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Apolloni: «Buffon a 16 anni spavaldo e sicuro di sé. Un ritorno al Parma…» – ESCLUSIVA

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Luigi Apolloni, ex capitano del Parma e compagno di Gigi Buffon, racconta il portiere tra passato e futuro

L’avventura di Gigi Buffon alla Juve finisce con un trofeo, l’ennesimo. Al Mapei Stadium il portiere vince la Coppa Italia contro l’Atalanta, 22 anni dopo la prima alzata con la maglia del Parma. Il primo trofeo, infatti, è arrivato proprio con i crociati nel lontano dal 1999. In quella squadra giocava anche Luigi Apolloni. L’ex difensore e allenatore, in esclusiva a Juventusnews24.com, ha raccontato Gigi tra passato e futuro.

Lei ha giocato al Parma tantissimi anni e negli ultimi della sua carriera ha incontrato Gigi Buffon. Che ricordi ha di quel giovane portiere?

«Lui si veniva ad allenare 16enne con noi al “Cittadella”, un parco a 300 metri dallo stadio. Ricordo un ragazzo genuino, spavaldo in senso buono, sicuro di sé. Veniva dagli Allievi, aveva saltato la Primavera, e tante volte ci sfotteva perché alla fine dell’allenamento spesso parava rigori ad Asprilla, Zola… Già si notavano le sue qualità».

Immaginava che avrebbe fatto tanta strada?

«Sinceramente sì, aveva tutte le carte in regola per poter arrivare e raggiungere traguardi importanti. Secondo me era un predestinato per arrivare a raggiungere obiettivi importanti che poi ha raggiunto»

Nel 1999 avete vinto la Supercoppa, la Coppa Uefa e la Coppa Italia. In squadra c’erano sia Buffon che Enrico Chiesa. A distanza di 22 anni, Buffon ne ha vinta un’altra, con il figlio. Questo dato dimostra la grandezza di questo giocatore?

«Dimostra la sua grandezza e la sua semplicità. Certo, il ruolo del portiere è “meno usurante” sotto certi punti di vista a livello atletico. Anche lo stesso Zoff ha smesso a 40 e passa anni. Il ruolo lo ha aiutato ma sicuramente lui è anche meritevole di esserci arrivato».

Pensa che Gigi abbia preso la decisione giusta nel lasciar adesso la Juve?

«Non conosco le dinamiche della società e non so perché non gli ha permesso di dar continuità. Se sta bene e non ha problemi fisici ti dà tantissimo, esperienza, carisma e la juventinità che può essere un punto di riferimento per i giovani. Penso che se ha preso questa scelta è perché non ha avuto risposte dalla Juventus. Spero che continui a giocare, penso possa dare ancora tanto. 43 anni sono tanti ma il ruolo che ha lo può aiutare a fare almeno un anno».

Un ritorno romantico al Parma è possibile?

«Mi farebbe piacere, è nato e cresciuto al Parma. Secondo me potrebbe essere un ritorno gradito per tutta la piazza ma anche un ritorno alle origini. Lui tornerebbe ad essere bambino».

Lei, come dicevamo prima, ha giocato con Enrico Chiesa. Rivede qualcosa del padre in Federico?

«Sicuramente il ruolo è diverso. Enrico era più una punta, Federico è più esterno. La differenza è che il papà vedeva sempre la porta, come tirava faceva gol. Il figlio è meno lucido perché rispetto ad Enrico si dedica anche alla fase difensiva. Rincorre gli avversari, aiuta a livello tattico, è molto utile».

Da quando è arrivato alla Juve si vede già la crescita?

«Lui già anche con la Fiorentina aveva dimostrato di essere un giocatore importante che può diventare un campione. Alla Juventus sta crescendo perché la mentalità è quella di vincere sempre. Ha avuto qualche difficoltà iniziale per le pressioni, poi chiaramente cambiano le responsabilità. Ti hanno pagato una cifra importante, devi sempre dimostrare… Ci vuole adattamento e forza caratteriale ma lui ha le carte in regola per poterlo fare e lo sta dimostrando. Quest’anno può essere di maturazione».

Nella sua carriera ha incrociato anche Oriali e Conte. Si aspettava che la loro Inter avrebbe vinto al secondo anno interrompendo il dominio nella Juve?

«Conoscendo Conte, sicuramente me lo aspettavo, soprattutto avendo vicino un dirigente come Oriali. Secondo me è stata una coppia importante e non mi meraviglia il fatto che abbiano vinto il campionato. Sono più meravigliato dal fatto che la Juve abbia cambiato portando un allenatore giovane. Non è detto che se un giocatore è stato importante sarà un allenatore importante. Pirlo ha vinto due trofei ma in campionato non è riuscito perché non ha l’esperienza che hanno altri allenatori. È un progetto importante e mi auguro che dia continuità perché Pirlo ha le qualità per vincere il campionato. E magari può essere protagonista anche in Coppa Campioni».

Pensa dunque che la Juve dovrebbe confermare Pirlo per continuare questo percorso?

«Secondo me sì. Nel calcio si vuole tutto e subito. Invece devi saper aspettare. Quando arriva un allenatore nuovo con un cambio generazione, con Chiellini e Buffon che vanno via e giovani che arrivano e che poi diventeranno il gruppo squadra, c’è bisogno di tempo. Non è una cosa semplice. O hai la fortuna di trovare subito l’alchimia giusta con un puzzle che si incastra bene, o ci vuole tempo. Alla fine però nel calcio contano sempre i risultati e questo ti può portare a raggiungere ciò che vuole la Juventus».

Ha giocato in azzurro un Mondiale e un Europeo. Cosa pensa del percorso di Mancini? Questa Italia può arrivare fino in fondo?

«C’è da fare i complimenti a Mancini perché ha riportato l’entusiasmo che si era perso con la mancata qualificazione ai Mondiali. Un applauso a lui per quello che ha creato, ha assemblato un gruppo di giocatori e raggiunto risultati importanti portando la squadra agli Europei. Ci sono Nazionali molto importanti come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna… Ma fino ad ora l’Italia ha fatto una gran bella figura con tutte. Le premesse ci sono, vedremo come va».

Quanto sarebbe bello vincerlo dopo un anno così difficile?

«È stato un anno difficile per tutto il mondo. Spero ovviamente nell’Italia anche per risollevare il marchio azzurro. Vincere un titolo del genere fa fare un balzo a tutta la Nazione. Spero sia d’auspicio per rilanciare l’Italia come azienda a livello imprenditoriale e risollevare un Paese che ha subito delle batoste importanti».

Si ringrazia Luigi Apolloni per la disponibilità.

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