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Caro Toro, prima gli arbitri poi Mihajlovic: ora che scusa hai?
La storia recente del Derby della Mole dice, è quasi banale ricordarlo, che Torino è bianconera. La stracittadina è una partita persa dal Toro in partenza, ancora una volta. La differenza sta (soprattutto) nella mentalità
Ci (ri)siamo. Anche questa mattina il tifoso del Toro si sveglia di pessimo umore. E il problema non è il lavoro, non il lunedì, non il latte scaduto in frigo. È assai peggio. Il guaio è che la partita dell’anno, la più importante di tutta la stagione, quella contro la Juventus, è finita di nuovo come peggio non poteva. Quindi niente sciarpa granata per andare a scuola o in ufficio, niente maglia vintage di Ferrante sotto la giacca, niente frasi alla “l’orgoglio Toro sconfigge i poteri forti del calcio” e via discorrendo. I tifosi della seconda squadra di Torino (prettamente per un discorso di palmarès) stamani hanno il broncio.
Viene dunque meno una sorta di ritualità – che per quanto romantica è ormai quasi desueta – per lasciare spazio a un’altra abitudine, ben più nociva: la frustrazione. Senza voler fare necessariamente di tutta l’erba un fascio è evidente che, negli ultimi anni, la tifoseria del Toro abbia covato un senso di risentimento dovuto agli insuccessi accumulati. È il peso di una storia gloriosa che stona con la pochezza attuale, è l’invidia (anche se non l’ammetteranno mai) per l’erba del giardino del vicino di casa che è, inevitabilmente, più verde. È l’inconcepibile pretesa di primeggiare contro una squadra non solo più forte, ma anche più lucida. Così un’ordinaria e abitudinaria sconfitta diventa, ancora una volta, un fardello straordinario nella sua insostenibilità.
Il perché non se lo spiegano: prima la colpa era degli arbitri “che favoriscono sempre la Juve”, poi di Mihajlovic che “ha tanta grinta (troppa) ma male male in capacità tattiche e di lettura della partita”. E adesso qual è la scusa? Gli alibi sono definitivamente finiti. Il Toro ha perso ancora, senza neanche il tanto decantato spirito combattivo, contro una Juventus sfasciata: falcidiata dalle assenze e ancora scossa dal ridimensionamento europeo. Per questo viene da sorridere sentendo parlare Mazzarri nel dopo gara: «Siamo stati praticamente perfetti. Abbiamo dominato la Juve fino al loro gol. Un grande Toro ha giocato una grande partita». Ma per quale motivo continuare ad ostinarsi? Questa partita, con una presunzione del genere, può considerarsi persa prima ancora di essere giocata.
Il passo in avanti si fa con la disillusione, con la mesta accettazione. Nel comprendere le dinamiche di “questa città, il suo movimento” come cantavano i Subsonica. I granata non vincono il Derby perché hanno la mentalità sbagliata: è lì che sta l’intoppo. È lì che va ricercato ed estirpato il problema. Perché questa città è sì orgogliosa, sì romantica, sì leggendaria ma non frustrata, non rancorosa, non perdente. Ed è per questo che, di nuovo, Torino è bianconera.