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Bucchi confessa: «È già pronto per trasferirsi alla Juventus» – ESCLUSIVA
Cristian Bucchi, allenatore, ha parlato in esclusiva a Juventusnews24 verso Sassuolo Juve. Le sue dichiarazioni
L’ex allenatore del Sassuolo nel 2017, Cristian Bucchi, ha rilasciato un’intervista esclusiva a Juventusnews24 verso il match del Mapei Stadium. Le sue parole.
Può considerarsi un aspetto il positivo il fatto che Sassuolo-Juve arrivi tre giorni dopo la disfatta con il Milan? C’è subito il desiderio di voltare pagina…
«Sicuramente. Se da una parte il dispendio fisico è importante, dall’altra parte le partite sono il momento più bello: più si gioca e più i calciatori sono contenti. Gli stessi giocatori non vedono l’ora, sia nel caso dovessero perdere per voltare pagina e sia nel caso dovessero vincere per continuare sull’onda dell’entusiasmo. Per la Juventus la cosa migliore è lasciarsi alle spalle una partita sbagliata e un momento un po’ particolare».
È rimasto sorpreso della stagione della Juventus o si aspettava un cammino del genere al primo anno di Pirlo sulla panchina bianconera?
«Per me non è assolutamente una sorpresa. Ci si aspetta sempre che la Juventus arrivi in fondo a tutte le competizioni, ma quando la società all’inizio ha fatto delle scelte importanti e, tra virgolette rischiose, sapeva benissimo quali potevano essere gli scenari. Quando vendi Pjanic, Khedira, Matuidi, Higuain, ossia i giganti della Juventus degli ultimi anni, e acquisti giocatori giovani che, seppur forti non sono ancora all’altezza dei loro predecessori, e unisci il tutto ad un allenatore che è in passato è stato un grandissimo campione ma è inesperto, comporta una forbice di rischio che la Juve deve aver calcolato. Seppur tutti sperano in un esito migliore, ci sta in un percorso del genere».
Lei ha allenato Pescara, Gubbio, Torres, Maceratese e Perugia prima del salto in Serie A. Dal suo punto di vista, la tanto menzionata “gavetta”, quanto è importante nel percorso di crescita di un allenatore?
«È importante nel bene e nel male, perché ti dà la possibilità di confrontarti, di cimentarti, di criticarti e vivere situazioni positive e negative che ti fanno crescere. L’esperienza è questa. Magari avere un esonero anche, che è un tassello che ci accompagnerà sempre nella nostra carriera. Farlo in categorie minori, in cui ci sono pressioni e organizzazioni diverse, ti lasciano dentro un bel bagaglio che utilizzerai nel corso della carriera».
La qualificazione in Champions League sarà un crocevia fondamentale in casa Juve in vista della prossima stagione. Punterebbe ancora su Pirlo o sarà necessaria un’altra “rivoluzione” in panchina?
«Io sono uno di quelli convinti che la Juve andrà avanti con Pirlo, proprio per dare seguito alla scelta fatta la scorsa estate. Non è stata coraggiosa lo scorso anno, adesso se lo conferma dimostrerà coraggio. Se la Juventus affida una squadra ad un allenatore che non ha esperienza, è perché si fida ciecamente delle sue qualità umane e vuole aprire un ciclo. Per farlo, bisogna passare anche da momenti difficili. Solskjaer ora sta facendo bene, ma è passato da stagioni complicate: gli stessi Guardiola o Klopp… Lì vedo la grandezza di una squadra: ‘Bene, quest’anno non abbiamo vinto e ci può stare, abbiamo azzerato e resettato, adesso questo processo va avanti’».
Torniamo al presente. Che cammino è stato quest’anno per il Sassuolo?
«Io immaginavo di vedere questo tipo di campionato da parte del Sassuolo. Innanzitutto perché è una squadra con un organico importante: non mi sorprende di vederla in quella posizione e non mi sorprende il tipo di calcio che esprime. So che l’allenatore è bravo e so che giocano insieme da tre anni, puntellando il gruppo con acquisti giusti che rientrano nell’idea di De Zerbi. È programmazione, fidandosi reciprocamente e costruendo qualcosa insieme. La società ha avuto fiducia, ha continuato ad investire per accontentare l’allenatore e portare sempre di più la sua idea al centro del progetto. I frutti sono questi».
