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Bonucci a Junior Reporter: «Voglio la Champions, da giocatore o allenatore»

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Bonucci a Junior Reporter: «Voglio la Champions, da giocatore o allenatore». Le dichiarazioni del capitano della Juve

Sul canale Twitch della Juventus, a Junior Reporter, ha parlato il capitano Leonardo Bonucci.

QUALE ALTRO RUOLO TI SAREBBE PIACIUTO FARE – «Se non fossi stato difensore, il mio sogno l’ho realizzato domenica a La Spezia. Perché sono entrato e ho giocato qualche minuto da centrocampista centrale».

GOL PIU’ BELLI – «Quello con la Nazionale italiana ad Euro 2020, il gol del pareggio in finale e il rigore. Quei due gol per me sono fino ad oggi i più importanti con la Nazionale. Con la maglia della Juve quello che ricordo con più piacere è in Europa, contro lo Shakhtar. È stato anche bello».

COME CARICHI I COMPAGNI – «Dipende dalle partite, io vado un po’ a sensazioni. Dipenda da cosa sento dentro e cosa dice il mio cuore in quel momento. La cosa più bella è essere sempre veri e sinceri, quello che uno sente sono le parole giuste da dire».

IDOLI DA BAMBINO – «Il mio idolo da bambino era Alex Del Piero, perché sono sempre stato juventino. Poi cambiando ruolo è diventato Alessandro Nesta, è stato un esempio».

NUMERO 19 – «Il numero 19, che ho anche tatuato, riguarda la numerologia. È per mia moglie e i miei figli: sommando le loro date di nascita esce sempre il 19».

ESULTANZA «È un gioco con i miei amici. Quando vivevo a Viterbo, in una cena mi dissero che non avevo coraggio a fare il gesto dello sciacquatevi la bocca dopo i gol. Io ho detto va bene, ma se faccio 5 gol voi vi rasate a zero. Ne ho fatti 4, ma quando incontravo la gente in giro e voi bambini mi salutavate così. E allora continuo a farla».

ATTACCANTE PIU’ FORTE INCONTRATO«Ne ho incontrati tanti, su tutti penso Drogba. La sera prima non mi faceva dormire, poi anche Zapata dell’Atalanta. Le sue doti fisiche mi hanno sempre dato fastidio. Poi nel corso degli anni sono riuscito a migliorare e fare qualche buona partita (ride, ndr)».

492 PRESENZE – «Ci siamo quasi, dobbiamo tener duro questi tre mesi. Se ci penso? Bisogna essere sinceri, sì. È un conto alla rovescia che è cominciato da un po’, questi mesi lontano dal campo sono stati difficili. Già rientrare a La Spezia anche solo per un minuto è stato importante».

GIOCATORI PIU’ FORTI – «Tolto Cristiano, che sarebbe una risposta scontata, credo che Tevez sia quello che mi ha impressionato di più anche per la sua fame. Come avversario ho sempre ammirato Modric, per la poesia che trasmette quando gioca a calcio. È qualcosa di sensazionale».

SOGNO CHAMPIONS «Il mio sogno era quello di diventare campione d’Italia con la Juve e campione d’Europa. Non mi è riuscito con la Juve ma con la Nazionale all’Europeo. Ogni giorno scendo in campo per migliorare e ho ancora un anno e mezzo. Se non riesco a vincere una Champions con la Juventus , il mio obiettivo è vincerla da allenatore».

PERCORSO NELLA SCUOLA CALCIO – «Ho iniziato a giocare al Piano Scarano, su un campo di terra rossa. Uscivi coi graffi, ti aprivi sempre qualcosa. Ho ancora qualche cicatrice dovuta a quel campo. Sono tornato, mai dimenticare da dove si viene e cresce. A tornare lì è un ringraziamento verso le persone e i ragazzi che sono cresciuti con me, che hanno lavorato per quello. Quando posso vado a salutarli».

