Allegri guida la rinascita di Rabiot. Cosa chiede ora al suo centrocampista
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Allegri guida la rinascita di Rabiot. Cosa chiede ora al suo centrocampista

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Massimiliano Allegri guida la rinascita di Adrien Rabiot. Cosa chiede ora l’allenatore al centrocampista della Juventus

La Juve 2.0, rivoluzionata dal calciomercato invernale, ha sortito i giusti effetti anche su Adrien Rabiot, apparso rigenerato dalla cura Allegri. Sì, perché sembra proprio che il tecnico sia riuscito a capire a fondo il suo centrocampista, riuscendo a cucire su di lui l’abito più adatto per permettergli di esprimere a pieno il suo potenziale. 90′ contro il Verona, 20′ in Coppa Italia col Sassuolo e 86′ contro l’Atalanta: Rabiot (mini-turnover in coppa a parte), è stato l’insostituibile di Allegri nelle ultime partite. Lui che da inizio anno ha collezionato 28 gettoni totali, 1 gol e 1 assist, lui che finalmente sembra aver trovato la sua identità in campo.

La svolta è arrivata quest’anno con Allegri, nonostante sia Sarri e sia Pirlo avessero sempre espresso parole importanti nei suoi confronti. Sarri diceva: «Ha margini di miglioramento enormi», Pirlo confermava: «Non sa neanche lui le potenzialità di miglioramento che può avere. È un giocatore completo, raramente ho visto uno così forte sia fisicamente che tecnicamente». Allegri dicevamo. L’allenatore livornese ha saputo tracciare l’identikit del francese, abbandonando i cliché e le credenze passate su di lui. Basta pensare unicamente all’aspetto qualitativo, basta ‘pretendere’ da lui una fase realizzativa oltre le aspettative. Proprio per questo, in conferenza, il tecnico della Juventus ha chiarito ogni equivoco: «È stato cresciuto come un numero 10, ma lui in mezzo alla quantità ci mette la qualità. Lui ha un grande strapotere fisico».

E lo stesso Rabiot sembra averne tratto giovamento. Più libero mentalmente, sereno in campo: di riflesso anche cresciuto dal punto di vista del rendimento. Qualità al fianco della quantità. Palloni recuperati, forza fisica, interdizione e filtro in mediana, il tutto abbinato a inserimenti e chances per andare a segno (vedasi Verona e Atalanta)… La chiusura del cerchio? Le sue parole: «Non ho sentito quello che ha detto il mister ma forse lui pensava che io fossi un giocatore che segnava 10 gol a stagione. Io sono uno che fa molta quantità in campo a cui aggiunge la qualità». La rinascita riparte da qui.

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