Bonucci: «Vialli capitano della mia unica Champions. Non dimenticherò mai quelle parole»
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Bonucci: «Vialli capitano della mia unica Champions. Non dimenticherò mai quelle parole»

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Bonucci: «Vialli capitano della mia unica Champions. Non dimenticherò mai quelle parole». Il ricordo del capitano della Juventus

Intervistato da Repubblica il capitano della Juventus e della Nazionale Leonardo Bonucci ricorda Gianluca Vialli.

VIALLI ALL’EUROPEO – La sua figura è stata fondamentale per ripartire e per ricostruire una mentalità vincente. Lo posso dire a chiare lettere e con cognizione di causa: lui ci ha dato qualcosa in più. La sua leadership. Il suo carisma. Con l’autorevolezza e nello stesso tempo con l’umiltà, quando faceva i discorsi alla squadra e quelli individuali ti lasciava sempre una sensazione che nessun altro avrebbe potuto trasmetterti. Lui era stato indubbiamente un grande giocatore. Però sentivi di trovarti di fronte anche a un grande uomo.

IL SUO RUOLO – Quello di punto di riferimento. Dalle sue parole c’era sempre da imparare perché dentro c’era la sostanza di un esempio vivente. Ogni volta che parlavamo, ne uscivo arricchito. Ci trovavamo spesso a discutere della vita: del campo e di quello che un calciatore fa fuori. Delle analogie tra le due situazioni. Sei simile, in campo, a quello che sei nella vita: un bravo marito, un bravo padre, un bravo amico.

LA MALATTIA – Certamente il suo atteggiamento è stato un appiglio per tutti noi, lo stimolo a dare sempre qualcosa in più. Tutti sapevamo, tutti conoscevamo la battaglia che stava affrontando, ma non l’abbiamo mai visto mollare di un centimetro. Quando scendevamo per fare colazione, lui era già sul campo a fare la sua corsa, a lottare.

LA CHIACCHIERATA – Sì, quello che mi ha colpito più di tutti è abbastanza recente. Meno di un anno fa, quando fallimmo la qualificazione al Mondiale, dovevamo andare in Turchia a giocare una partita dolorosa. La mattina dopo, al rientro da Palermo, mi si avvicinò e mi disse parole che non dimenticherò mai. «Mi disse: “Guarda, Leo, adesso siamo noi da soli di fronte alla realtà e nessuno ci può tirare su, se non lo facciamo da soli. Pensa alla mia vita: ho vissuto l’apice del successo e ora devo combattere la malattia. Ma io non mollo e così deve fare la Nazionale. Dipende solo da noi: dobbiamo guardare alla ricostruzione. Ora che Chiellini lascia, tu diventerai l’esempio che tutti dovranno seguire. E io sarò accanto a te, aiuteremo tutti a ricostruire, a riportare l’Italia dove merita di stare.

IL DISCORSO DOPO LA FINALE – Dopo quel discorso è facile immaginare come ci sentissimo noi. Vialli sapeva trovare le parole giuste nel momento giusto: mai una frase scontata o detta a sproposito. La verità è che aveva un livello di intelligenza e di valori troppo elevato per avere fatto solo una carriera da calciatore. Era quasi l’eccezione che conferma la regola. Ognuno di noi può ricordare qualcosa di particolare. E poi era una persona divertente.

VIALLI CAMPIONE – Per me lui era il capitano della mia unica Coppa Campioni, un simbolo della Juve, della leadership: il Campione. Da bambino, nel 1996, scesi in strada a Viterbo a festeggiare.

SALUTO – Io cercherò di andare ai funerali: è una cosa che sento, voglio esserci. Poi, certo, non sarà più la stessa cosa. Gianluca lascia un vuoto enorme. Sono sincero, chiunque arriverà al suo posto non potrà mai essere come lui: è stato un uomo unico.

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