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Analisi tattica Spezia Juve: il match di Serie A ai raggi X
Analisi tattica Spezia-Juve: la partita del Manuzzi analizzata nei dettagli. Le mosse di Andrea Pirlo e Vincenzo Italiano
Al Dino Manuzzi si affrontano Juventus e Spezia, squadra neopromossa che sta piacevolmente sorprendendo in questo inizio di campionato. Il match e le mosse dei due allenatori analizzate e studiate nei minimi dettagli.
McKennie sfonda centralmente
Pur con qualche momento di difficoltà dopo il pareggio dello Spezia, la Juve ha costruito occasioni con estrema facilità per tutto l’arco dei 90′. La linea ligure era infatti alta e ambiziosa, con il risultato però di concedere numerosi spazi sia tra le linee che in profondità. La Juve ha sfondato con costanza, sfruttando in particolare la posizione di McKennie: l’americano ha praticamente fatto la punta aggiunta nel 3-2-5 bianconero, era lui che si buttava dentro e aggrediva gli spazi, come per esempio avvenuto in occasione dell’assist per Morata.
Con un pressing spezzino problematico, i bianconeri non hanno avuto problemi a fare progredire l’azione. Se nelle gare precedenti si saltavano i mediani (sempre marcati) con lanci dalla difesa, oggi la Juve ha trovato Arthur con molta più facilità (96 passaggi per il brasiliano). Il 3-2-5 era più mobile rispetto alle ultime uscite, con rotazioni e smarcamenti che davano più imprevedibilità. Ciò ha favorito sia la costruzione che la rifinitura: spesso Arthur si scambiava di posizione addirittura con Bonucci, mentre a volte Dybala veniva incontro permettendo ai mediani di inserirsi.
Anche se ha qualche responsabilità nel pareggio di Pobega, l’ex Barcellona è stato molto coinvolto nell’azione: si è fatto trovare libero con costanza ed ha servito tanti filtranti preziosi. Ciò è avvenuto in occasione del gol di Ronaldo, in cui Arthur ha ben trovato Morata tra le linee. Insomma, una Juve che finalmente coinvolge di più i propri mediani. Oltre ad Arthur, anche Bonucci ha dato un contributo importante al palleggio, con tanti passaggi smarcanti che trovavano l’uomo libero. I bianconeri hanno banchettato nei mezzi spazi, riempiti bene da tanti giocatori.
Il peso di Morata
Anche al Manuzzi abbiamo visto un Morata determinante. Lo spagnolo sta avendo un peso nella propria squadra che non ci si ricordava da tempo immemore, è un lontano parente dell’attaccante che nelle scorse stagioni ha faticato. Oltre ad essere sempre prezioso nel puntare la profondità alle spalle della linea rivale, l’ex Atletico si sta rivelando cruciale nel gioco spalle alla porta e nel ripulire palloni. Oggi ha fatto sponde preziose per Dybala e McKennie. Anche nei momenti più difficili, la squadra si aggrappa a lui, con lo spagnolo che dimostra forte senso di leadership.
Non è un caso che, appena entrato Ronaldo, sia stato proprio Morata a fornirgli l’assist decisivo, con un bello smarcamento seguito da un passaggio perfetto. Insieme a Danilo (anche oggi decisivo con le sue sovrapposizioni da terzo di difesa), è la nota più lieta di questo inizio di stagione.
La discontinuità del pressing
Nonostante la facilità nel creare occasioni da gol, la Juve è ancora molto discontinua in fase di non possesso. I bianconeri soffrono sia nelle transizioni difensive (Pirlo in ogni conferenza parla dell’importanza di imparare a fare un calcio di riaggressione), che quando la linea è schierata. Soprattutto in queste ultime situazioni sono arrivati segnali preoccupanti, con la squadra poco reattiva.
Il gol dello Spezia ne è un esempio, con l’intera Juve ferma e passiva: dopo avere subito l’inserimento di Verde, i bianconeri (Bonucci soprattutto) sono sciatti nel fronteggiarlo, con Arthur poco dinamico nel coprire la soluzione di passaggio per Ricci.
Ad inizio ripresa, prima del gol di Ronaldo, c’è poi stato il momento peggiore della gara della Juve: i bianconeri si facevano bucare spesso tra le linee ed erano lenti a coprire la palla. Lo Spezia allargava in fascia, con la Juve lenta a scivolare in zona palla: i cross dei liguri creavano così grossi grattacapi. Inoltre, Bonucci ha faticato molto fisicamente contro Nzola.
Insomma, nonostante una gara nel secondo tempo vinta in scioltezza, la Juve non è ancora solida difensivamente come vuole Pirlo, c’è spesso un’eccessiva passività. C’è lavoro da fare per l’allenatore bresciano.