Hanno Detto
Cerri si racconta: «Lo step dell’U23 è fondamentale. Sugli allenamenti con la prima squadra con Ronaldo e l’esordio vi dico questo»
Leonardo Cerri, attaccante di proprietà della Juventus, è stato intervistato da Cronache di Spogliatoio: tutte le dichiarazioni
L’attaccante Leonardo Cerri, attualmente in prestito alla Carrarese dalla Juventus Next Gen, ha parlato a Cronache di Spogliatoio.
CERRI IN NEXT GEN – «Lo step dell’U23 è fondamentale. C’è troppa differenza fra la Primavera e i campionati di A o B. Per me è un gap troppo grande. Giocare in Serie C, con gente esperta, che ha mangiato tanto calcio, e dove l’intensità è molto alta, ti aiuta a livello fisico e mentale. Poi avevamo una squadra molto forte: non credo fosse così facile per l’allenatore fare la formazione. L’U23 della Juventus ha un livello molto alto».
ALLENAMENTI DI CERRI CON LA PRIMA SQUADRA – «Ero piccolo, non sono mai riuscito a parlare troppo con loro. Ma ogni volta che potevo allenarmi con loro cercavo di rubare con gli occhi: c’era gente come Higuaín, Mandžukić, CR7. Bastava che mi mettessi a bordocampo a guardarli per imparare milioni di cose in una sola ora d’allenamento».
ALLENAMENTO DI CERRI CON CR7 – «Quella fotografia ce l’hanno scattata nel primo vero allenamento con la prima squadra. Era ai tempi dell’U17: a volte capitava ti chiamassero per fare qualche pressione, ma non una seduta vera e propria. Quel giorno eravamo 7-8 ragazzi, ma poi io e un altro compagno siamo stati chiamati: ‘Venite, oggi vi allenate con la prima squadra’. Sono sincero: quando mi sono ritrovato nel torello o fare qualche azione d’attacco con lui, le gambe mi tremavano. Ritrovarsi a quell’età ad allenarsi e scambiarsi il pallone con uno dei più forti della storia è una bella botta emotiva».
L’ARRIVO DI CERRI – «Vi dico la verità: il primo giorno in cui ho messo piede nel mondo Juventus, mi sono sentito un pesce fuor d’acqua. Ero consapevole delle mie capacità, ma arrivare in una società come questa trovandomi compagni come Miretti o Soulé è tutt’altra cosa. Mi sono sentito fuori contesto per tutto: organizzazione, strutture, qualità. Non ero abituato a quella perfezione. Inizialmente ero combattuto perché c’erano tante squadre, ma è cambiato tutto il giorno in cui la Juventus mi ha invitato a vedere le strutture. Quando sono andato via, mi sono seduto in macchina accanto a mia madre e le ho detto: ‘Questo è il mio posto’. Un giovane non può che crescere bene passando per una società del genere».
OPERAZIONE AL CUORE – «Molto spesso in allenamento sentivo salire particolarmente i battiti del cuore. Perdevo lucidità, la vista mi si offuscava, mi sentivo più stanco e affaticato. Ricordo che i medici mi dissero di star tranquillo. Poi, poco prima del ritiro estivo nel 2021, ho avuto il Covid. Era il mio 2° anno di Primavera. Superato il virus, nelle classiche visite mediche, i dottori avevano visto che la situazione era peggiorata. Mi hanno fermato immediatamente: ‘Devi operarti’.
Quando a 18 anni ti dicono che devi affrontare un’operazione al cuore, non puoi rimanere tranquillo. Ho avuto tutte le garanzie dei medici e lì sono riuscito a calmarmi. Pensavo: ‘È solo un altro ostacolo’. L’ho preso come un infortunio di qualsiasi altro tipo. Sono rimasto fermo 2-3 mesi per risolvere quest’aritmia. Ricordo che facevo il conto alla rovescia».