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Benatia sfida il muro di Atene (e Allegri): «Siamo troppi»
Prestazione da leader per Medhi Benatia, che si candida a nuovo Chiellini: «Atene? I tifosi non giocano…siamo già in troppi»
Una partita così Benatia la aspettava da una vita. E, ci perdonerà, ma non c’è nulla di più falso quando dice che «il livello personale non è importante, ma conta solo e sempre la squadra». Perchè è dall’anno scorso, dalla decisione clamorosa di rinunciare alla Nazionale fino a che non fosse stato titolare nella Juve che Benatia aspetta una serata così. Una notte che finalmente faccia ricordare un pò a tutti che c’è anche lui. Non solo Rugani, che quando non gioca comunque i discorsi su di sè di “eterna promessa” se li porta tutti dietro, specie quando si deve dibattere su chi rimarrà dopo la fine di Chiellini-Barzagli. Si parla anche tanto di Caldara e pure in fantamercatese di Romagnoli.
Ma Benatia ha 30 anni. L’età giusta per un difensore, tre in meno di Chiellini, sei rispetto a Barzagli. L’anello di congiunzione fra vecchia e nuova generazione è lui. Specialmente in un periodo storico (quello attuale) in cui nè l’una nè l’altra convincono molto. La Juve non ha trovato ancora la sua peculiare solidità difensiva e non basta certo una partita clean sheet per esultare. Però intanto la coppia Benatia-Rugani contro i Campioni d’Europa fa un figurone.
Una partita che il marocchino, che intanto la Nazionale se l’è ripresa segnando pure il gol qualificazione ai mondiali, non doveva nemmeno giocare. L’infortunio di Chiellini si inserisce però in un quadro ancestrale. Benatia è l’unico allo stato attuale che può e potrà fare da vice–Giorgio. Restano due dubbi: la tenuta fisica e il rendimento. Ma per quanto riguarda il secondo punto una partita così cambia tutto. Perchè lo status di buon giocatore (come era alla Roma e al Bayern) sta per evolversi. Sarà ancora lui, fino a che Chiellini starà ai box, a guidare la difesa. Ed è ancora lui a mettersi i panni da leader nelle dichiarazioni stampa. «Atene? E’ vero sarà una bolgia, ma i tifosi non scendono in campo. Siamo già in troppi». Messaggio anche ad Allegri: questa volta Medhi non è più l’Uomo Invisibile.