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Claudio Gentile: «La juventinità? Un tempio dove inginocchiarsi»

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Il roccioso difensore campione del mondo si apre all’analisi di svariati temi: campionato, Champions, i suoi successori, senza dimenticare l’insita juventinità

Claudio Gentile è un giocatore indimenticabile per interpretazione del ruolo, capacità, correttezza e solidità, capace di tracciare un solco tra il calcio moderno e quello degli anni settanta-ottanta, ne sa qualcosa Maradona ai Mondiali del 82 in Spagna. Gheddafi, come veniva soprannominato, per via della sua nascita in Libia, lo annullò completamente, in maniera regolare secondo le norme di gioco vigenti all’epoca. Terzino di corsa, fisico, piede, generoso e sempre preparato alla battaglia, marcatore implacabile, con la maglia della Juve ha vinto praticamente tutto, poi la carriera da allenatore, con ottimi risultati e una vertenza con la Figc che lo liquidò senza un’apparente ragione e che ha segnato profondamente l’uomo e il professionista. Ma questa è un’altra storia di cui riparleremo. Una colonna inossidabile della Juventus, tanto che l’incipit di formazione dei tempi recitava senza esitazioni: Zoff-Gentile-Cabrini. In maglia bianconera, la sua amatissima maglia juventina, Gentile ha vinto fior di trofei: 6 Scudetti, 2 Coppe Italia, 1 Coppa Uefa, storico primo torneo internazionale firmato Juve con soli italiani in campo, e 1 Coppa delle Coppe.

Gentile, la Juve sta dominando il campionato, tutto fatto per lo scudetto? «Da alcuni anni ho pronosticato che la Juventus avrebbe continuato a vincere, troppo grande il divario tra la Società bianconera e le rivali, nessuno è in grado di contrastare veramente Allegri e i suoi ragazzi, per il sesto scudetto consecutivo non credo proprio che possano affiorare problematiche. Piuttosto, la Juve si troverà a fare i conti con chi è stufo di vederli vincere, non credo che televisioni, stampa e avversari siano così contenti di assistere a tanti trionfi uno di fila all’altro, ma d’altronde quando hai uomini di programmazione e capacità indubbia, vincere diventa una logica conseguenza».

La Juve sorteggiata con il Barcellona ai quarti di Champions, cosa prevede per queste due sfide? «Un sorteggio severo per la Juventus, mi pare ovvio, il Barcellona fa parte della elite del calcio internazionale, è un club abbonato alla Champions con naturalezza, che sfoggia grandi valori tecnici e campioni super, basterebbe citare Messi, Neymar e Suarez per tracciare il quadro, ma quest’anno non mi pare la stessa corazzata blaugrana che sgretolava gli avversari sul campo. Mi sembra battibile, quindi se la Juve sarà brava a disputare due grandi partite al top della forma, sapendosi infiltrare nelle crepe dei catalani, ce la può fare. Sarà difficile mettere a segno l’impresa ma non è una missione impossibile».

Esiste oggi un erede di Claudio Gentile nel panorama italiano ed europeo, in chi si rivede per caratteristiche e mentalità? «No non esiste, ma non perché io fossi unico, semplicemente perché oggi è mutato radicalmente il sistema di gioco e il modo di marcare l’uomo, ai miei tempi si giocava rigorosamente con la marcatura strettissima incollata all’attaccante di riferimento, oggi tutti giocano a zona e quindi vengono richiesti movimenti e qualità diverse dal passato».

Quale giocatore juventino l’ha impressionata più favorevolmente fino ad oggi e chi l’ha delusa? «Dybala e Higuain sono due attaccanti eccezionali, emozionanti in ogni azione, imprevedibili e poi sanno segnare in tutti i modi, la delusione, anche se il termine è un po’ esagerato, può essere la difesa che talvolta ha mostrato qualche scricchiolio per via di alcuni gol presi».

Per Claudio Gentile che cos’è la juventinità? «Io sono bianconero sin da bambino, e quando seppi che il club mi voleva non volevo andarci. Non pensavo di essere all’altezza di una squadra così importante, che nei miei sogni era il paradiso calcistico, poi mi feci coraggio e per fortuna ci andai: vivere la Juve da juventino è qualcosa di inspiegabile. La juventinità per me è un tempio ove entrare e inginocchiarsi».

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