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Analisi tattica Juve-Genoa: Arthur e Rabiot soffrono in mezzo
Analisi tattica Juve-Genoa: la partita dello Stadium analizzata nei dettagli. Le mosse di Andrea Pirlo e Davide Ballardini
All’Allianz Stadium si affrontano la Juventus e il Genoa. Il match e le mosse dei due allenatori analizzate e studiate nei minimi dettagli.
Un avvio incoraggiante
La gara sembrava essersi messa in discesa nel primo tempo. La Juve sfondava in continuazione centralmente contro un Genoa assai perforabile, c’erano tanti varchi in mezzo. Kulusevski e Morata facevano la differenza, sfondavano senza problemi per vie interne. Nel gol dello svedese, Chiellini ha avuto spazio per condurre e servire il compagno, mentre nella rete di Morata si è aperto un buco gigante in mezzo alla difesa genoana. La Juve ha trovato varchi centrali sia in ripartenza (basti vedere il gol annullato a Portanova) che su attacco posizionale, anche grazie a un Bentancur che si smarcava parecchio in avanti.
Sofferenza sul lato di Wesley
Come spesso accade, i bianconeri sono calati molto di intensità e attenzione dopo il vantaggio, facendosi spesso schiacciare e perforare tra le linee. La Juve ha sofferto in continuazione sul proprio lato destro, dove il Genoa ha approfittato nel migliore dei modi dello spazio tra Wesley e Dragusin. Cyborra attaccava bene la profondità in quella zona del campo, con la Juve costretta a rincorrere: il primo gol ligure è arrivato proprio da un cross da destra su cui Wesley si è dimenticato di seguire il rivale.
La Juve soffriva i cambi campo dei liguri, che giravano bene il pallone da un lato all’altro del campo. Le coppie di esterni (Dragusin-Wesley e Portanova-Bernardeschi) erano spesso in affanno nei cambi di gioco, con il Genoa che effettuava molti cross pericolosi.
Tanti problemi con Arthur e Rabiot
Oltre che a destra, con l’uscita di Bentancur i bianconeri sono diventati molto più fragili in mezzo. Soprattutto nelle transizioni negative: la Juve era pigra e prevedibile in fase di attacco, nella ripresa ha perso una valanga di palloni nella trequarti genoana (Kulusevski e Morata sono calati molto). In ripartenza, gli ospiti trovavano in continuazione varchi centrali. Rabiot e Arthur hanno mostrato ancora una volta numerosi limiti atletici in queste situazioni: sono centrocampisti poco abile nel ripiegare e nel correre all’indietro, con la Juve che si faceva spesso bucare in due. Hanno dato pochissimo all’interdizione bianconera, la squadra ha faticato nel recuperare palla. La traversa di Pjaca esprime bene la loro passività. Entrambi si sono fatti saltare con troppa facilità dal croato, che successivamente è andato al tiro.
La rete di Rafia nei supplementari ha dato la qualificazione alla Juve in una partita che, dopo il doppio vantaggio, si era complicata molto. Se il molto turnover impedisce forse di essere troppo critici, è probabilmente da Arthur e Rabiot che arrivano le note meno liete. Non sono riusciti ad alzare l’intensità della squadra, soffrendo molto anche contro un avversario di basso livello come il Genoa. Da loro due Pirlo si aspettava forse risposto, ma si sono rivelati spesso un handicap in mezzo al campo in entrambe le fasi. Per larghe fasi del match, la Juve ha dato forte sensazione di fragilità.