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Bonucci e la rottura con Allegri: finisce (male) un’era della Juve
Bonucci e la rottura con Allegri: finisce (male) un’era della Juve che ha visto il difensore diventare una leggenda bianconera
Il trasferimento di Bonucci all’Union Berlino sancisce la fine definitiva di un’era della Juve. Quella che l’ha vista passare dall’inferno al paradiso fino ad una condizione attuale di…purgatorio, per usare le tre cantiche della Divina Commedia di Dante Alighieri.
Peccato che la rottura tra l’ex numero 19 e capitano bianconero si è consumata in malo modo. Non è il primo caso e non sarà l’ultimo. Del Piero era stato “silurato” con molti mesi di anticipo rispetto alla fine del suo contratto da parte del presidente Andrea Agnelli, ma aveva avuto l’onore di salutare i tifosi e lo Stadium alzando la coppa dello scudetto al cielo dopo uno Juve-Atalanta memorabile.
Buffon e la società di comune accordo avevano deciso di chiudere il rapporto e anche Gigi, prima di approdare al Psg (e di tornare a Torino), aveva ricevuto la meritata standing ovation. Ugual trattamento aveva avuto Chiellini nel maggio 2022, quando salutò il popolo dello Stadium insieme a Dybala. Bonucci, purtroppo, non ha avuto la stessa possibilità anche se, come ha dichiarato lui stesso via social, proverà a riuscirci.
CEDIMENTO TECNICO-FISICO E ROTTURA CON ALLEGRI MAI SANATA
E’ un dato di fatto che il campione di Euro 2020, ormai da un paio di stagioni, aveva mostrato segni di naturale “cedimento” fisico. Dalle 35 partite disputate nel 2020-2021 Bonnie è passato alle sole 26 dell’anno scorso. Numeri lontani anni luce dalle 52 del 2014-2015, suo record a Torino. Ed è un dato di fatto che qualcosa si sia rotto tra la Juve e Leonardo con il trasferimento al Milan dell’estate 2017 con tanto di gol contro i bianconeri ed esultanza “sciacquatevi la bocca”.
Il rapporto con Allegri, dopo i fatti di Juve-Palermo e lo sgabello di Oporto, evidentemente non si è mai ricomposto del tutto. Nemmeno il ritorno a Torino dopo appena 12 mesi di avventura rossonera, quando insieme vinsero l’ottavo scudetto di fila.
Sia con Sarri prima che con Pirlo poi Bonucci ha mantenuto livelli alti di prestazioni. Lui, con Chiellini, ha poi accompagnato la Juve nella delicata fase di transizione (ancora in corso) tra l’epopea dei 9 scudetti di fila e le prime difficoltà di un ciclo giunto ormai al termine.
La stagione del ritorno di Allegri in panchina (ironia della sorte) è stata anche la più prolifica di Bonucci in termini di gol (5 come nel 2016-2017). Ma già dal 2021 post Euro 2020 si iniziava ad intravedere qualche scricchiolio fisico e tecnico. Alcuni errori di troppo dal punto di vista difensivo (che, a dire il vero, non è mai stato il suo punto forte) uniti a diversi infortuni muscolari hanno fatto scattare i primi campanelli d’allarme sul suo rendimento.
L’addio di Chiellini, il fatto di restare l’unico erede in campo della Juve trionfante degli anni d’oro e tutte le vicende giuzidiarie dello scorso anno hanno forse caricato di eccessive pressioni il giocatore che si sentiva di dover (e poter) dare qualcosa alla società per un altro anno. Lui stesso, infatti, a metà maggio in un’intervista al sito ufficiale della Juve aveva preannunciato che il suo addio ai bianconeri si sarebbe consumato nel 2024.
L’EX CAPITANO MERITAVA UN TRATTAMENTO DIVERSO?
Bonucci è arrivato nella stagione 2010-2011 dopo una grande annata al Bari, la sua prima vera in Serie A. Con Ranocchia aveva composto una coppia difensiva di qualità e di grande prospettiva. La prima stagione in bianconero è però complicata e il difensore trova diverse difficoltà nel 4-4-2 di Del Neri. La Juve arriva settima e Bonucci diventa “tristemente” famoso per le sue “bonucciate” in campo.
Dall’estate 2011 la musica cambia con l’avvento di Conte in panchina. Bonucci diventa il perno centrale della BBC con Barzagli e Chiellini. Sfruttando la sua tecnica sopra la media e la sua capacità di giocare il pallone come pochi diventa uno dei migliori giocatori al mondo nel suo ruolo. Il terzetto difensivo con Buffon fa faville e la Juve torna a trionfare.
Da lì parte l’epopea del giocatore dell’Union Berlino. 9 scudetti, 4 Coppa Italia, 5 Supercoppa Italiana e vari riconoscimenti individuali frutto di 502 presenze e 35 gol totali. Numeri da leggenda bianconera, nonostante il giocatore, per carattere e scelte, sia sempre stato molto discusso pure dagli stessi tifosi juventini.
La domanda però è lecita: un giocatore come Bonucci meritava di essere estromesso dalla squadra dall’inizio del ritiro estivo, come un esubero qualunque? Allegri ha detto che Leonardo era stato messo al corrente della scelta della società di non puntare su di lui già da febbraio. Bonucci a metà maggio aveva detto che sarebbe rimasto fino al 2024. Dove sta la verità? E perché la scelta della Juve di chiudere il rapporto non è stata resa pubblica in modo per permettere al popolo bianconero di salutare al meglio una leggenda?
La verità, probabilmente, non verrà mai a galla. La Juve è andata avanti per la sua strada, nella linea del ringiovanimento della rosa e del contenimento dei costi degli ingaggi. La linea del rinnovamento ha prevalso su tutto, come successo già in passato con ottimi risultati conquistati nel tempo.
Con l’addio di Bonucci un’era della Juve è definitivamente finita. Ora toccherà a Danilo, Alex Sandro e Rabiot portare avanti nel presente e nel futuro l’eredità lasciata da lui. Senza mai dimenticare quanto lui e le leggende del recente passato hanno fatto per questa maglia e questi colori.