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Allegri ha certezze? Sì: Bonucci, Vlahovic e Paredes

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Massimiliano Allegri ha delle certezze per la sua Juve? Si e corrispondono ai nomi di Bonucci, Vlahovic e Paredes

Massimiliano Allegri ha la possibilità di risollevare la Juventus, dopo la conferma da parte della società, a meno di clamorose situazioni lungo la pausa delle Nazionali. Il fronte dell’esonero immediato rimane forte sul fronte social, ma non sembra fare breccia dalle parti della Continassa, almeno a brevissimo termini. Uno degli elementi per ripartire con maggiori sicurezze è ovviamente il progressivo svuotarsi dell’infermeria: Szcsesny, Alex Sandro, Locatelli e Rabiot potrebbero rientrare per Juventus-Bologna. Mancheranno ancora i 3 big che avrebbero dovuto risistemare la Juve e se per Pogba e Chiesa è discorso lungo, l’assenza di Di Maria per squalifica non è un dettaglio per valutare come si riuscirà a sostituirlo nelle due partite di campionato dove la sconterà. L’Angel di Monza è apparso svuotato di idee, al di là del rosso. E siccome con lui in campo nulla è apparso diverso rispetto a quando è forzatamente uscito, viene da chiedersi se anche la fonte di maggiore credibilità del progetto tecnico sia venuta meno. In altri termini, se la Juve deve iniziare a pensarsi priva di uomini che riescano ad aggiustare i difetti del collettivo. Da qui si può trarre un’ultima conseguenza, la domanda più urgente alla quale occorre rispondere: Allegri ha qualche certezza? Perché se così non fosse, Bologna e poi Maccabi Haifa e ancora di più il Milan potrebbero danneggiare definitivamente un quadro già molto malmesso. E a quel punto si genererebbe persino il paradosso che anche un cambio di panchina in corsa risulterebbe doveroso da un lato, ma anche probabilmente inutile perché il successore di Allegri davanti a sé avrebbe un deserto. O per essere precisi, un’apatia che ha riassunto perfettamente oggi Claudio Ranieri su La Gazzetta dello Sport, dichiarandosi stupito da un’assenza che è insita a quella dei 3 big, senza i quali «non sarà vera Juve»: «Quello che è strano, vedendoli in campo, è che mancano allegria e determinazione proprie delle squadre di Allegri, sempre dure e scorbutiche».

Una Juve brutta, sporca e cattiva dovrebbe essere la condizione minima e perciò accettabile, probabilmente diventerebbe anche produttiva in termini di risultati, pur non facendosi amare per la qualità del (non) gioco. É successo nella rimonta dell’anno scorso, tutt’altro che spedita, ma aveva un suo senso ritenere – come disse più volte Allegri – che si fossero gettate le basi per una crescita successiva. Ed è proprio questo ciò che sembra non esserci, altrimenti qualche punto in più, anche in prestazioni negative come a Genova, lo si sarebbe riuscito a conquistare e per il campionato faremmo discorsi sicuramente diversi in termini di prospettive future.

Per certezze non mi riferisco a quelle sulla competitività presunta della rosa, che a questo punto è del tutto inutile valutare, visto che il tratto saliente della stagione è l’emergenza e non la normalità. Fino all’inizio del Mondiale non avremo la Juve al completo e si tratta invece di correggere la rotta con quelli che ci sono, sperando ovviamente che siano sempre di più. Fatta la premessa che ogni analisi ipercritica ha una sua ragione d’essere perché l’esclusione dagli ottavi di Champions League sarebbe un indice di bocciatura emendabile solo con la conquista di trofei, è pensabile che Allegri riesca a costruire un percorso virtuoso basandosi su tre elementi di garanzia? Il primo è il carattere del gruppo storico. Personalmente il dissidio mister-Bonucci lo ritengo pericolosissimo, se è la ragione dell’esclusione del capitano in Monza-Juventus. La fascia non è un dettaglio, a maggior ragione in un momento di tempesta. Il gruppo storico può non avere più risorse tecniche sufficienti, ma quelle morali sì. L’alibi della pancia piena non deve più esistere in una squadra che con Allegri ha interrotto un filotto leggendario di vittorie.
Aggiungo poi la risorsa Vlahovic. Dusan attraversa un momento complicato. Ha bisogno di assistenza e di palloni ne riceve pochi. Ma un campione riesce anche a fare quel qualcosa in più senza l’aiuto dei compagni. Non è impossibile pensare che riuscendoci anche solo una volta poi possa generarne altre. Come si è visto nell’uno-due su punizione che ci ha regalato la più bella sorpresa di questo brutto inizio di stagione.
Infine, la centralità di Paredes. Le prime gare del nuovo acquisto sono state un saliscendi, spesso anche all’interno dei 90 minuti (escluso Monza, dove non c’è niente da salvare). Il lavoro più necessario di questa fase per Allegri è costruire le condizioni per avere un vero regista. Altrimenti non se ne capirebbe l’acquisto, per di più con carattere d’urgenza.

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