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Buffon: «Finale di Champions contro la Juve? Vorrei esultare pazzamente»
Gianluigi Buffon, ex portiere della Juventus, ha parlato dei bianconeri e di CR7, della sua scelta di andare a Parigi e della Nazionale.
Gianlugi Buffon, leggenda della Juventus, ha affrontato diversi temi in una recente intervista concessa al Corriere della Sera. L’estremo difensore del PSG ha parlato di Juve, Nazionale e CR7, spiegando la sua scelta di non smettere con il calcio giocato.
GIOCARE ANCORA – «Cosa rispondo a chi dice che continuo a giocare per i soldi? Un po’ di invidia c’è sempre ed è anche umana, ma la prima regola è quella di non lasciarsi condizionare da giudizi e idee altrui. Non prostituirò mai i miei ideali e i miei sogni per il denaro. Altrimenti lo avrei fatto ben prima. Il denaro è importante, è un mezzo per vivere meglio. Ma non sono venale. Ad una certa età tutti sono considerati cotti e ricevere la proposta di una società come il PSG è la vera soddisfazione della vita: ho dato il massimo sempre, sono certo di essermi comportato bene e la vita mi ha premiato con questo bonus».
JUVENTUS – «La mia mancanza? Non penso, perché è una società che programma tutto così bene che difficilmente sbaglia i momenti delle scelte. È diventata una macchina da guerra anche per questo. È la più forte in Europa? È sicuramente tra le grandi pretendenti. Ma non sempre vincono i più forti. Soprattutto in un torneo più corto a volte vincono i più bravi. Sfidarli prima della finale sarebbe meno doloroso? Sì. Anche bello e strano. Ma tornerei nel mio stadio, tra i miei tifosi, con cui mi sono lasciato in maniera commovente. Una rimpatriata. Mentre in finale la gestione del dopo partita sarebbe complicata: vorrei avere la libertà di esultare pazzamente in caso di vittoria. Solo a fine carriera vi dirò cosa è stata la Champions per me. Detto questo, non sono venuto qui per vincerla, perché altrimenti non avrei capito niente. Ma spero di portare qualcosa in più e ho l’ambizione di migliorare quello che è stato fatto fin qui. Sarebbe importante».
NAZIONALE – «Ho parlato col Mancio: non c’è bisogno di me. Italia in buone mani con Mancini ct, Chiellini capitano e Donnarumma in porta? Sì. Mancini sa qual è la strada migliore da intraprendere, mentre il presidente federale non lo conosco. Sono strafelice che Chiello abbia ereditato la mia fascia sia alla Juve sia in Nazionale perché è un uomo e un giocatore che merita questo tipo di responsabilità. Gigio è un simbolo della coerenza e della bontà del progetto che prevede di preparare i più giovani al prossimo appuntamento. Credo che anche Perin, se cominciasse a giocare, Meret, Cragno e Sirigu diano garanzie totali».
CR7 – «Ho giocato con tanti campioni e per misurarmi avrei voluto giocare con tutti, anche con lui. A Parigi però non è che non ce ne siano. Mbappé e Neymar hanno quel tipo di pedigree».