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Campi: «Plusvalenze e stipendi: la Juve non rischia» – ESCLUSIVA
Campi: «Plusvalenze e stipendi: la Juve non rischia». Il giornalista, commentatore e tifoso spiega la situazione – ESCLUSIVA
Dal caso Juve alle dimissioni di Agnelli fino al ruolo di Allegri, il mercato, la rincorsa scudetto e tanto altro ancora.
Graziano Campi, giornalista, commentatore e tifoso bianconero, parla di tutto questo in escluasiva a Juventusnews24.
Quali rischi corre la Juve per questa inchiesta?
«Dal punto di vista sportivo, al di là delle previsioni catastrofiche che si leggono in giro, già per il discorso delle plusvalenze è venuto meno qualsiasi tipo di rischio perché si è stabilito con sentenza che non si può dare un valore certo alla quotazione di un giocatore. Per quanto riguarda gli stipendi, la discussione al momento riguarda l’utilizzo di un certo tipo di scritture contabili invece di altre, ma occorre precisare che tutti gli stipendi sono stati pagati regolarmente e con documentazione chiara. Ci sono state una ricapitalizzazione da 300 milioni nel 2019 e da 400 milioni nel 2021 per garantire alla Juventus di avere tutte le risorse per iscriversi al campionato. La documentazione non è stata alterata per iscriversi al campionato. C’è il discorso sullo spostamento del pagamento. La Juventus ha fatto un accordo in cui garantiva che le parti a cui i giocatori avevano rinunciato sarebbero state reintegrate negli stipendi successivi. Se si legge il comunicato 2019-2020 alle pagine 18 e 26 è scritto precisamente che la Juventus ha deciso di non pagare gli stipendi a cui avevano rinunciato i giocatori, ma poi, essendo ripreso il campionato, sono stati inseriti nel bilancio successivo 2020-2021. Tutto alla luce del sole. La Juventus ha deciso di mettere quegli stipendi nel bilancio successivo, lo ha dichiarato e il bilancio è stato approvato da degli esperti. La Covisoc lo ha letto e ha dato l’ok per l’iscrizione al campionato. Quella operazione è stata già approvata dalla Lega e, avuto l’ok da essa, non si torna indietro. Come per le plusvalenze, aggiungo, non ci sono criteri fissi per definire lo stipendio che si decide di dare a un giocatore. Quindi discutere quanto ha guadagnato un calciatore nel 2019-20 piuttosto che nelle integrazioni successive è impossibile. Aggiungo che, come ammesso da Abodi, Gravina e Malagò, il periodo di crisi dovuto dalla pandemia non ha colpito solo la Juventus, ma tutti gli altri club che, anche loro, hanno spostato più avanti il pagamento degli stipendi, utilizzando un criterio contabile differente. I soldi ci sono sempre stati e alla Federcalcio interessa che le società abbiano le coperture per pagare gli stipendi. Società e giocatori possono decidere di posticipare o ridiscutere gli stipendi: è un qualcosa che è sempre stato fatto. Ci sono tante squadre andate in crisi di liquidità che lo hanno fatto perché questa è una prassi. Dal punto di vista della giustizia ordinaria è presto per fare previsioni».
E’ stato l’acquisto di Ronaldo la causa scatenante di questo circolo vizioso?
«L’affare Ronaldo ha creato questo caos solo in parte. Costava 90 milioni e tutti quei soldi erano un problema, ma c’è molto altro, a partire dal COVID. Se noi guardiamo esclusivamente alle perdite da pandemia diretta, come ad esempio gli incassi da stadio, la cifra è abbastanza bassa. C’è stato, però, un programma di crescita che è andato fuori giri per il crollo del mercato asiatico. Negli anni prima della pandemia la Juventus ha aperto degli uffici ad Hong Kong perché puntava ad un’esplosione di ricavi in Asia. Lo stop agli investimenti del governo cinese ha tolto la maggior parte dei ricavi auspicati da quei paesi e quindi, rispetto al programma di crescita potenziale, c’è stato un crollo nelle entrate. A questo fatto va aggiunto che le valutazioni dei giocatori, proprio a seguito della pandemia, sono diminuite e quindi si è fatta fatica a “piazzare” i giocatori con stipendi alti e a vendere quelli che prima si potevano piazzare facilmente a 20-30 milioni. Bisogna poi aggiungere il caos Superlega che ha fatto nemici alcuni club anche in chiave mercato».
Dopo l’investitura di Elkann, cambierà qualcosa nella gestione di Allegri?