PALESTRA – «Due ore e mezza al giorno tra il pre e il post allenamento. Dipende dai momenti. Ora sono stato infortunato e ho pure aumentato, puoi lavorare solo lì. Media di 2 ore e mezza al giorno».

500 PRESENZE – «Dobbiamo tenere duro questi 3 mesi. Sì, ci penso. E’ un conto alla rovescia cominciato da un po’. Ultimi mesi difficili da guardare da fuori. Anche giocare un minuto domenica è stato importante».

MIGLIOR PARTITA CON LA JUVE – «Quella con il Chelsea, con Pirlo, abbiamo vinto 1-0 con Chiesa. Forse una delle migliori partite, ho fatto un errore su Lukaku che poteva costarci caro. Ma quella partita lì è stata quasi perfetta».

CHAT CON LA BBC «I magnifici 4, si chiama. Con Gigi, Andrea e Giorgio dove ci sentiamo ogni tanto. Per me ricordare quelle partite, quei momenti… oltre le partite, gli insegnamenti dentro lo spogliatoio in campo. Bene o male dentro al campo giocando insieme ti conosci. Questi valori ti cambiano».

FILM PREFERITO – «Bella domanda. Il mio film preferito, anche se non sono grande appassionato, però mi è piaciuto tanto e mi ha lasciato un bel senso di valori sull’amore, è stato Avatar. Dietro a qualcosa di sensazionale c’è una storia d’amore. Che deve vincere su ogni cosa soprattutto in questo momento particolare, per la guerra, per gli eventi catastrofici, l’amore deve prevalere su tutto». 

VIAGGI – «Un po’ scontato, ma per noi tra aeroporti e hotel, andare una settimana al mare alle Maldive. È il posto che mi piace più di tutti, ti dà relax. Lo stadio più bello Wembley, per la storia che si respira invece il Bernabeu. Non so ancora i prossimi viaggi. L’idea che stiamo portando avanti è quella di andare in giro per il mondo al termine della carriera. Vediamo se riusciamo». 

SCUDETTO PIU’ BELLO – «Il primo, 2011-2012. Nessuno credeva in noi, in pochi avevamo vinto. Vedere cos’ha suscitato quella vittoria è stato davvero qualcosa d’incredibile da vivere. L’affetto dei tifosi è stato qualcosa di incredibile e ci ha trascinato. Vedere così tanta gente quando abbiamo festeggiato col pullman scoperto è stato emozionante».

VUCINIC – «Grande giocatore. Ha sfruttato al 50% le potenzialità, ma quando lo faceva…»

INDOSSARE LA MAGLIA DELLA JUVE – «Per me è stato il sogno di una vita, la realizzazione di qualcosa che rincorri facendo tanti sacrifici. Con i poster in camera di giocatori che hanno vestito questa maglia. Davanti alla chiamata della Juventus, è stato davvero: oh, allora ce l’ho fatta ad arrivare dove sono arrivato. Lì è iniziato il sogno di vincere con la Juventus. Ho amato due maglie nella storia: la Nazionale e la Juventus. Da capitano? Orgoglio. Motivo di responsabilità, anche. Devi essere da esempio. Devi trasmettere quelli che sono i valori. In campo e fuori. Alla Juve e in Nazionale non ti alleni per giocare, ma per vincere. Sembra poco, non lo è». 

PIATTO PREFERITO – «Pasta».

SERIE TV – «Quella sulla Juve, Chiesa… Però quella che mi è piaciuta di più è stato Romanzo Criminale». 

FRUTTO PREFERITO – «Mirtilli» 

DOLCE – «Fino a due anni fa il tiramisù di mia moglie, ma anche la Torrica del mio ristorante. Pan di spagna con gelato alla crema, frutti rossi e pomodorini».

