Giletti: «Juve e l'inchiesta senza precedenti, a Milano...»
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Giletti non ci sta: «Juve coinvolta in inchiesta senza precedenti, a Milano il silenzio. Non voglio pensare male, ma una cosa è evidente»

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Giletti non ci sta e sbotta quando parla dell’inchiesta tifosi di Inter e Milan: le dichiarazioni del giornalista e noto tifoso della Juve. Le sue parole

Massimo Giletti, a Tuttosport, ha così parlato dell’inchiesta sui tifosi di Inter e Milan, mettendola a confronto con quella che vide coinvolta la Juve.

FATTI ECLATANTI – «L’intercettazione in cui Luigi Mendolicchio, personaggio molto influente della cosca Mancuso, cuore della ‘ndrangheta calabrese, afferma di voler conquistare la curva del Milan, in un frangente in cui il capo ultras Luca Lucci è temporaneamente in carcere. E non tanto o, comunque, non solo per i contenuti della conversazione con Domenico Vottari, a sua volta legato alla cosca San Luca, rinvenuti grazie a un trojan installato sul suo telefonino».

PERCHE’ NON SI E’ INDAGATO PRIMA – «Perché quell’intercettazione, in cui afferma che “in curva Sud si possono fare soldi a palate”, è relativa a una sua visita ad altre figure della ‘ndrangherta, di stanza nell’hinterland milanese, avvenuta nel 2018. La conversazione fu tempestivamente scoperta dal dottor Nicola Gratteri e dalla dottoressa Annamaria Frustaci, che inviarono il contenuto alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano.

Come mai, in tutti questi anni e di fronte a una simile evidenza, non si è indagato sulle frequentazioni tra i capi ultras e la ‘ndrangheta? È partendo da questi antefatti e riannodando il filo degli eventi che, per altro, si risale fino all’uccisione di Vittorio Boiocchi, capo ultras del Milan, e a quella di Antonio Bellocco, omologo all’Inter».

DIFFERENZE CON L’INCHIESTA JUVE – «La Juventus, a Torino, è stata coinvolta in un’inchiesta senza precedenti, quando a Milano per anni è stato fatto scendere il silenzio anche di fronte a omicidi e a vicende che hanno coinvolto il gotha della criminalità organizzata?».

DIFFERENZE DI GIUDIZIO – «Non voglio pensare che esistano due pesi e due misure, anche se il sospetto sorge spontaneo. Ma questa vicenda, quantomeno, è dimostrazione plastica del fatto che esistano luoghi, come Torino, in cui vige una sistematica marcatura stretta sulla società Juventus, mentre altrove questo atteggiamento non si riscontra.

Altrove si guarda e si ascolta, perché oggi ci sono immagini e intercettazioni, ma poi tutto finisce in un imbuto. Ora, per fortuna, a Milano opera un procuratore come dottor Marcello Viola, che ha già vissuto sulla propria pelle vicende di mafia e che sta andando a fondo. Ma cosa è successo tra il 2018 e il 2019?».

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