brasile».
 
GASPERINI – «E’ molto duro, ma poi i risultati che vedi in campo ti portano a sopportare il suo carattere. Con me ha sempre avuto un buon rapporto, mi ha tutelato e dato fiducia».
 
ALLA JUVENTUS – «Quando arrivavo al campo c’erano già Chiellini, Bonucci, Khedira, Mandzukic che erano in palestra a lavorare prima dell’allenamento. E se vedi questi campioni fare così, lo fai pure tu».
 
CRISTIANO RONALDO – «Un professionista esemplare, una fonte d’ispirazione. Vedere quanto lavorava e quanto era competitivo in allenamento. Vedere lui dopo tutto quello che ha vinto ti stimola a dire: devo fare bene ogni cosa. Tu sei un professionista in tutto l’arco della giornata. Mi ricordo che quando vedeva qualcuno mangiare come non reputava fosse giusto, lo prendeva in giro».
 
LA PARTITA CONTRO L’ATLETICO – «Emozione incredibile e difficile da replicare. Quando c’era la Champions League già negli allenamenti cambiava lo sguardo, diventava un’altra persona».
 
SECONDO ALLA JUVE – «Quest’anno senza coppe ho giocato meno partite. Ma la mia è stata una scelta ponderata. Ho giocato tantissime partite al Genoa e il Genoa è parte della mia vita, la storia del Genoa rimarrà per sempre, sono stato capitano, ho dato tutto me stesso a livello sportivo e emotivo. Il peso delle partite e la pressione della Juve, credo ci sia dopamina dentro. Hanno un peso diverso, giocare meno partite ma in Champions League, finali… stimolante in una maniera incredibile. Per questo ho rinnovato con la Juve quando ero in scadenza, mi dà stimoli incredibili e mi responsabilizza. Poi non so cosa succederà nei prossimi anni. L’anno scorso ho fatto 19 partite e per un secondo sono tante».
 
FUTURO – «Io sono uno che vive nel presente, magari l’anno prossimo dico che voglio giocare con più continuità. Ad oggi lo stimolo più grande è pensare di giocare con questa maglia, con una delle squadre più forti al mondo. Ogni partita pesa. Quando arrivi alla Juve sposi la cultura e la storia della società per diventarne parte integrante. Quando sono tornato ho cercato di conoscere al meglio la storia di questa società e ti entra nelle viscere, una delle poche ancora a conduzione familiare, un’energia in questo club che ti fa amare la Juventus».

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