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Branescu: «La Juve ti insegna a vincere. È una squadra diversa dalle altre» – ESCLUSIVA
Laurentiu Branescu, portiere del Kilmarnock in prestito dalla Juve, ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Juventus News 24
La Juve è nel suo destino: lo osserva, lo monitora a distanza essendo proprietaria del suo cartellino. Il presente, però, lo ha portato a prendere un volo di sola andata quest’estate destinazione Scozia. Sono i pali del Kilmarnock ad essere difesi da Laurențiu Branescu, portiere classe ’94 che sta vivendo una stagione da protagonista nella Scottish Premier League. Due anni all’ombra della Mole dal 2011 al 2013, caratterizzati da una continua spola tra settore giovanile e prima squadra. Poi il girovagare prima per l’Italia, con i prestiti a Juve Stabia e Lanciano, e poi in giro per l’Europa, con le esperienza ad Haladas, Omonia, Dinamo Bucarest, HNK Gorica, Žalgiris Vilnius e ora al Kilmarnock. Branescu ha parlato – in esclusiva a Juventus News 24 – della situazione attuale nel campionato scozzese in seguito all’emergenza Coronavirus, ripercorrendo anche i suoi ricordi con la Vecchia Signora.
Laurențiu, qual è la situazione attuale nel campionato scozzese in seguito all’emergenza Coronavirus? Quali segnali arrivano dalla Federazione sulla possibile ripresa della stagione?
«Al momento tutti i club hanno votato per portare a termine il campionato. Manca soltanto il voto del Dundee United, che ha vinto la Serie B scozzese e dovrebbe andare verso la direzione della chiusura della stagione, ma non si sa ancora. La cosa certa è che presto avremo una video riunione con la società e ci diranno ciò che succederà. La situazione non è chiara non solo in Scozia ma in tutti gli altri Paesi, non solo dal punto di vista calcistico. Spero che si risolverà tutto il più in fretta possibile».
Questa è la tua prima stagione in Scozia con la maglia del Kilmarnock. Che impatto hai avuto con questa nuova realtà?
«È stata una stagione positiva, molto ricca a livello di esperienza. È un Paese nuovo, un ambiente nuovo per me, e questo mi ha fatto crescere. Ho giocato sempre titolare, rendendomi protagonista di un campionato positivo. Spero che questa avventura mi aiuterà in futuro: è bellissimo giocare qui, perché gli stadi sono sempre pieni e l’ambiente è molto caloroso. Mi sono adattato subito a questa realtà, avendo anche la fortuna di lavorare con uno staff italiano».
Nei primi mesi della stagione sei stato allenato da Angelo Alessio, avuto anche alla Juve come vice di Antonio Conte. Com’è maturato, secondo te, il tecnico in questi anni?
«Il mister è stato molto importante per me qui al Kilmarnock. È stato lui a portarmi in Scozia insieme al preparatore dei portieri e a Massimo Donati. Mi hanno aiutato a tornare ad assaggiare un calcio importante, a come vivere uno spogliatoio dei ‘grandi’. Dopo che sono uscito dal settore giovanile ho avuto qualche difficoltà, per questo motivo sono contento di questa opportunità. Alessio ha vissuto in prima persona l’esperienza dopo aver fatto per tanti anni il vice di Antonio Conte: sono sicuro che è stata una parentesi positiva per lui, al di là di come si è conclusa. Potrà continuare a crescere come allenatore perché ha un’ottima visione di calcio e spero di rivederlo al più presto su una panchina».
Una figura importante per te alla Juve è stato il preparatore dei portieri Claudio Filippi. Cosa ti ha trasmesso maggiormente per contribuire alla tua crescita?