«Non cambierà assolutamente nulla perché già prima aveva totale controllo sull’area sportiva. L’unico membro del CdA che si occupava anche dell’area sportiva, facendo da collante era Nedved che però era consulente del presidente. E i rapporti che ci sono tra lui e Allegri sono noti… Il mercato lo facevano Allegri, Cherubini e gli osservatori. Allegri già gestiva e continuerà a gestire l’area sportiva, mentre si cercherà una figura che possa rimpiazzare Nedved in quelle che sono le pubbliche relazioni. La Juventus cerca un punto di appoggio. Il rapporto tra Allegri e Agnelli, come ha detto lo stesso Allegri, resterà di amicizia. Allegri ed Elkann continueranno a lavorare in sintonia. Da questo punto di vista non cambia nulla».
Questa situazione porterà degli scossoni nello spogliatoio?
«Non ci saranno ripercussioni per due motivi. La Juventus ha sempre pagato gli stipendi e quindi non c’è nessun problema per il loro portafogli. Poi molti giocatori sono da poco a Torino e non si rendono bene conto di quello che è successo. Questa situazione non ci sarebbe stata se gli altri, tra cui i senatori che facevano parte di quel gruppo che accettò la riduzione degli stipendi, non si fossero fatti fare quelle scritture private perché non si fidavano della famiglia Agnelli. Quindi qualcosina hanno da farsi perdonare. Secondo me, comunque, non ci sarà alcun problema, anzi. La serenità deriva dal fatto che la proprietà c’è ancora. Io credo che senatori si sentiranno più responsabilizzati per l’affetto che hanno per la Juventus e avranno lo stimolo in più per fare una rimonta che, in un anno così difficile, sarebbe spettacolare. Per il tifoso della Juve vincere lo scudetto quest’anno e veder assolta la società da ogni accusa sarebbe probabilmente il massimo della felicità».
Tanti tifosi, a sorpresa, si sono schierati contro Agnelli nonostante sia il presidente più vincente della storia della Juve. Come ti spieghi questa reazione?
«Agnelli ha fatto degli errori e li abbiamo visti tutti. Ma essere presidente della Juve per tutti con questi anni, con tutte le pressioni che comporta, è logorante. Io mi auguro prima di tutto che il processo finisca presto e che venga assolto, così che possa essere libero e sereno. E spero che questa per lui sia soltanto una pausa e che poi ritorni perché ha un’esperienza nel mondo del calcio che pochissimi dirigenti hanno. Elkann e Ferrero, ad esempio, hanno zero esperienza in questo senso mentre Agnelli sa praticamente tutto avendo visto le cose belle delle vittorie, ma anche le cose brutte dei fallimenti e le criticità che ci sono nel mondo del calcio. Questa situazione per lui è una delusione fortissima, ma credo che questo periodo lo farà crescere tanto. Dopo i periodi in cui andava tutto bene, è arrivato il momento in cui deve mettersi in discussione e rientrare un pochino di quella che era la sua “giusta” vanità. Vincendo sempre, magari, si è sentito come l’uomo più bravo del mondo, ma quando crolla il mondo addosso come in questa situazione ci si ridimensiona, imparando. Lui, al di là di quelli che possono essere stati degli errori, non ha fatto male a nessuno. Per cui si merita di ritornare più carico e rilassato, con una visione e dei progetti che possano servire effettivamente a migliorare il calcio».
Vedi possibile un ingresso di Del Piero in società? Eventualmente, in che ruolo?
«La Juventus ha bisogno di un uomo immagine. Credo che Ferrero – grandissimo commercialista – non sia mai stato davanti ad una telecamera in vita sua. Magari mi sbaglio ed è la persona più brava del mondo, ma quando si va a parlare con i giornalisti prima e dopo le partite ci si trova molto più a proprio agio se si è stati nel mondo del calcio. Del Piero sa parlare, è bravo e disinvolto davanti alle telecamere. Per cui punto di vista della comunicazione e come uomo immagine andrebbe benissimo. Per diventare un manager alla Maldini deve però imparare tante cose. Non dimentichiamoci che Maldini è affiancato da Massara e da uno staff completo. Alla Juve serve una persona che sappia fare da tramite tra spogliatoio e la dirigenza, che capisca di calcio e sappia parlare davanti alle telecamere di questioni di campo. Cherubini, ad esempio, è un grandissimo dirigente, ma non l’ho mai visto parlare. Secondo me ha fatto un grande lavoro e anche in queste intercettazioni viene fuori che la sua prima preoccupazione è stata il bene della Juve, andando pure a criticare operazioni che in quel momento tutti approvavano. Ha una mente lucidissima e molto preparata, ma quando si deve andare a chiacchierare non è esattamente molto loquace».
