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Le turbe di Buffon: «Italia al Mondiale? Non sono sicuro. Temo la Svezia»

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Il portiere della Juve e della Nazionale tiene la concentrazione altissima in vista di una delle partite più attese dell’anno. L’Italia si gioca il Mondiale. Ecco le prudenti considerazioni di Gianluigi Buffon

Più che Gianluigi Buffon, a parlare è l’esperienza ventennale di un campione che, in carriera, ne ha viste davvero tantissime. Il capitano dell’Italia ha parlato ai microfoni di Rai Sport in vista dell’andata dello spareggio di venerdì 10 novembre. Il match contro la Svezia, valido per la qualificazione al Mondiale di Russia 2018, è un appuntamento imprescindibile per la selezione di Ventura. Buffon si è detto sinceramente preoccupato, soprattutto per alcune caratteristiche degli scandinavi che potrebbero mettere in difficoltà gli Azzurri. Ecco tutte le parole di Super Gigi che, inevitabilmente, ha toccato anche il tema Andrea Pirlo.

MONDIALE? – «Cosa ci fa paura? Della Svezia, delle squadre nordiche, fa paura la loro metodicità. Sono squadre metodiche, fanno le stesse cose, le sanno fare bene. Come dico sempre, se con queste squadre giochi da 6 probabilmente perdi, se giochi da 6.5  pareggi, se giochi da 7 vinci. Quindi sai che per fare tua la gara devi fare una bella partita anche individualmente. Se l’Italia andrà al Mondiale? Se me lo avessero chiesto 20 anni fa, in maniera spavalda, avrei detto: ‘Siamo già al Mondiale’. Adesso sono passati 20 anni e dico: ‘Lavoriamo per questo’». 

BISCOTTO INDIGESTO – «Il ‘biscotto’ del 2004? Il tempo passa. L’uscita da quell’Europeo con cinque punti fu bruciante, fu una grande delusione. È anche vero che se avessimo fatto meglio non ci sarebbe stato questo tipo di problematica. Se ti ritieni una squadra o un giocatore forte, sai che il destino passa dalle tue mani e non devi aspettare gli altri. Il clima nel gruppo è sempre buono, è gioioso, c’è voglia di fare, di stare insieme, di condividere, con la coscienza e la consapevolezza di chi sa che andiamo incontro a due partite molto importanti per l’Italia intera, per il movimento calcistico, per dare una gioia importante anche alla nostra gente che ci sta vicino e ci segue con passione».

ZAZA – «La pressione? Non dobbiamo sentire quella esterna, perchè probabilmente non aiuterebbe. La pressione te la dà il senso di responsabilità, la consapevolezza che ci stiamo giocando molto e l’Italia si gioca molto. Come ho trovato Zaza? L’ho trovato sempre pelato, uguale. Rinascita… non è che stiamo parlando di un giocatore defunto e poi resuscitato. Zaza ha sbagliato solo un rigore, come ne hanno sbagliati altri in quella partita e come ne hanno sbagliati tanti prima di lui in tutti questi anni di Nazionale in cui ci sono stato io. Di conseguenza trovare il caprio espiatorio in una sconfitta  così, in Zaza o in Pellè, mi sembra assurdo. Ha avuto il coraggio di battere un rigore, l’ha sbagliato. Peccato, la vita va avanti, non è che puoi in base ad un rigore valutare la bravura o meno di un giocatore. E Zaza, dopo un anno difficile come quello scorso, sta dimostrando di essere il gicoatore che tutti pensavamo fosse, un giocatore importante per la nostra causa».

FIDUCIA IN VENTURA – «Ritorno al 3-5-2? Penso che Ventura non abbia ancora deciso che tipo di partita faremo nello specifico, anche perché è solo un giorno che siamo insieme e secondo me vuole monitorare anche le condizioni di ogni elemento per poi poter scegliere il modulo migliore per farci esprimere. Credo che una persona e un professionista con l’esperienza del nostro ct sappia benissimo come approcciare queste gare, come affrontare questo tipo di impegno che a differenza di molte altre partite diventa un doppio impegno, andata e ritorno. Quindi ci affidiamo a lui e abbiamo piena fiducia in lui».

SPOGLIATOIO – «Il confronto tra noi giocatori dopo il pareggio con la Macedonia? È stato fatto passare come un qualcosa di eccezionale, io vedo estremamente normale che dei professionisti, nel momento in cui non riescono ad esprimersi e a ottenere determinati risultati, se hanno a cuore il lavoro che stanno facendo, se hanno a cuore le sorti della propria squadra, in questo caso una nazione, debbano fare il massimo ed essere disponibili a qualsiasi tipo di confronto per poter superare ogni tipo di difficoltà e ostacolo. Questa è una prassi molto usata da quando sono in Nazionale e da quando sono alla Juve. Capita spesso, magari non capita spesso che si venga a sapere».

ADDIO PIRLO – «Ad Andrea ho mandato un messaggio ieri, personale, intimo, perchè alla fine con Andrea c’è una conoscenza più che ventennale. Ricordavo che se 25 anni fa quando ci siamo conosciuti – era un’estate del ’93 per preparare un Europeo, in un caldo infernale a Giulianova – ci avessero detto che avremmo fatto questa carriera, avremmo firmato immediatamente. È stata una bella vita e una grande carriera»

 

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