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Carraro torna su Calciopoli: «Ho dei dubbi anche io»
Franco Carraro, ex presidente della Figc a tempi di Calciopoli rivela: «Tutto un bluff, ma su quel Juventus-Inter del ’98…»
Quando il terremoto Calciopoli, a fine primavera 2006, cominciò a rovesciare il mondo del calcio italiano Franco Carraro era presidente della Figc. Le scosse lo travolsero in pieno, il suo nome finì nel calderone e fu costretto alle dimissioni. In realtà per lui alla fine si trattò di una vittoria a metà: proscioglimento da tutte le accuse dalla giustizia ordinaria, condannato da quella sportiva. Ma naturalmente quella calda estate mundial di undici anni fa segnò per sempre la sua vita professionale e non. «Moggi – racconta Carraro al Corriere della Sera- non è mai riuscito a fare vincere alla Juventus dei campionati in maniera illecita. Semplicemente si compiaceva del fatto che tutti lo chiamassero Lucky Luciano per il suo modo di scovare i giocatori migliore e di influenzare gli arbitraggi».
«Succedeva davvero? Io ho commesso un solo errore: volevo cambiare i designatori, Bergamo e Pairetto, e mettere al loro posto Collina. Ma Collina ha chiesto un anno di tempo. Loro l’hanno saputo; e hanno cercato appoggi con atti sconsiderati. Ma stiamo parlando del 2004-2005. L’unica partita che secondo me resta dubbia, Juventus-Inter con il rigore non dato a Ronaldo, è del 1998».
Ex ministro della Repubblica, ex presidente del Coni, ex sindaco di Roma e ora membro del comitato olimpico. Carraro è stato ed è tutto questo. L’accusa ai tempi di Calciopoli era che cercasse di manipolare le designazioni arbitrali di Beragamo e Pairetto (i designatori di allora). «Sapevo dell’inchiesta su Moggi? Io quelle carte neanche le lessi: il giorno dopo le diedi al procuratore federale Palazzi. Ora la Procura di Torino ha fatto lo stesso con l’inchiesta sulla ’ndrangheta nella curva della Juve: non c’erano reati penali, ma la giustizia sportiva è più severa di quella ordinaria». E la battuta finale su Calciopoli ribadisce il concetto iniziale: «È solo una questione di potere, o forse solo di chiacchiere. La Juve avrebbe vinto quegli scudetti comunque. Aveva i giocatori migliori e gli allenatori migliori: Lippi e Capello»