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Analisi tattica Torino Juve: senza idee, ci si aggrappa a Chiesa e Cuadrado

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Analisi tattica Torino Juve: la derby dell’Olimpico Grande Torino analizzata nei dettagli. Le mosse di Davide Nicola e Andrea Pirlo

In cosa è mancata la Juve

L’inizio di gara sembrava un preludio a una vittoria abbastanza semplice. La Juve costruiva occasioni da gol senza grossi patemi contro un Torino molto fragile senza palla. Invece, dopo il vantaggio di Chiesa, i bianconeri sono calati molto d’intensità, concedendo campo al Torino e rischiando parecchio dietro. I granata costruivano occasioni con troppa facilità, soprattutto sulla propria fascia sinistra: Cuadrado ha sofferto molto la spinta di Ansaldi, con la Juve piuttosto in affanno nei cross che arrivavano. I bianconeri pativano molto gli inserimenti da dietro, con Bentancur che non sempre seguiva bene Rincon. La squadra non dava la sensazione di proteggere bene la propria area, come nelle occasioni di Mandragora (che calci indisturbato) e Rincon.

In generale, al netto dei brutti errori dietro e dei vari svarioni individuali (il regalo di Kulusevski è identico al gol subito contro la Lazio), è inquietante osservare come la Juve continui ad avere le stesse difficoltà quando affronta difese schierate. Contro il 5-3-2 del Torino, il possesso è stato lento, orizzontale e sterile come al solito. I difensori si sono passati la palla tra di loro quasi 150 volte, un dato che la dice lunga sulla mancanza di idee della squadra.

Singoli in affanno

In questo contesto tattico sono stati parecchio i giocatori a soffrire. Cristiano Ronaldo ha disputato un primo tempo terribile, in cui è stato spesso sovrastato da Bremer, il quale lo ha anticipato diverse volte e fatto nascere ripartenze pericolose. Kulusevski, che agiva molto dentro al campo, non ha quasi toccato palla, mentre Alex Sandro ha sbagliato palloni in continuazione.

La manovra si arenava quando la palla arrivava al brasiliano: in parte perché si trovava spesso in inferiorità numerica, in parte perché rinunciava sistematicamente a bloccare l’uomo. La palla tornava quindi spesso indietro. Nulla di nuovo sotto il sole, le solite grosse difficoltà che la Juve affronta quando deve attaccare una difesa posizionale.

Ci si aggrappa a Chiesa e Cuadrado

Come spesso succede in questi casi, la Juve si è aggrappata quasi in toto a Cuadrado e Chiesa, gli unici che danno la sensazione di poter creare qualcosa da un momento all’altro. Per quanto il colombiano abbia sbagliato molto di più rispetto ai suoi standard, i bianconeri gli chiedono sempre tantissimo. Deve ricevere da fermo e creare superiorità numerica con giocate molto difficili: è una costante che, nelle gare in cui mancano le idee, la quasi totalità della rifinitura dipenda da Cuadrado. Anche nel derby, sono arrivati ben 22 cross dal sudamericano, che manifesta bene la difficoltà che la Juve ha nello sfondare centralmente. Di conseguenza, allarga la manovra in fascia nella speranza che Juan si inventi qualcosa.

L’unica notizia buona della gara arriva da un Federico Chiesa che ancora una volta è il migliore in campo. In mezzo a tanti giocatori che faticano ad emergere, l’ex Fiorentina riesce a incidere nonostante un contesto tattico problematico, che in teoria non è l’ideale per esaltarlo.

Insomma, che anche una squadra problematica come il Torino arrivi al 90′ con tanto rammarico dopo un pareggio nel derby la dice lunga sul rendimento della Juve. La gara contro il Napoli sarà decisiva per il futuro di Pirlo. L’eventuale non raggiungimento del quarto posto vorrebbe dire un salto indietro clamoroso, un rischio che la società non può permettersi di compiere.

 

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