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Bonucci: «Volevo chiudere alla Juve, tutti lo sapevano. Ora punto a tornare da allenatore»

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Leonardo Bonucci si racconta tra passato, presente e futuro: le dichiarazioni dell’ex capitano della Juventus

L’ex capitano della Juventus Leonardo Bonucci si è così raccontato in una lunga intervista a Marca.

UNION BERLINO «È stato un grande cambiamento nella mia vita. Sono solo, la mia famiglia vive a Torino. Il primo mese e mezzo è stato difficile. Mi sono ritrovato solo in una città a me totalmente sconosciuta. Piano piano ho imparato a conoscere persone, luoghi, un buon gruppo nella squadra… Adesso è tutto più facile».

CRISI «Ma ora posso dire che sto bene, sono felice, mi godo questa esperienza. E la speranza che con la vittoria di sabato scorso si ritrovino gli obiettivi che ci eravamo posti ad inizio stagione. Il percorso è stato complicato, ma nel calcio non bisogna mai dire mai».

QUELLO CHE GLI MANCA – «Facile! La mia famiglia. Mi manca molto l’Italia, quella che ho sempre avuto e vissuto. Ma nella vita è necessario porsi dubbi e avere il coraggio di affrontare nuove esperienze. Ma sì, quello che mi manca di più è la parte familiare, vedere i miei figli e mia moglie ogni giorno. La vita quotidiana di Torino». 

SEPARAZIONE DALLA JUVE «Tutti sapevano quale fosse il mio desiderio, ma vivo questo momento con serenità e maturità. Oggi sono più sereno, meno arrabbiato per quello che è successo quest’estate. Bisogna andare avanti, guardare avanti. Il mio passato alla Juve è stato meraviglioso. Volevo chiudere la mia carriera alla Juve. Non potrà andare così. Sono fiducioso di aver dato sempre il massimo, ho sempre cercato il massimo per la squadra. Ogni settimana parlo con molti dei miei ex colleghi. Ciò fa capire che ero una persona importante nello spogliatoio: amicizia con i veterani e riferimento per i giovani».

FUTURO «Se tornerò? È uno dei miei obiettivi. Voglio fare l’allenatore e se riuscissi a diventarlo nell’élite, la Juve è uno dei club che mi piacerebbe allenare. La Juventus è una parte cruciale della mia vita. Sono grato ad Andrea Agnelli, Marotta, Paratici, Nedved, riferimento silenzioso. E all’allenatore che più mi ha cambiato e aiutato a crescere: Antonio Conte»

REAL MADRID – «Non ci sono parole per descriverlo. Forse il più grande club del mondo. C’è stato un momento in cui ero molto vicino a diventare un giocatore del Real Madrid, a indossare la camiseta blanca. Era un sogno. Ho una grande ammirazione per il gran numero di campioni che sono passati per il club. E poi hanno un grande maestro in panchina come Ancelotti. Era l’estate del 2017, dopo che ci batterono in finale a Cardiff. Le trattative tra il mio agente e il Real Madrid si sono intensificate molto. Ma non si è chiuso. Alla fine hanno cercato un giocatore più giovane e non un trentenne. È stato bello, anche se non sono arrivato. Provo amore, rispetto e ammirazione per Madrid».

CHAMPIONS 2014/15 – «Eliminare il Real quell’anno è stato uno dei miei momenti più belli con la maglia della Juventus. Li abbiamo battuti con il gol dell’ex Morata al Bernabéu. Eravamo quasi ragazzini ed è stata una grande conquista. Peccato che poi in finale arrivò il Barcellona, ​​per me il miglior Barça della storia. Eliminare un colosso come il Real Madrid era la consacrazione di ciò che la Juventus stava diventando».

LA MALATTIA DEL FIGLIO – «Sono esperienze che ti fanno capire le priorità della vita. Non importa quanto a volte pensiamo di essere diversi, niente di tutto ciò. Siamo tutti uguali. Il male non guarda in faccia a nessuno. Siamo stati fortunati. Eravamo al momento giusto e nel posto giusto. Grazie all’intervento dei medici dell’ospedale Regina Margherita, Matteo oggi è un bambino sanissimo, capace di fare tutto ciò che può fare un bambino della sua età. Naturalmente bisogna prendere alcune precauzioni [sta in silenzio e si emoziona, ndr.]. Ripeto: siamo stati molto fortunati. Questo ti dà un altro modo di vedere tutto. Ti dà forza, guardi la famiglia in modo diverso. Cambia le tue priorità nella vita».

ATTACCHI SUI SOCIAL «Vivevamo in un periodo orribile. Davvero orribile, perché non c’è limite a nulla. Sono terrorizzato da ciò che potrebbe attendere i nostri figli in futuro. Chiunque si sente libero di criticare, insultare. Le persone fanno il male pensando di non danneggiare gli altri. E non è così. Prima di scrivere, se dobbiamo scrivere, dovremmo pensare che vivremmo dall’altra parte. Abbi questo pensiero, agisci con meno leggerezza. Spero che si raggiunga il contrappeso a quella violenza. Perché è violenza, ed è grandiosa. L’ho vissuto nella mia carne. Ho un carattere duro, testardo, difficile da ferire. Ma ci sono cose che ti lasciano un segno dentro. Potresti essere coraggioso al lavoro, ma potrebbe arrivare un giorno in cui cadi e diventi depresso. Non c’è vergogna nel chiedere aiuto. Spero davvero che in futuro si possa mettere un contrappeso a quella parte orribile del mondo in cui viviamo oggi».

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