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A Casa con la Juve: le parole di mister Sarri e Sandro Veronesi – VIDEO

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Nuova puntata di A Casa con la Juve: venerdì 17 sono in diretta Maurizio Sarri e Sandro Veronesi. Le loro parole

Questo pomeriggio, venerdì 17 aprile, è tornaTO il format A Casa con la Juve con una nuova puntata. Questa volta, ai microfoni di Zambruno e Zuliani, c’è stato un ospite speciale: Maurizio Sarri.

Il tecnico è intervenuto insieme allo scrittore Sandro Veronesi per l’ultima puntata del format. L’appuntamento era fissato come di consueto per le 15, con i due protagonisti che hanno risposto alle domande dei conduttori e dei tifosi. Juventus News 24 ha seguito LIVE l’appuntamento.


MAURIZIO SARRI

ARTICOLO DI VERONESI – «Mi fece un grandissimo effetto. Io ero l’ultimo ad Empoli e leggere quell’articolo di Sandro mi fece un grande effetto. Poi mi ricordò una cena di poche settimane prima, in cui c’era veramente un bel clima nel locale e mi ricordò anche Gianni Mura, con le cene insieme a lui che erano ‘impegnative’».

MANGIARE – «Rigorosamente rosso, lo abbino anche al pesce io. In Toscana si mangia e si beve bene dappertutto. Io sono cresciuto a Figline Valdarano ma andavo sempre da mia nonna che abitava nella zona sud di Firenze, per cui non noto differenze sulla qualità del mangiare».

SCARAMANZIA – «Noi facciamo un lavoro legato agli episodi, con le sorti che dipendono anche dal lavoro di altre persone. In questo tipo di situazioni, la mente umana diventa scaramantica. Tutti gli addetti ai lavori sono scaramantici. Episodi te ne potrei raccontare duemila: ne racconto uno di quando allenavo in Eccellenza. Mettevo sempre la macchina nello stesso posto, vicino agli spogliatoi. I ragazzi se n’erano accorti e me lo facevano apposta a occuparmi il posto. Entrai nello spogliatoio e dissi: ‘Ti do 3 minuti per spostarla se no la sposto io’. Non lo fece quindi misi la prima e la spostai io. Da quel momento nessuno occupò il mio posto».

BAR A FIGLINE – «Succedeva di tutto. Il bar era l’ora di cazzeggio, dissacrante su tutto e su tutti. Da un po’ anni a Figline abita Sting: mi ricordo una volta che passò davanti al bar Dustin Hoffman, noi per scherzo perché pensavamo non fosse nulla dicemmo ‘Dustin’ e lui si avvicinò! Era veramente lui, ospite di Sting».

LETTURA – «La mia professoressa di italiano mi inculcò l’idea di leggere. Una volta provai a leggere tutto l’Ulisse di James Joyce, poi sono cresciuto anche con Bukowski».

VIAGGIO – «Mi piacerebbe visitare Roma per la finale di Coppa Italia, l’altro è un luogo europeo perché vuol dire che siamo andati avanti in Champions».

PARTITE – «Sto guardando qualcosa, un po’ di partite nostre per schiarirmi le idee. Guardarle più distaccato ti dà una sensazione diversa. In questo momento dobbiamo pensare che l’estate la trascorreremo giocando, quindi dobbiamo staccare adesso. Leggo molto, guardo partite del passato, e vedendo il Milan di Sacchi penso che erano 20 anni avanti».

CUOCO – «Sono scarso, anche se negli ultimi anni mi sto interessando di più. Mi oriento di più sui primi, però diventare bravo a fare i secondi mi piacerebbe di più».

PIANGERE PER IL CALCIO – «Ho pianto più per sofferenza, perché ho vinto poco a questi livelli. Mai in pubblico, ma la sera mi trovavo solo in casa con la lacrima che scende. Fa parte della passione: puoi avere grandi gioie ma anche grandi delusioni».

BEATLES O ROLLING STONES – «Sono più da Rolling Stones. Se ascolto musica di quel periodo sento loro e Janis Joplin».

