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Bucciantini: «Allegri deve ricostruire la Juve nelle idee» – ESCLUSIVA

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Marco Bucciantini, noto giornalista ed opinionista, è intervenuto in esclusiva ai microfoni di Juventusnews24: le sue parole

La Juve è tornata a vincere dopo un mese e lo ha fatto con un secco 3-0 contro il Bologna. Il modo migliore per provare a ripartire dopo il momento di crisi, in vista di un ottobre che si preannuncia infuocato tra impegni in campionato e in Europa, dove stasera sarà impegnata contro il Maccabi.

Di questo e altro, per Juventusnews24, ne ha parlato Marco Bucciantini.

La prestazione con il Bologna rappresenta un punto di svolta o, secondo lei, è una casualità sulla falsa riga del match con il Sassuolo?

«Abbiamo tutti visto una Juve più continua, più compatta durante tutta la partita. Al di là della fragilità del Bologna, è certamente un fatto importante. Poi, sì, il Bologna è stato inconsistente, ma un clamoroso limite della Juventus del primo mese di stagione era proprio quello di subire anche avversari più deboli, di farli crescere troppo dentro il campo e dentro il match. E questo domenica non c’è stato. Non credo al caso, in tutti i sensi: anche il concetto di svolta, che spesso allacciamo ai risultati, mi lascia una vaga idea di casualità. Credo alle idee, al lavoro e ai valori. E in un gioco di squadra anche alla capacità di fare le cose insieme, e crescere insieme. È stata una buona vittoria, e soprattutto una buona partita. Quindi può essere importante».

Cosa ne pensa del lavoro svolto da Allegri fino ad ora?

«Non ha mai lavorato con la squadra che voleva. Ma non ha reso squadra quello che aveva. Credo che come sempre accade con le sue squadre prenderà adesso velocità, secondo me la Juventus ha molto potenziale che forse non è facile da organizzare. Cioè non è una squadra da gestire: bisogna spostarla con un’idea forte. Ogni squadra competitiva è anzitutto un’impressione, a volte una missione. Forse Real e PSG possono governare gli istinti dei loro campioni. Le altre, in Italia e fuori, anche quando hanno grandi giocatori sono comunque squadre connotate, almeno intense. La Juve non ha più in eredità gli scudetti. Da due stagioni si è capito. Quella forza deve ricrearla ma non è più nella sola e intelligente gestione dei giocatori, o in qualche intuizione. Non c’è più quel vantaggio. Va ricostruita nelle scelte societarie e nell’idea di gioco. È un lavoro grosso e spesso viene semplificato o banalizzato. Spero che siano solo atteggiamenti comunicativi».

Stasera non partirà dall’inizio Milik, ma ha già mostrato un’ottima intesa con Vlahovic. E’ il modulo a due punte la soluzione giusta?

«Adesso Vlahovic e Milik per solo presenza e vicinanza provocano qualcosa nella partita. Aiutano gli esterni a fare un lavoro più semplice. Nascondo qualche limite di manovra».

Si aspettava questo inizio da parte di Milik?

«Milik è uno che capisce la partita e sa giocare a calcio, sa muoversi, sa far muovere difensori e palla, ha tempismo e stacco per fare gioco anche con la testa. È sempre stato un attaccante senziente. Quando è stato bene, è sempre stato fra i migliori attaccanti della serie A, determinante e associato agli altri, in una squadra dove il centravanti doveva giocare molto. Semmai a volte ha difettato di agonismo, ma in quello Vlahovic straripa…».

I ritorni di Pogba e Chiesa possono dare una sterzata definitiva?

«Pogba, Chiesa, Di Maria: sono giocatori di livello internazionale. Dominanti, di personalità, coraggio, di pensieri e giocate decisive, che sentono la partita. Con loro Allegri può comporre con naturalezza il 433 originario. E aggiungerlo a quanto deve fare oggi con Vlahovic e Milik. Quando ci saranno tutti, la Juventus sarà la squadra con l’organico più ricco (e magari Kostic, Cuadrado, Locatelli e Milik in panchina). Questo voleva essere. Eppure non basterà se non avrà l’intensità, la velocità, la consapevolezza di squadra e non solo individuale di Milan e Napoli. La loro voglia di spingere sempre, il loro rifiuto di gestire, concetto-trappola quando hai molti giocatori che si accendono con spunti individuali, come ci saranno nella Juve al completo».

Si è vociferato molto negli ultimi giorni di possibili cambi societari. Come vedrebbe Giuntoli in bianconero?

«La Juventus fra 2 anni farà un secolo con la stessa proprietà. Una cosa straordinaria nel mondo. Quando ha vinto, almeno nell’avviso i lunghi cicli di vittorie, ha avuto sempre una dirigenza con grande investitura. Questo doppia continuità creava una forza enorme, un blocco di responsabilita che si trasferiva alla squadra e anche all’aria che respirava tutto il Paese…. Non lo so se arriverà qualcuno e forse ne sono passati troppi in pochi anni, l’insoddisfazione porta a cambiamenti, intossica le valutazioni. E le incomprensioni finiscono per migliorare la concorrenza…. qualunque sia la.dirigenza scelta da Agnelli, abbia tempo, missione, competenza, idee e se mi permetti anche “immagine”, nel senso serio del termine. Se oggi Agnelli non sente questi valori attorno a lui, faccia scelte nette, ma poi le protegga. La Juve è sempre stata costretta dell’urgenza di vincere, ma non è più un calcio di accumulo di giocatori e la Serie A non è ulnpunto di arrivo dei migliori, per cui è facile determinare i valori. Il tempo e il lavoro diventano allora più importanti, il tempo serve, il pensiero è la strada».

La Juve può giocarsela per lo Scudetto?

«Detto questo, mi pare ovvio che una squadra che ha investito tanto quanto la Juventus, che ha giocatori e monte ingaggio a quel livello, che paga lo stipendio più alto al tecnico e che ha nella sua storia un solo obiettivo, debba credere nello scudetto. Deve però capire che la distanza è vera, e la rimonta non è suggestiva o magica: è una rimonta di mentalità, di identità, di vocazione. Di lavoro».

E per il passaggio agli ottavi di Champions?

«In Champions la Juve probabilmente deve vincere 4 partite. È possibile, ma è difficile: è stata battuta da due squadre migliori di lei, sul campo. Credo che quella contro i portoghesi possa essere stata una sconfitta-manifesto».

Si ringrazia Marco Bucciantini per la cortesia e la disponibilità dimostrate nel corso di questa intervista

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