Brambilla racconta la Juventus Next Gen: «Qui si diventa grandi»
Connettiti con noi

Hanno Detto

Brambilla racconta la Juventus Next Gen: «Qui si capisce cosa serve per diventare grandi»

Pubblicato

su

Brambilla racconta la Juventus Next Gen: «Qui si capisce cosa serve per diventare grandi». Le parole dell’allenatore

A Cronache di Spogliatoio, Brambilla racconta la Juventus Next Gen.

NEXT GEN «Anche per me è l’esordio in una prima squadra e, a livello di lavoro, ci sono poche differenze tra la Primavera e quello che stiamo facendo adesso. Dobbiamo lavorare sulla crescita dei ragazzi sotto tutti gli aspetti, ma quello che cambia e che qui il risultato conta».

SERIE C«Affrontiamo partite toste, contro rose che lottano per salire oppure non retrocedere. La differenza sta in questo concetto. Il lavoro in settimana è poco diverso, ma la domenica i calciatori possono capire davvero quello che serve per diventare grandi. Sei in un campionato dove il risultato conta, la classifica ha un peso importante. In Primavera, se perdi, alla fine non succede niente».

CRESCITA «Sono in un’età in cui i margini di miglioramento sono volubili e durante la settimana ci concentriamo su questo aspetto. Dobbiamo metterli nel contesto corretto, organizzato a livello di singolo e di squadra, perché nel weekend è fondamentale che facciano parte di un ambiente che lavora a meraviglia contro formazioni di livello».

OBIETTIVI «Cerchiamo di far capire ai ragazzi che il risultato è solamente il frutto della prestazione, che questa deve sempre avere la priorità, senza perdere di vista il resto. Ci sono tante variabili che antepongono una vittoria a una sconfitta, e niente deve intaccare il senso della loro preparazione in settimana. Se alla prestazione non leghi il risultato, significa che qualcosa non ha funzionato bene, ed è materia di studio per mostrare ai nostri atleti la direzione corretta».

TRA PRIMAVERA E PRIMA SQUADRA«Il salto tra la Primavera e la prima squadra è troppo difficile. Certo, ci sono le eccezioni, quelli che possono permetterselo. Questa rosa è nata per questo motivo, per porsi nel mezzo. Deve essere funzionale alla crescita, inserire lo stacco della C rispetto a una realtà giovanile. Sono campionati completamente diversi. In C trovi tattica e fisicità differenti, così come il modo di interpretare le gare. È come confrontare il giorno con la notte. Chi arriva dalla Primavera, inizialmente qualcosa concede e soffre: una volta che ti adatti, migliori a vista d’occhio, specialmente perché a quest’età sei in perenne evoluzione».

ALLENAMENTI «Si cerca di portare l’intensità in allenamento, ovvero quella che trovano la domenica. Nelle esercitazioni raramente fischio falli. A volte si lamentano, ma nel weekend si rendono conto perché lo faccio. In C il gioco è spezzettato, pieno di seconde palle, di contatti e noi cerchiamo di riportare tutto questo in allenamento, per prepararli al peggio. Man mano che giocano, si rendono conto di ciò che vogliamo tirino fuori».

RESPONSABILIZZAZIONE «Il nostro compito è metterli nelle condizioni idonee per esprimersi e prendere coscienza. Vogliamo che si responsabilizzino. Se un ragazzo sale in prima squadra, quando scende deve dare ancor di più per dimostrare di poter tornare nuovamente sopra, e così via. A volte fare la spola può essere destabilizzante, e in quel momento comprendiamo una parte dello stato di crescita del calciatore. Sanno quello che li aspetta e devono andare ancora più forte».

STRUTTURE JUVE «Mezzi, organizzazione e strutture sono al top. Lo staff medico è di livello, c’è tutto a disposizione. Fondamentale è dare un’impronta e gestire i ragazzi dal punto di vista mentale, cerchiamo di entrare nella loro testa per sfruttare ciò che conta davvero. Le strutture e i mezzi sono importanti, ma il rapporto che devono avere con allenatori, preparatori, medici e altre figure dello staff deve essere provvidenziale e funzionale. La componente umana gioca un ruolo di primo piano nel loro progresso».

SECONDE SQUADRE «Basta guardare all’estero, tanti giocatori di prima divisione sono passati dalle seconde squadre dei loro Paesi. Non dobbiamo uniformare la crescita di nessuno. Ci sono giovani che dopo 6 mesi di Primavera possono andare in Serie A, altri che hanno bisogno di un anno in Primavera e poi in seconda squadra, altri ancora di farne due in Primavera. Sono le società che devono dotarsi di dirigenti che sanno di calcio e sappiano decidere profilo per profilo qual è davvero la strada giusta da percorrere».

Copyright 2024 © riproduzione riservata Juventus News 24 – Registro Stampa Tribunale di Torino n. 45 del 07/09/2021 - Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione al n. 26692 Editore e proprietario: Sport Review S.r.l P.I.11028660014 Sito non ufficiale, non autorizzato o connesso a Juventus Football Club S.p.A. I marchi Juventus e Juve sono di esclusiva proprietà di Juventus Football Club S.p.A.