RAPPORTI UMANI COI GIOCATORI – «Più vai in alto e più diventa difficile costruire rapporti umani coi giocatori. Ci va più tempo, però alla fine riesci a crearlo. Io ho avuto un rapporto conflittuale con lo spogliatoio del Chelsea per 5/6, ma quando gli dissi che andavo via dopo la finale di Europa League mi misi a piangere e alcuni di loro piansero. I rapporti più duraturi li ho con giocatori che impiegavo meno durante le mie avventure in panchina. Mi chiamano spesso, anche per consigli su cosa fare dopo la carriera calcistica e alcuni per entrare a far parte del mio staff».

RIAPPREZZARE QUALCOSA – «Ho avuto delle rivincite musicali con mio figlio. Fino a 6/7 anni fa sentivo musica imbarazzante con mio figlio e i suoi amici. Mi dicevano ‘Sei vecchio’ , ora sono i primi a mettere musica degli anni ’70. Per quanto riguarda il calcio, ho rivisto il flm Febbre a 90° che consiglio a tutti gli amanti del calcio».

JUVE – «Ci sono due cose che mi hanno colpito: l’amore e l’odio. Siamo circondati dall’amore in tutte le città in cui andiamo, ma anche da odio. Noi siamo quelli ‘favoriti’ dagli arbitri, ma guardi i numeri è parlano chiaro, sono impressionanti. Sono stato fischiato a Napoli io, a Torino i tifosi della Fiorentina hanno insultato mia madre. Questo ti fa capire che odio c’è per questa società, e questo ti porta a innamorarti della tua realtà».

INGHILTERRA – «C’è più opportunità rispetto a qua per i giovani. Io non ci vivrei mai, perché sono affezionato alla Toscana. Devo dire che un po’ mi manca la Premier League però… Non ho mai sentito un coro contro».

SANDRO VERONESI

ARTICOLO SU SARRI – «Sarri era l’uomo del momento, l’Empoli era la squadra dell’anno. Mi sentii vicino a lui perché avrebbe potuto essere un amico, l’avrai potuto seguire in più modi. Lo sentivo come un’occasione mancata per l’affermazione che aveva ottenuto come allenatore, e mi sono sentito deprivato di quella cena. Mi sarebbe piaciuto farla, e mi piacerebbe tutt’ora. Quando uno scrive una cosa del genere su una persona, pensi sempre che non la leggerà: io avevo l’idea che Sarri l’avrebbe letta. Non mi chiamò lui, ma l’addetto stampa dell’Empoli dicendomi che l’aveva letta».

SCARAMANZIA – «Non sono scaramantico ma ho i miei riti. Quello che faccio è strofinare la prima pagina dei miei nuovi manoscritti sulla tomba di Italo Calvino».

NASCITA DI UN LIBRO – «Ogni cosa, non solo le opere letterarie, contiene tutto il suo sviluppo fin dal suo primo manifestarsi. Lo studia, lo mette nero su bianco, però non sa dove lo porterà. Come tocco la tastiera vado avanti, ma mi piace di più scoprirlo strada facendo».

VIAGGIO – «Dico Istanbul direttamente, così non se ne parla più…».

TEMPO IN QUARANTENA – «Lo sport non riesco a vederlo, mi pinage il cuore. Ho riguardato ogni tanto la Nazionale, ma mi viene da piangere che tutto veniva dato per scontato. Nessuno ci restituirà questi mesi che stiamo passando senza calcio».

PIANGERE PER IL CALCIO – «Ho pianto di gioia a Roma, durante la finale di Champions League. Ero in tribuna e mi sono ritrovato al rigore di Jugovic abbracciato ad un lebbroso e lo baciavo dalla felicità».

RAPPORTO COI LETTORI – «Il rapporto è difficile. Io prima sono lettore che scrittore, e so quante aspettative riponevo negli incontri con loro. Si hanno tante cosa da dire, si ha paura di annoiare e so che molti dei miei lettori hanno quella sensazione lì».

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