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Analisi tattica Barcellona-Juve: Ramsey e McKennie sono decisivi

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Analisi tattica Barcellona-Juve: la partita di Champions analizzata nei dettagli. Le mosse di Andrea Pirlo e Ronald Koeman

Nell’ultima giornata della fase a gironi si affrontano la Juventus ed il Barcellona. Il match e le mosse dei due allenatori analizzate e studiate nei minimi dettagli.

Ramsey e McKennie fanno la differenza tra le linee

Nei primi 25′, la Juve ha palleggiato con efficacia e costruito tante occasioni da gol. Rispetto al solito 3-2-5, i bianconeri si sono disposti in modo leggermente diverso. E’ stato soprattutto un 3-3-4: in avvio di azione, Ramsey restava più basso vicino ad Arthur. Quando però la Juve consolidava il possesso, il gallese si buttava tra le linee sul centro-sinistra, con McKennie sull’altro lato.

La Juve ha così avuto tanti riferimenti nella trequarti avversaria. Sfruttando la superiorità numerica contro i due mediani del Barcellona, i bianconeri – tramite un giro palla veloce e convincente – hanno trovato tante volte l’uomo tra le linee. Bonucci si è distinto per tante verticalizzazioni da dietro, soprattutto per un Ramsey che ondeggiava in modo sublime alle spalle di Pjanic e De Jong. Il gallese ha dato tanta qualità in zona di rifinitura.

Inoltre, quando i bianconeri andavano al cross, McKennie faceva valere le sue grandi doti nell’inserimento riempiendo sempre bene l’area. Lo si è visto chiaramente in occasione del secondo gol. Insomma, contro un Barcellona estremamente fragile senza palla (soprattutto in transizione), la Juve era costantemente pericolosa grazie a una circolazione rapida e ad un costante movimento senza palla. La scelta di Pirlo di utilizzare un centrocampista in più ha consentito alla Juve di occupare meglio il campo.

Attenzione dietro

Dopo il secondo gol, la Juve ha abbassato molto il baricentro e si è difesa di posizione per quasi tutto il resto del match. Nonostante Pirlo voglia costruire una squadra più alta e propositiva, i bianconeri hanno dimostrato concentrazione e intensità anche quando ha aspettato i rivali. Il 4-4-2 è stato corto e compatto, raramente faceva tirare il Barcellona in modo pulito: la stragrande maggioranza delle conclusioni è arrivata infatti da lontano, in situazioni dove erano basse le probabilità di segnare.

Nel primo tempo, i bianconeri a volte erano un po’ lenti nello scivolare sul proprio lato destro. Quando i catalani allargavano su Jordi Alba (che spesso tornava al centro su Messi), la Juve si faceva sorprendere. Dopo l’uscita di Alba, il Barcellona è diventato più prevedibile e ha sfruttato meno l’ampiezza: i bianconeri hanno protetto ottimamente sia l’area che la trequarti. Da segnalare in particolar modo la catena sinistra, dove Ramsey era sempre attento nel supportare Alex Sandro: i due hanno fatto complessivamente 9 intercetti e 7 tackle. Un passo avanti rispetto alle settimane passate, dove Pirlo si era lamentato per l’eccessiva fragilità in fascia.

Lassenza di una prima punta di peso (Braitwhaite, subentrato, non è certo un fuoriclasse) si è rivelata un handicap per un Barca che non riusciva a sfondare. I cross erano preda dei difensori bianconeri, ed inoltre mancava un centravanti bravo a lavorare spalle alla porta.

Il sacrificio di Morata e Ronaldo

L’ottimo approccio mentale della Juve lo si è visto dall’atteggiamento di Ronaldo e Morata. Nelle fasi in cui i bianconeri si difendevano bassi, abbiamo visto diverse volte la squadra cortissima, con le punte che addirittura recuperavano palla.

Insomma, anche i giocatori offensivi si sono sacrificati molto, dando un contributo importante sia nei ripiegamenti che nella risalita del campo. Il Barcellona, che attacca sempre con tanti uomini, ha avuto problemi enormi nelle transizioni difensive (una costante della stagione). La Juve si aggrappava quindi spesso a Morata e Ronaldo quando c’era da risalire il campo, con entrambi che hanno fatto un grande lavoro.

Insomma, un 3-0 tanto storico quanto fondamentale per la stagione, in cui tutta la squadra ha dimostrato grande personalità.

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