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Analisi tattica Juve Porto: Cuadrado crossa in continuazione, ma non basta

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Analisi tattica Juve Porto: la partita dello Stadium analizzata nei dettagli. Le mosse di Andrea Pirlo e Sergio Conceiça0

Scarsa forza mentale

La storia della Juve in Champions League si arricchisce con una nuova notte drammatica, difficile da sintetizzare in poche righe. In 120′, abbiamo visto di tutto, con tante partite all’interno della stessa. La principale amarezza della serata  è osservare come i bianconeri non siano riusciti a qualificarsi nonostante, sia per merito che per fortuna, l’inerzia del match si fosse totalmente capovolta a inizio ripresa.

Con il gol del pareggio e un uomo in più, sembrava solo questione di tempo prima che il Porto crollasse. Il 2-1 di Chiesa pareva il preludio di una goleada, ma piano piano la verve dei padroni di casa è calato. Nonostante il Porto sembrasse a un passo dal crollo, i lusitani si sono mostrati squadra: hanno mantenuto una buona solidità e sono riusciti a resistere tante nonostante l’uomo in meno. La punizione del gol è stata anche casuale, ma per tutti i 120′ – anche in inferiorità numerica – il Porto è riuscito a creare parecchio. Marega si è divorato due grosse opportunità quando i lusitani erano già in 10.

Un primo tempo pessimo

Per larghe fasi del match, la Juve ha avuto le stesse identiche difficoltà dell’andata. Contro la difesa posizionale dei portoghesi (attendista, ma che comunque concedeva la profondità), la Juve faceva girare palla con una lentezza disarmante. La squadra era ferma e il possesso sterile, non riusciva a minacciare con decisione la linea di Conceicao. Anche a causa di un pessimo Ramsey, raramente i bianconeri trovavano varchi centrali.

Lo scopo era quello di fare girare palla velocemente da un lato all’altro per servire gli esterni in corsa, ma – come nel match di andata – questi venivano serviti in situazioni statiche. Chiesa era sempre circondato da maglie avversarie, mentre Cuadrado era costretto a forzare la giocata in continuazione. Senza idee, abbiamo visto tanti cross molto prevedibili dalla trequarti che venivano gestiti facilmente dagli avversari La Juve ha faticato a rendersi incisiva, ed era inoltre molto fragile a palla persa. In ripartenza, il Porto ha creato parecchio e bucato spesso le linee bianconere: tant’è che nei primi 45′ gli ospiti sono arrivati spessissimo vicini al raddoppio.

Non bastano Cuadrado e Chiesa

Nella ripresa, la Juve ha aumentato drasticamente la pericolosità soprattutto grazie alla spinta di Cuadrado e Chiesa. I bianconeri hanno puntato con più decisione la profondità: oltre ai gol dell’ex Fiorentina, basti pensare all’azione del palo di Chiesa su un bel pallone alto di Rabiot. In generale, la Juve ha rifinito soprattutto sul proprio alto destro.  Senza qualità tra le linee, i bianconeri hanno effettuato una quantità enorme di cross (ben 60 nei 120′). 32 di questi sono arrivati da Cuadrado, che sul lato destro ha catalizzato tantissimi palloni. La Juve si affidava molto al colombiano, con tanti cambi di gioco verso destra. Proprio Cuadrado ha confezionato l’assist per il secondo gol di Chiesa, i suoi palloni creavano spesso pericoli (12 passaggi chiave)

Non è però bastato per passare il turno. Se vogliamo, il fatto che la Juve per attaccare dipenda così tanto dai cross del colombiano, la dice lunga sulla carenza di soluzioni offensive. E’ stata una partita che ha fotografato bene i limiti dei bianconeri. Nel primo tempo, abbiamo visto quelli tattici: giro palla sterile e tanta difficoltà nelle transizioni difensive. Nel resto del match, la Juve ha invece fatto vedere la scarsa ferocia e forza mentale, non è più la squadra che qualche anno fa riusciva a leggere nel migliore dei modi il momento del match. Nel terzo anno di Cristiano Ronaldo, la Juve subisce la terza eliminazione in Champions contro un avversario di seconda fascia. Un qualcosa che deve fare riflettere tutto l’ambiente.

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