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Carolina Morace su Sara Gama: «Addio alla Nazionale? Non sono sorpresa, feci lo stesso… L’errore di Bertolini è stato…» – ESCLUSIVA

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Intervista esclusiva di JuventusNews24 a Carolina Morace, allenatrice ed ex attaccante della Nazionale, dopo l’addio all’Azzurro di Sara Gama

Sara Gama ha deciso: dopo 18 anni dirà addio alla Nazionale femminile. Lo farà in occasione dell’amichevole di venerdì 23 al ‘Viola Park’ contro l’Irlanda. Quella della capitana azzurra è stata una scelta condivisa con il Club Italia e con il commissario tecnico Andrea Soncin. Prosegue per ora il percorso con la Juventus Women. Il suo lascito non si misura solo sul campo: ne abbiamo parlato in esclusiva per JuventusNews24 con un’altra icona del movimento, Carolina Morace.

Sorpresa?
«Ma no, è stata in Nazionale quasi 20 anni. È un discorso anagrafico, fisiologico per un’atleta ad alti livelli. Io ho smesso un anno prima di Sara, dopo un po’ non riesci più a recuperare…».

Però ha lasciato tra un Mondiale non giocato e un Europeo ancora da giocare: la sensazione è che si sia voluta fare da parte per lasciare spazio ad altre
«Nelle valutazioni che fa una campionessa c’è anche questo, è una considerazione giusta. Quando io ho smesso ho fatto un pensiero simile. Mi allenavo con Panico: stavo bene ma lei stava meglio. Io ero in parabola discendente e lei in parabola ascendente. Vignotto fece lo stesso con me a parti invertite. Poi abbiamo tutte smesso bene, io con scudetto e titolo di capocannoniere. È un discorso di rispetto verso gli altri e verso la propria carriera».

Al di là del caso mediatico: è stato un errore non portarla al Mondiale?
«Sì, una scelta sbagliata. Non perché fosse Sara Gama ma per come è maturata la decisione. Era stata convocata per tutte le partite di qualificazione e poi lasciata a casa sul più bello. Senza nemmeno avvertirla poi… Almeno pare. Nello spogliatoio il dialogo è essenziale. Non so cosa sia successo e perché Milena (Bertolini ndr) abbia agito in quel modo».

Cosa ha rappresentato Sara Gama per la Nazionale?
«Ovviamente il volto del Mondiale 2019 in Francia, per personalità una capitana naturale e poi, in senso più ampio, una guida per tutto il movimento».

Lascerà un vuoto da quest’ultimo punto di vista?
«No perché continuerà a fare quello che ha già fatto durante la sua carriera da calciatrice col suo impegno istituzionale. Rappresenta l’elemento di raccordo tra le ragazze e la Politica dello Sport. Sa di cosa hanno bisogno le giocatrici ed aprirà nuove strade per il movimento»

Si ritirerà del tutto a breve, quindi?
«Bisogna vedere cosa succede alla Juventus: stanno cambiando tante giocatrici e lei non parte quasi mai titolare. Non so come si senta fisicamente e mentalmente, anche quello incide». 

La nuova Nazionale di Soncin sembra convincente
«Lo dicono i risultati, piccoli traguardi ma importanti. Da un punto di vista del gioco Soncin ha introdotto alcune novità come quella di un pressing alto ed efficace che dà coraggio alle giocatrici. È una Nazionale che sta acquisendo una sua identità».

Aver battuto la Spagna in Nations League cosa significa?
«Che possiamo fare ottimi risultati, ma andando oltre i nostri limiti. Siamo ancora indietro, come Paese più che come Nazionale. 30 mila tesserate contro oltre 100 mila: è prima di tutto un fatto numerico. Il loro campionato è più competitivo del nostro…»

Che resta di seconda fascia quindi?
«A me il campionato a dieci squadre non piace».

Perché la Roma è già qualificata alla Champions ed ha 8 punti sulla Juve?
«Perché c’è un divario grande. La Roma è cresciuta anno dopo anno come squadra, prendendo giocatrici sempre più forti nel posto giusto: si è completata commettendo pochi errori».

La Juve ha commesso più errori, quindi?
«Ha sbagliato, ma più che altro sono cresciute le altre. Penso alla Fiorentina. C’è l’Inter che ha investito, anche nel mercato internazionale, ma è comunque quarta col Sassuolo. Le nerazzurre hanno fatto bene con l’organico al completo ma poi sono state decimate dagli infortuni e hanno dovuto rinforzarsi a gennaio».

E la stagione fallimentare del Milan?
«Il fallimento non è di quest’anno. È più un discorso progettuale. Nel primo Milan che ho allenato io abbiamo passato in testa la prima metà della stagione, chiudendo poi terze. Negli anni successivi, nonostante si siano qualificate in Champions, non hanno trovato continuità».

Si ringrazia Carolina Morace per la disponibilità mostrata in occasione di questa intervista

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