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Boninsegna: «Spero l’Inter batta la Juventus. Io in bianconero? Non volevo andarci…»

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Boninsegna: «Spero l’Inter batta la Juventus. Io in bianconero? Non volevo andarci…». Le sue dichiarazioni

Roberto Boninsegna, ex attaccante di Inter e Juventus, ha rilasciato un’intervista a Tuttosport nel giorno del suo 80esimo compleanno.

JUVENTUS E INTER – «In questo momento sono le due squadre migliori del campionato e meritano la posizione che hanno ottenuto. È una partita bellissima, la classica. Logicamente spero che l’Inter vinca, anche se per me dopo i nerazzurri ci sono i bianconeri. Se una delle due dovesse prevalere sull’altra staccherebbe le altre rivali in classifica, il Milan fa fatica e ha pareggiato l’ultima a Lecce».

CARRIERA NERAZZURRO – «Inizialmente l’Inter non aveva creduto in me. Dalla mia squadra di parrocchia, andai proprio ai nerazzurri dove vinsi il Viareggio con Mazzola e Facchetti. Poi però inaspettatamente, mentre loro vennero promossi in prima squadra, mi mandarono in Serie B, al Prato e al Potenza. Poi la A col Varese, sempre in prestito. Successivamente ecco la cessione al Cagliari dove restai tre anni. Feci bene, l’Inter si accorse di me e mi riprese dando Domenghini, Gori, Poli e soldi, 250 milioni di lire, ai sardi. Così inizio la mia nuova avventura nerazzurra».

TRASFERIMENTO ALLA JUVE – «Dopo due Mondiali ecco un’altra cessione inaspettata, la mia ai bianconeri. Inizialmente non volevo andarci, mi sentivo un uomo da Inter, però con la Juventus disputai tre anni bellissimi, conquistando due scudetti, una Coppa Uefa e una Coppa Italia».

TRE ANNI SPLENDIDI – «Non è che non volessi andarci. Semplicemente ero un giocatore inamovibile nell’Inter. Quando seppi delle intenzioni dei nerazzurri di cedermi ai bianconeri, ci restai male. Accettai perché c’era il vincolo. Fraizzoli (il presidente dei nerazzurri, ndr) mi disse che non c’era più spazio per me. Per fortuna, per come è andata, accettai. Furono tre anni splendidi a Torino».

SU CHIESA E VLAHOVIC – «Come le avevo già detto sono forti e capaci di fare la differenza».

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