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BUFFON: «Allenatori? Conte il più duro, Sarri il più pignolo. Allegri…» – VIDEO

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Gigi Buffon, al Festival dello Sport di Trento, parla di vari temi, tra cui la Nazionale, gli allenatori avuti e molto altro

Tanti i temi affrontati da Gigi Buffon dal palco del Festival dello Sport di Trento. Il portiere della Juve ha parlato così.

NAZIONALE «Essere un ‘idolo’ in Nazionale mi ha aiutato ad ammorbidire i tifosi non juventini. Mi piace rivaleggiare, sono molto competitivo e se gioco ancora è proprio per questa ragione. L’odio è qualcosa che umilia l’uomo».

ALLENATORI«Allenatore più duro? Conte. Il più simpatico? Ulivieri, ma anche Allegri. Il più pignolo? Sarri».

ESORDIO«In un Parma-Milan, eravamo in testa entrambi e l’idea di buttare dentro un portiere di appena diciassette anni, pensandoci, era stato quantomeno azzardato. In realtà dopo la comunicazione, dormivo serenamente. Certo non potevo sentire un certo tipo di agitazione, ma finché avrei dovuto io gestire le cose per me non era un problema. Casomai avrei dovuto convincere gli altri. Poi finì 0-0».

ALLENATORI IMPORTANTI«Ancelotti è stato l’allenatore al quale devo di più, se Scala ebbe l’idea pazza di farmi esordire, Carlo la fece anche più grossa: scalzai Bucci, amico e portiere della Nazionale, e dopo cinque o sei gare diventai il titolare di quella squadra. Un fardello sulle spalle, ma lì iniziò davvero la mia carriera. Il preparatore dei portieri, William Vecchi, disse: ‘mi raccomando non essere ottimista, perché saresti un perdente. Sono sicuro che non ci tradirai’»

NAZIONALE«Molti traguardi li raggiungi se riesci a mantenere una certa distanza dai record personali, ma ragionando di squadra. Poi i record tranquilli che arrivano. Mancini ha preso una Nazionale dalle ceneri, sposando questa linea verde nel modo giusto, donato una nuova fiducia e perciò grande merito a lui: la settima vittoria di fila va al di là del valore dell’avversario. Se ci riesci, vuol dire che esistono qualità fuori dal comune».

PERSONALITA’«Era un modo per difendermi dal mondo dei grandi, dalle grandissime responsabilità. Capivo che per farmi accettare dovevo sempre andare fuori di giri, verso quel pizzico di follia e presunzione necessaria perché mi includessero con più facilità. Quando poi passano tanti anni, leggi alcune dichiarazioni e non ricordi com’eri. Vedo certe interviste datate e penso che evidentemente dovevo essere proprio un fuoriclasse. Social? La maggior parte della gente non conosce ciò che facciamo nella vita, una vita normale a qualche volta anche noiosa. Abbiamo cinque o sei paparazzi che ogni giorno piantonano la nostra casa, pronti a fotografare qualunque cosa. Ci pensi anche quando stai per accompagnare i figli a scuola».

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