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Aurelio Virgili (amico Sarri): «Emozionato dalla dedica, è un grande uomo»
Aurelio Virgili (amico Sarri): «Emozionato dalla dedica, è un grande uomo». L’intervista del confidente del tecnico bianconero
Aurelio Virgili, amico di Sarri a cui il tecnico bianconero ha dedicato lo scudetto vinto con la Juventus, è stato intervistato da Tuttosport.
DEDICA – «M’avessero detto che avrei esultato per uno scudetto della Juventus… Quando mi sono reso conto della dedica di Maurizio ammetto che l’emozione è stata forte. Ci lega una bella amicizia. Sentirlo dire che mi dedicava lo scudetto, per il tempo che mi toglie. Che poi poteva dedicarlo al presidente, oh è pur sempre uno scudetto, ma lui certe ruffianate non le fa. Ha fatto i complimenti alla società, che tra l’altro l’ha proprio colpito per la straordinaria organizzazione, ma lo scudetto l’ha dedicato agli amici. Maurizio è fatto così: un grande uomo prima di essere un grande allenatore».
GIOIA SCUDETTO – «Se esagero con la gioia e gli aggettivi mi tagliano le gomme. L’altra sera ero a cena con mia mamma e mio fratello, anche loro sono saltati in piedi ai due gol della Juventus. Mia mamma dice sempre: ne ho conosciuti tanti nel mondo del calcio, ma Maurizio è particolare, è un grande uomo, perché non si è mai montato la testa. Anche lei tifava Juventus quest’anno. D’altra parte l’anno scorso tifavamo per il Chelsea, di cui, detto sinceramente, non me n’è mai fregato niente».
STAGIONE – «Quest’anno Maurizio è sempre stato tranquillo. Ha sempre sentito la fiducia della società e le critiche se l’è fatte scivolare addosso. C’è sempre stato un equivoco di fondo: lui non doveva replicare il Napoli in bianconero. Gli era stato chiesto altro, prima di tutto di vincere, e poi un cambiamento di quel genere non si realizza in una stagione. Adesso tutti hanno in mente il Napoli che giocava alla grande, ma all’inizio non arrivavano i risultati, la squadra faticava e Maradona avveva detto che avrebbero fatto meglio a chiamare suo zio ad allenare. Maurizio non rispose a quella provocazione, anche perché era Maradona, ma nel frattempo ha lavorato e ha forgiato quel Napoli. Vedrete la Juventus dell’anno prossimo: farà certamente meglio di quella di quest’anno sotto il profilo del gioco».
VIA PJANIC E SOGNO JORGINHO – «Lui per carattere non chiede niente e la sua filosofia è quella di non mettere becco sul mercato. Non ha detto nulla neanche sullo scambio che hanno già fatto, quello fra Arthur e Pjanic. Mi ha detto che è stata soprattutto un’operazione economica, ma sa già tutto di questo ragazzo del Barcellona e gli sembra buono. Certo se gli prendessero Jorginho sarebbe il migliore premio scudetto e lo farebbero certamente felice, perché è il tipo di giocatore ideale per lui, uno che velocizza il gioco e tocca centinaia di palloni ogni gara. Un po’ quello che doveva fare Pjanic quest’anno. Ma Sarri non è certo uno che punta i piedi sul mercato. Si è trovato la Juventus già fatta e lui si è adattato».
DE LIGT E RONALDO – «Con Rabiot ha fatto un gran lavoro psicologico, Dybala invece ha goduto della sua filosofia di gioco. Demiral non lo conosceva e lo ha stupito, ma De Ligt lo ha proprio sorpreso. Dopo il primo colloquio mi ha detto: che robot che è. Ha vent’anni e ha la testa di Ronaldo».