Passando a temi di campo: la rimonta scudetto è possibile?
«Se il Napoli del 2023 sarà il Napoli della prima parte di stagione, allora vincerà lo scudetto meritatamente. Il girone di andata, però, non è ancora finito e ci sono Inter-Napoli e Napoli-Juve. Dopo quelle due partite si potrà capire se effettivamente il divario si è allargato o ridotto. In quest’ultimo caso, allora, la Juve poterà lottare per recuperare i punti di distanza rimanenti e vincere lo scudetto. Io sono ottimista. Per fare questa rimonta si deve ragionare anche sul ritorno degli infortunati facendo attenzione a non commettere l’errore fatto nel 1999-2000 quando si infortunò Del Piero. La Juve quella volta aspettò Del Piero e lo fece giocare molte volte per fargli ritrovare la condizione a discapito di un Kovacevic in forma straordinaria, costretto a partire sempre dalla panchina. E a fine perse il campionato per il rotto della cuffia. Per cui i giocatori ora infortunati vanno recuperati, ma non devono essere per forza al centro del progetto se non sono in condizione di stare in campo».
Da gennaio vedremo ancora il 3-5-2? O Allegri passerà al 4-3-3?
«Il 3-5-2 è il modulo che dà più garanzie e mi auguro che venga mantenuto. Se non dovesse essere così, vuol dire che lo stato di forma dei vari Chiesa, Di Maria e Pogba è tale da poter cambiare modulo. Ma ci vuole molta attenzione. La Juve avrà due gare per fare un po’ di rodaggio prima di quella con il Napoli che non può perdere. E poi, comunque, potrà cambiare modulo a seconda dell’avversario».
Dove dovrebbe rinforzarsi la Juve nella prossima sessione di mercato?
«Sicuramente in difesa, ma in base a quello che offre il mercato può modularsi visto che Danilo è capace di fare il braccetto a destra e sinistra. Serve un solo difensore centrale, ma che sia molto forte. A quel punto la Juve avrebbe, grazie alla duttilità di Danilo e anche di Alex Sandro, i numeri sufficienti per completare la rosa».
Meglio rinnovare il contratto a Rabiot o puntare su Milinkovic Savic la prossima estate?
«Tutto dipende dall’allenatore. E’ lui che detta il modulo e le scelte dei giocatori. Allegri è un grande fan di Rabiot, ma a giugno potrebbe liberarsi Conte. Le possibilità sono legate ai risultati che la Juve riuscirà ad ottenere da qui a fine anno. Se arriverà tra le prime quattro e centrerà l’obiettivo Europa League o Coppa Italia, a quel punto Allegri resterà perché in mezzo a questo tempesta avrebbe saputo mantenere dritta la barra, meritandosi la riconferma. Altrimenti, con un nuovo allenatore, la Juve potrebbe cambiare tanto. Io credo che Rabiot, McKennie e Zakaria al momento siano sospesi: due partiranno e uno resterà come alternativa ai giocatori di esperienza. Arthur credo andrà via».
Immagini delle rivoluzioni a centrocampo?
«Secondo me non va sottovalutata la crescita di Fagioli e Miretti, senza dimenticare Rovella che può essere un giocatore alla Ambrosini in grado di stare in mezzo al campo con grinta e visione di gioco di qualità. Con tre rinforzi così, con un anno in più di esperienza, la Juventus aumenterebbe la sua qualità e forse basterebbe un solo altro acquisto nel reparto, considerando che ci sono Pogba e Locatelli che possono crescere. Forse è la difesa più da rifondare. Tra Cuadrado, Alex Sandro, Bonucci, Rugani e De Sciglio c’è bisogno di un rinnovamento».
L’Europa League è un obiettivo o un elemento di disturbo per la rincorsa scudetto?
«La Juve ha una rosa per competere in entrambi i tornei. Io credo che i tifosi potrebbero essere contenti di vedere eventuali sfide con Arsenal o Barcellona dopo Nantes. Come sarebbe divertente anche affrontare le altre italiane in Europa League, riempiendo lo Stadium. C’è da considerare che l’Europa League, in caso di vittoria, garantisce la qualificazione automatica in Champions. E’ una competizione che va gestita soprattutto perché dopo la sfida col Napoli si saprà se potrà puntare allo scudetto. Se la Juve potrà puntare solo ai primi 4 posti, non dovrà per forza andare a mille in campionato e quindi potrà gestirsi per provare a vincere le coppe nelle gare secche. Le rivali in Europa League sono all’altezza della Juve, ma non più forti».
Si ringrazia Graziano Campi per la cortesia e la disponibilità mostrate in occasione di questa intervista