ALTRI SPORT – «Ho sempre fatto il calciatore. Padel? Mai provato. Sicuramente voglio imparare a sciare. Tutta la mia famiglia scia, io dovrei fermarmi allo chalet. Ora non si può» 

ANSIA PRE PARTITA – «Bisogna lavorare molto su se stessi, cercare di togliersi di dosso le aspettative che hanno gli altri di noi. Entri in campo e magari pensi a fare quello che mi ha chiesto l’allenatore, a papà, a chi ti dice di fare in un certo modo. Bisogna imparare a capire dentro se stessi quello che si può fare. Sono sicuro che sai cosa puoi fare in partita, devi concentrare su te stesso tutte le attenzioni che hai senza disperderle in ciò che ti circonda. Entriamo in uno stadio di 80mila persone. Se inizia a pensare a tutti, saremmo condizionati sin dall’inizio. Concentrati su te stesso: se ti alleni, sai farlo. Se sei in campo, vuol dire che l’allenatore sa che puoi farlo. Pensa a divertirti». 

SEGNARE UN GOL DECISIVO – «Piacere puro. Adrenalina pura. Con la Roma ottenemmo una vittoria importantissima. Quando fai gol, così importante, e senti tutto il calore e l’entusiasmo, tutta l’adrenalina e l’energia dello stadio addosso, è una sensazione difficile da ripetere e risentire in altre situazioni. Fatto qualche gol importante e mi sono goduto ciò che mi circondava. I compagni, lo stadio, vedere le facce dei tifosi, indemoniati dall’entusiasmo e dalla foga. Dall’incitare dopo un gol. Sensazioni che nella vita si fa fatica a riprendere».

FIGLIO DEL TORO – «È stato tifoso granata fino a pochi anni fa, poi ha iniziato a spostarsi da quest’altra sponda. Ora è juventino e gioca nel Torino. Quando c’è il derby tifa Juve, su quel gol lì non era ancora soddisfatto. Ci sto talmente poco a casa che è contento di vedermi in qualsiasi occasione, un abbraccio in meno c’è stato però».

DA BAMBINO – «A 7 anni ho avuto la fortuna di incontrare Angelo Peruzzi, che giocava alla Juve ed è di un paesino vicino Viterbo. Mi misi in camera una foto grande di me e lui, insieme. Da lì ho cominciato a rincorrere questo sogno. Dicendo: voglio arrivare dov’è arrivato lui. Ho rincorso il sogno, rinunciando a tante cose. Quando vuoi arrivare bisogna saper rinunciare. Tanti miei amici il sabato sera uscivano, io dormivo perché avevo partita. Tante gite non le ho fatte perché avevo gli allenamenti. Anche avanti: ci sono tante cose che il nostro lavoro ci dà, tante altre te le toglie. Tutti passate tanto tempo con i genitori, i weekend. Per noi via spesso, tanti momenti con i figli li ho persi e nessuno me li ridà. Fa parte del nostro lavoro. Nel calcio e nella vita, per arrivare a grandi risultati, ci sono grandi rinunce. Per amore e passione bisogna perseguirli per arrivare».

RITORNO CON IL NANTES – «Si va per vincere, per una grande prestazione. Bisogna andare con la consapevolezza che sarà una partita dura, difficile, con l’obiettivo in testa. L’Europa League, una volta dentro, è l’obiettivo della stagione. Sto riprendendo la condizione, è una settimana che mi alleno ed è positivo. Sono stato fuori tanto, mi sono portato dietro quest’infortunio per qualche mese. Ora è importante stare nel gruppo e dare il contributo che si può dare. Anche 10-20-30 minuti, ognuno deve essere consapevole che quei minuti devono essere i più importanti della stagione».

CHIELLINI – «Vi posso svelare che c’è stato un Chiellini pre infortunio e post infortunio. Prima le partite lo provavano molto, le preparazioni erano piene di pressione; dopo l’infortunio è stata la svolta, ha pensato solo a viversi quei due-tre anni di carriera. Vedevi una persona completamente diversa, sereno e rilassato; è stato proprio bello vedere questo suo cambiamento, non è facile dopo una carriera vissuta così mantenendo concentrazione di sempre». 

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