Un osservato speciale sarà certamente Manuel Locatelli. Lo considera già un giocatore da Juve?
«Sì. Al di là dell’exploit iniziale al Milan, ha lavorato molto su di sé: ha capito quali erano i tasselli che gli mancavano per diventare un giocatore importante. Ha conquistato la Nazionale, oggi è un giocatore maturo che potrebbe essere titolare in tutte le squadre di Serie A».
Per quanto riguarda Berardi, invece, le hai mai detto qualcosa nel 2017 quando si parlava insistentemente del suo passaggio alla Juve?
«Quell’anno fu un’estate particolare per Domenico. Giocò l’Europeo Under 21 e arrivò molto in ritardo con noi in ritiro. Poi, soprattutto sotto la mia gestione, ha avuto diversi problemi: a Bergamo subì un taglio al piede e stette fuori tre settimane, poi subì una distorsione al ginocchio. Era anche l’anno dei Mondiali, e per lui poteva essere uno stimolo importante. In quella sessione arrivò la richiesta del Napoli, ma non aveva la predisposizione a cambiare in quel momento lì. Oggi è un giocatore più maturo, più pronto: è arrivato al momento in cui un salto in avanti più farlo. Dipende da lui però: so che è legato al Sassuolo e sarà sempre una bandiera di questo club. Se trova attorno un contesto di fiducia importante, può fare bene in una grande squadra».
Al Sassuolo lei ha allenato Scamacca (ora in prestito al Genoa). Avrebbe fatto comodo secondo lei al reparto offensivo bianconero un suo eventuale acquisto a gennaio?
«Ho avuto la fortuna di allenare tanti bravi giocatori. Quell’anno a Sassuolo arrivarono tantissimi ragazzi con grandi qualità e prospettive. Ovviamente Acerbi, ma feci esordire anche Rogerio, Pierini, Scamacca, Frattesi, Marchizza e vederli adesso è un motivo d’orgoglio. Gianluca ha mezzi importantissimi e ha bisogno di giocare per migliorare. Ha compiuto le tappe giuste nel suo percorso di crescita per arrivare pronto a grandi livelli. A gennaio alla Juventus? Secondo me ha fatto bene a rimanere al Genoa perché, anche se a volte non ha giocato molto o è stato sostituito, il suo percorso in questa stagione è stato perfetto così. Per il futuro non so, anche perché dipende dal Sassuolo: se punterà su di lui o su Raspadori, se vorrà monetizzare, o se vorrà essere protagonista in una squadra di metà classifica o crescere alle spalle di campioni come Ibrahimovic e Ronaldo».
Boga e Raspadori da un lato, Cristiano Ronaldo e Dybala dall’altro. In caso di “sacrificio” eccellente a fine stagione, a chi darebbe addio con meno rimorsi tra i due bianconeri?
«Sono due giocatori che condizionano molto. Per età è facile dire Ronaldo perché, nel momento in cui non hai la forza di puntellare la squadra, è un gioco che non vale la candela. Dybala quest’anno ha giocato poco, ed è stato al di sotto delle aspettative ma, in un nuovo assetto tattico, può trovare la sua collocazione giusta e la Juve può ritrovare quel giocatore importante che per lunghi tratti è stato con Allegri».
Sassuolo-Juve fondamentale per la corsa Champions. Chi vede favorite per un posto tra le prime quattro?
«La Juventus è quella che rischia seriamente di rimanere fuori, non solo per l’ultima partita ma per come si è espressa nell’ultimo periodo. Milan, Atalanta, Napoli sono squadre frizzanti, vogliose, arrivate con energia a questo punto, la Juve è sembrata una formazione quasi vuota e questo spaventa un po’ di più. La partita col Sassuolo è una risposta importante: se non vince penso che si autoescluda».
Si ringrazia Cristian Bucchi per la disponibilità e la cortesia mostrate in questa intervista.