«Da quando sono arrivato alla Juve mi ha subito aiutato, cambiando anche il mio modo di allenarmi. Sappiamo tutti che la scuola dei portieri italiana è la migliore, perciò il primo obiettivo che ha cercato di raggiungere con me è stato quello di cambiare il mio modo di parare, di pensare, di vivere il calcio. Non è facile arrivare da ragazzino alla Juve, ma la cultura del lavoro che ho vissuto a Torino mi accompagna in tutta la carriera. Ho riscontrato delle difficoltà uscendo dal settore giovanile, perché non ho ritrovato le stesse modalità di lavoro che avevo in bianconero. Anche questa esperienza al Kilmarnock è stata un’idea del mister: qui ho trovato il preparatore Marco Garofalo che mi ha aiutato tanto. Spero che i consigli che mi ha dato Filippi mi aiutino in tutta la mia carriera».
Quali particolari osservavi negli allenamenti in prima squadra da campioni come Buffon?
«In prima squadra stavo attento a tutti i dettagli, non solo a Buffon perché la Juve ha sempre avuto un reparto portieri importante. C’erano Gigi, Storari, Manninger, poi è arrivato Rubinho: osservavo tutti perché si era formata una grande squadra. Avevo qualcosa da imparare da ognuno di loro, per questo motivo non perdevo neanche un particolare di quegli allenamenti».
Che ricordi hai dello spogliatoio bianconero? C’era qualche calciatore che ti dava dei consigli particolari?
«Più di tutti è stato Storari a darmi dei consigli. Mi correggeva sempre in allenamento, dandomi delle dritte che non dimenticherò mai. Sarebbe riduttivo nominare soltanto lui, perché tutti sono stati importanti. I portieri passano più tempo insieme, per questo motivo Storari mi ha aiutato tanto».
E Antonio Conte?
«È un allenatore importante, un allenatore vincente. Fa capire ai suoi giocatori cosa vuol dire vincere, aiutandoli non solo a pensarlo ma indicandogli anche la strada per come farlo. Nel poco tempo in cui sono stato aggregato in prima squadra, mi ha fatto capire che si trattava di un altro calcio. Mi ricordo che un giorno, durante una riunione dopo la vittoria del primo Scudetto, ci disse che vincerlo non era stato semplice, ma continuare a vincere sarebbe stata ancora più dura. Questo fa capire tutto sull’uomo e sull’allenatore che è Antonio Conte».
L’esperienza in prima squadra ma non solo. Alla Juve hai vissuto una parentesi importante anche nel settore giovanile: quanto è stata importante per la tua crescita calcistica?
«La Juve ha uno stile, ti fa crescere dal punto di vista calcistico ma anche da quello umano. Ti insegna tantissime cose: è una società a parte, con uno stile diverso da tutte le altre. Questo lo dimostra la storia di una squadra che punta sempre a vincere, non solo in prima squadra ma in tutte le categorie. Ogni giocatore cresce con la mentalità della vittoria: devi trovare questa strada, e la Juve ti insegna a vincere».
In Primavera hai condiviso lo spogliatoio con Daniele Rugani. Lo hai sentito in queste settimane dopo la notizia della positività al Coronavirus?
«Con lui ho giocato un anno e mezzo in Primavera, e si vedeva che avrebbe fatto strada. Aveva già allora qualità importanti. Per ciò che gli è successo non l’ho sentito purtroppo, perché era un momento delicato per lui. Ora ho visto che è passata per lui questa situazione, e spero che anche gli altri guariscano perché non è facile da attraversare questo periodo».
Il tuo cartellino è ancora di proprietà della Juventus. Speri di tornare ad indossare la maglia bianconera un giorno?
«Non lo so cosa succederà in futuro. Per me è tutto aperto adesso, in questo momento non so quale destinazione prenderò quest’estate e che cosa succederà con la Juventus. Ora pensiamo a superare questo periodo buio che circonda non solo il calcio, poi parleremo di futuro».
Si ringrazia Laurențiu Branescu e l’ufficio stampa del Kilmarnock per la gentile concessione dell’intervista