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Chiellini ammette: «Matuidi a Cagliari? Se potessi tornare indietro…»

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Giorgio Chiellini, capitano della Juventus, ha affrontato il tema razzismo nella sua intervista a FifPro. Le dichiarazioni

Intervistato dai microfoni di FifPro, Giorgio Chiellini ha affrontato il tema del razzismo.

MATUIDI A CAGLIARI – «C’è stato un incidente circa tre anni fa che mi ha fatto davvero pensare. Stavamo giocando contro il Cagliari, quando il mio compagno di squadra Blaire Matuidi – un ragazzo adorabile e tranquillo – ha improvvisamente iniziato a mostrare un’incredibile angoscia e non siamo riusciti a calmarlo. Si è scoperto che aveva sentito insulti razzisti dagli spalti ed era completamente scosso. A quel tempo, ho trovato difficile da gestire perché eravamo nel mezzo di una partita. Mancavano pochi minuti ed è stato un momento decisivo della partita. Il mio primo pensiero – e onestamente, in retrospettiva probabilmente era quello sbagliato – è stato “Blaise, calmati. Iniziamo a giocare e pensiamoci dopo!”. Se potessi avere di nuovo il mio tempo, cercherei di aiutarlo subito, invece che solo a fine partita. Probabilmente sarebbe stato meglio fermare il gioco ancora per un po’, parlare con l’arbitro e l’altra squadra per fare una chiara dichiarazione su quanto fosse inaccettabile e che non potevamo andare avanti così. Questo avrebbe avuto maggiore visibilità. Così com’era, l’abuso razzista è passato quasi inosservato, come se fosse stato un insulto normale, quando in realtà è tutt’altro».

COSA FARE – «Questo non è un nuovo problema. Forse in passato non ne parlavamo tanto perché c’era meno comprensione, ma queste forme di discriminazione non possono più essere tollerate nel mondo di oggi. Che si tratti di discriminazione legata al colore della pelle, al razzismo, all’orientamento sessuale o altro, questa è una questione di rispetto per le persone. È davvero incredibile che le persone debbano vergognarsi di essere ciò che sono. Continuo a pensare che alla fine le istituzioni, coloro che fanno i regolamenti e le leggi, abbiano più da fare. Tuttavia, negli ultimi mesi ho riflettuto su cosa posso fare per essere un alleato. Quando si ripete un incidente discriminatorio in uno stadio – sono un ottimista nato, e anche io sono sicuro che accadrà sicuramente – dobbiamo essere abbastanza forti da prendere una posizione. Come calciatori, abbiamo questa grande popolarità e da ciò deriva molta influenza sui giovani».

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