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Analisi tattica Verona-Juve: Rabiot e Bentancur sempre in affanno
Analisi tattica Verona Juve: la partita del Bentegodi analizzata nei dettagli. Le mosse di Ivan Juric e Andrea Pirlo
Al Bentegodi si affrontano il Verona e la Juventus. Il match e le mosse dei due allenatori analizzate e studiate nei minimi dettagli.
Crollo nel finale
Il fatto che, ai microfoni di Dazn, Juric si sia detto deluso per il risultato, la dice lunga su come è terminata Verona-Juve. Nel finale, gli scaligeri sono andati ripetutamente vicini al gol della vittoria, con i bianconeri costantemente fragili, soprattutto sul proprio lato destro. Dopo due terzi di gara non brillanti ma senza troppi rischi dietro, la Juve ha iniziato a soffrire tantissimo, con le combinazioni tra Zaccagni e Lazovic che hanno seminato il panico.
Nel gol di Barak, il quale ha sovrastato fisicamente Alex Sandro, abbiamo visto uno dei principali pattern tattici del match. Ossia, i patimenti della Juve nel palleggio durante il feroce pressing a uomo del Verona. Demiral ha infatti perso l’ennesimo pallone del match, generando così la ripartenza che ha portato al pareggio di Barak.
I bianconeri, complice anche l’assenza di possibili cambi dalla panchina, sono stati atleticamente sovrastati nel finale. Mancavano le energie, è stato il Verona che ha spinto con più convinzione. Tant’è che, oltre a McKennie, Di Pardo è stato l’unico giocatore fatto entrare da Pirlo
L’imprecisione di Rabiot e Bentancur
Senza una prima punta di ruolo che ripulisse palloni, la Juventus doveva palleggiare bene dal basso per manipolare le marcature rivali e creare così spazi da attaccare. Tuttavia, per tutti i 90′ i disimpegni sono stati problematici: abbiamo visto tanti lanci prevedibili per le punte costantemente sovrastate dai difensori del Verona, che hanno recuperato diverse volte il possesso in avanti. Ci sono state ampie fasi del match in cui la Juve ha faticato ad arrivare in modo pulito nella trequarti rivale.
Senza Danilo, Cuadrado ed Arthur, l’uscita dal basso è stata largamente insufficiente contro l’aggressività del pressing uomo su uomo di Juric. In particolare, sono stati Rabiot e Bentancur a deludere molto. Dovevano essere loro a dare ordine e guidare la risalita della squadra: si sono mossi però poco e sono stati entrambi molto insicuri, perdendo veramente tanti palloni.
Rabiot poteva incidere con i suoi break, approfittando degli spazi che l’Hellas concede in campo aperto. Ha però offerto la solita prova mediocre, con diversi errori nel disimpegno spesso provocati da una pessima protezione del pallone. Bentancur, invece, sta confermando il suo pessimo momento, con tanta insicurezza nella gestione del possesso.
Non basta Chiesa
Come detto sopra, abbiamo quindi visto tanti prevedibili lanci per le punte, che però erano circondati da maglie avversarie. Kulusevski ha ricevuto quasi sempre spalle alla porta e in posizioni molto defilate, raramente ha potuto puntare l’uomo in velocità,
Insomma, non solo la Juve perdeva in continuazione brutti palloni che generavano tante ripartenze pericolose, ma faticava anche a imbeccare in modo pericoloso i propri giocatori di estro. Chiesa è stato tra i pochi a incidere, grazie alla solita prova di intensità e generosità. Anche se riceveva spesso in zone arretrate del campo, l’ex Fiorentina riusciva a generare superiorità numerica e a saltare l’uomo. Ancora una volta, Chiesa è una delle poche note liete di una prestazione negativa, che complica ulteriormente la classifica. Proprio da un suo movimento ha generato il gol di Ronaldo.
La assenze non hanno di certo aiutato Pirlo, ma ancora una volta spicca come questa Juve sia poco squadra: nel finale, ha difeso con poca cattiveria e intensità il vantaggio. Molle nei rinvii e poco attenta nelle marcature, con davvero poca brillantezza quando pressata dal Verona. Così non si vincono i campionati.