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Chiellini: «Ho ancora un paio di anni per godermi le ultime sfide»
Giorgio Chiellini si racconta: ecco le parole del capitano bianconero che parla della sua carriera e della sua vita
Giorgio Chiellini si racconta ai microfoni di Juventus TV nel format “Players on the road”: ecco le parole del capitano bianconero che parla della sua carriera e della sua vita in generale.
POST INFORTUNIO – «Da quando ho tolto le stampelle è un’altra vita. Finalmente riesco a fare una vita normale. Durante il giorno il giorno forse sono anche più occupato tra fisioterapia e palestra. Quando mi sono fatto male ho detto a mia figlia, che era preoccupata, che avrei passato più tempo con lei».
FAMIGLIA – «Ho Nina di 4 anni, Olivia di 4 mesi e Carolina che regge tutta la famiglia. Mi godo le mie donne senza ambire a decidere niente. Entro solo nelle macro-decisioni. Però il calcio riesco a vederlo, la televisione la comando ancora abbastanza. La più grande me la godo tanto, cerco di andarla prendere all’asilo e le leggo le storie prima di addormentarsi. Provo ad essere presente».
INFANZIA – «Ero un po’ più vivace. Io e Claudio siamo gemelli. Quando eravamo più piccoli se ci davano un pallone sfasciavamo tutto. Siamo sempre stati diversi come carattere, io sono più calmo e lui irascibile, io introverso e lui estroverso. Nel giardino davanti casa mi ricordo i pomeriggi a giocare a calcio, quando ero alle elementari giocavo con i più grandi e mi facevo rispettare. Giocavo anche con le figurine, a Natale volevo solo l’album con un sacco di pacchetti».
CARATTERE – «Doppia anima tra campo e fuori? Negli ultimi anni il lato aggressivo del campo l’ho un po’ domato guadagnandone in lucidità. Quando ero più giovane domavo la tensione con l’antagonismo».
PASSIONE PER IL BASKET – «Quando ero adolescente la mia domenica perfetta era così: 2 e mezza stadio e poi direttamente al palazzetto alle 6».
TORINO – «È una città a misura d’uomo. C’è tutto ma è comunque piccola e contenuta, gli spostamenti sono tranquilli ed esasperati. Già Firenze è molto più caotica. Puoi vivere tranquillamente in centro e passeggiare senza problemi, chiaramente il sabato e la domenica con un po’ più di limitazioni perché c’è più gente in giro».
JUVENTUS – «Io fortunatamente sono alla mia 15esima stagione qui. Sono stato bravo e fortunato. È vero che non è facile starci, ma ci vuole anche la fortuna di trovare una società ambiziosa e sempre al vertice. Se sei al meglio, non cerchi altro. Alle vittorie non ci si abitua mai. È sempre una cosa che ti stimola a vincere ancora. La società è in continua evoluzione. Per chi come qui è da tanto tempo, è un piacere vederla crescere anno dopo anno. È un piacere vedere tutta la struttura in continuo a miglioramento».
LAUREA – «La matematica mi è sempre piaciuta, sono su uomo di numeri e uno a cui piace ascoltare e imparare. Sono un ottimo osservatore e cerco di capire velocemente. Questo è lo stesso sia in campo e fuori. Più difficile marcare Ibra, Cristiano, Cavani, ma lo studio non è semplice. Alle partite sei abituato, all’esame hai una doppia responsabilità. Prima di tutto passare, poi fare attenzione al personaggio che sei. Io sono sempre andato agli esami quando ero sicuro di passare. Una persona in vista non può giocarsi la credibilità all’interno dell’ateneo. All’inizio c’era un po’ di scetticismo, poi preparandomi bene per gli esami ho affrontato tutto con la massima serietà. Ho avuto un tutor che mi ha indirizzato, messomi a disposizione dell’università. Non potendo frequentare ho avuto bisogno di ripetizioni per gli esami più difficili».
GOL DI DESTRO – «Credo sia coordinazione. La maggior parte dei gol che ho fatto negli ultimi anni sono sul secondo palo da attaccante puro col destro. Gol di testa ne ho fatti meno, da giovane avevo un’esuberanza che mi permetteva di attaccare di più i palloni alti».
MIGLIORARSI – «Basta pensare quando si lavoro. Non ho avuto tempo per mettermi a lavorare dopo l’allenamento 15 o 20 minuti, le energie mi servono per giocare. Ma durante l’allenamento se devi fare 20 passaggi cerchi di farli bene».
TURBANTE – «Non me lo toglierò mai. A volte metto la testa anche quando non dovrei. Menomale che non mi sono più rotto il naso».
ESULTANZA ALLA KING KONG – «Era un qualcosa di unico, che un po’ mi caratterizzava. Ne avevo parlato con i miei amici di Livorno. Siccome c’era Adriano che già faceva Hulk…».
OBIETTIVI – «Vorrei vincere la stella di scudetti e possibilmente anche la Champions e l’Europeo. Se capiterà sarò contento, se non sarò contento lo stesso. L’importante è dare il massimo per non avere rimpianti. Poi potessi rigiocherei tante partite, perché magari ho fatto degli errori. Ma fa parte della vita».
FUTURO – «Ho ancora un paio di anni per godermi le ultime sfide. Ho vissuto questo infortunio come una sfida, per poter dimostrare di poter fare ancora tanto e per potermi godere gli ultimi momenti di questa carriera. Così come è successo negli ultimi anni: ho raggiunto obiettivi incredibili. Come le 500 partite e la fascia alla Juve, le 100 partite e la fascia della Nazionale. Poi le partite ogni 100 della Juve sono sempre state speciali per qualche motivo. Prima dell’Atletico dissi: “Non è un caso che è la 500”».
SALVATAGGI – «Per i difensori non hanno eguali, meglio dei gol segnati. Ricordo un paio di interventi col Monaco in casa, o anche a Londra col Tottenham. Se sei un difensore puoi fare 9 cose bellissime e poi perdi l’attaccante sei insufficiente».