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La regola è dubbia, non il rigore
La decisione di assegnare il penalty alla Juventus riapre alcune “falle” su un regolamento troppo “discrezionale”. Provate a non dare quel rigore a parti invertite
Ormai siamo al paradosso più totale: un rigore c’è quando siamo tutti d’accordo, altrimenti – anche con un minimo dubbio – si grida allo scandalo. Lo scandalo, invece, è chi la pensa così e ne approfitta con tanto pressapochismo per tentare di rovinare il giocattolo. Rigori inesistenti ne sono stati fischiati e tanti altri ne verranno ancora concessi, ma non è questo il caso di Juve-Milan di ieri sera e prendersela sempre con una squadra – spesso e volentieri la Juventus – è davvero fuori luogo. E vi spiego perché. Il bello del calcio resta l’azione, il dribbling, il cross, la traiettoria data dall’effetto di una giocata, le invenzioni dei grandi giocatori, ma anche la grinta di chi compensa con la durezza sportiva dei suoi interventi. Insomma è fisicità allo stato puro, dove piede e palla si amalgamano. E se a questo ci aggiungiamo la genialità di alcuni fenomeni, il quadro è fatto. Poi c’è un uomo con tutte le sue fragilità e frustrazioni, l’arbitro, che quasi sempre da solo è costretto a prendere le decisioni più difficili abbandonato anche dai suoi fedeli collaboratori. Nessuna attenuante sia chiaro, soprattutto per coloro che se le vanno a cercare dimostrando di avere poca personalità fin dall’inizio della gara. Ma torniamo al calcio di rigore. Toccare il pallone con una mano, nel calcio, dovrebbe essere per definizione, e per regolamento, calcio di rigore. E una regola non “rigorosa” perde la sua efficacia e la sua funzione principale.
Lasciare poi troppa discrezionalità all’arbitro e di conseguenza in chi ne giudica l’operato non va bene. Ma forse il cortocircuito regolamentare è stato volutamente pensato per creare alibi a tutti i livelli. Da chi perde a chi cerca sempre un nemico per assecondare i propri limiti. E torniamo al fallo di mano di De Sciglio. Quel fallo a metà campo sarebbe stato fischiato? Non ce n’è uno, dico uno, neppure di quelli in mala fede, che mi ha risposto di no. Ma allora di cosa stiamo di nuovo parlando. Ah, di Juve, ecco. E un rigore, caro Milan – nonostante un abito signorile diverso dai tuoi cugini di aperitivo – ha lo stesso peso sia a inizio gara e sia all’ultimo secondo del sesto minuto di recupero.