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Analisi tattica Juve Lazio: Alex Sandro è un muro dietro

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Analisi tattica Juve Lazio: la partita dello Stadium analizzata nei dettagli. Le mosse di Andrea Pirlo e Simone Inzaghi

Le difficoltà di inizio gara

Dopo i primi terribili minuti, in pochi si sarebbero aspettati una prestazione così positiva. A inizio gara, avevamo infatti visto tutte le difficoltà che si temevano alla vigilia: grande difficoltà in mezzo, con la Lazio che tra le linee seminava il panico. A causa dell’assenza di Bentancur e dei problemi fisici di McKennie, Pirlo è stato costretto a studiare qualcosa di diverso. La Juve si è disegnata in campo con un mediano inedito, ossia Danilo: il brasiliano ha agito nell’insolita posizione di vertice basso, con Rabiot vicino e Ramsey leggermente più alto (senza palla era  il solito 4-4-2).

Come era prevedibile, sia Danilo che Rabiot all’inizio hanno sofferto molto in mezzo. Che fosse in ripartenze o con azioni costruite dal basso, la Lazio riusciva sempre a trovare superiorità numerica per vie centralio. Le punte si smarcavano bene tra le linee, così come Luis ALberto, Fares (che spesso si stringeva) e Milinkovic-Savic. Nei primi 20′, la Juve ha dato una costante sensazione di lunghezza, i biancocelesti hanno banchettato negli spazi concessi dai rivali: i mediani bianconeri erano sovente presi alle spalle.

L’importanza tattica di Morata

Tuttavia, Juve-Lazio è stata una partita contraddistinta dalla discontinuità. Dopo una fase iniziale in cui i bianconeri sembravano costantemente sull’orlo di crollare a centrocampo, nei secondi 25′ della prima frazione c’è stata quasi solo la Juve in campo, con la Lazio che faticava ad uscire dalla propria trequarti. Nonostante le assenze, i padroni di casa hanno giocato con coraggio, attaccando con tanti uomini (Ramsey e Rabiot sempre alti) e prendendosi così il rischio di subire transizioni.

Con il passare dei minuti, il giro palla dei bianconeri è diventato più rapido e incisivo. L’andamento del match ha premiato le scelte di Pirlo, visto che i gol sono arrivati proprio grazie alle soluzioni tattiche che la Juve voleva sfruttare. Morata doveva essere bravo a venire incontro, per farsi trovare tra le linee e portare fuori posizione i difensori rivali: le mezzali, Ramsey e Rabiot, dovevano poi attaccare gli spazi che si creavano.

Così il francese ha segnato, aggredendo bene il varco alle spalle di Hoedt (mandato fuori posizione da Morata). Oltre ad appoggiarsi molto allo spagnolo per la risalita, Morata è stato determinante per creare spazi tra le fila rivali, con smarcamenti di ottima qualità. I gol nel secondo tempo sono stati il giusto premio di una grande prestazione: nella seconda rete, decisiva la giocata di Chiesa, che recupera palla e genera la transizione che porta alla rete.

L’attenzione di Alex Sandro

L’altro aspetto positivo, oltre al rientro in grande spolvero di Morata, è stata la solidità e attenzione della fase difensiva. Dopo gli affanni di inizio mach, abbiamo visto per larghi tratti della partita una squadra molto aggressiva in tutte le zone del campo. Il contropressing ha funzionato bene e ha consentito di schiacciare in avanti la Lazio. Va segnalata la grande prestazione di Alex Sandro, alla seconda gara consecutiva da difensore centrale. Il brasiliano è stato davvero sublime. Attento e solido quando i bianconeri aspettavano i rivali nella propria trequarti, aggressivo quando c’era invece da pressare in avanti (ben 5 intercetti per lui).

Nonostante nel finale la Juve si sia abbassata un po’ troppo (il triplo cambio di Pirlo non ha avuto gli effetti sperati), i bianconeri hanno tirato fuori una prestazione da grande squadra nel momento di maggior difficoltà. Nonostante le molte assenze e il pessimo inizio di gara, i campioni d’Italia sono stati tanto coraggiosi quanto cinici: si sono presi diversi rischi, con un atteggiamento spregiudicato, e hanno avuto il merito di capitalizzare nel migliore dei modi le occasioni avute. In vista del Porto, la Juve esce da questo match con una prestazione confortante.

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