Chiumiento: «Juve, deluso dalla società. Nuovo Del Piero? Vi racconto»
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Chiumiento: «Juve, deluso dalla società. Nuovo Del Piero? Vi racconto» – ESCLUSIVA

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Davide Chiumiento si racconta: l’exploit in Primavera, la delusione in prima squadra e la somiglianza tra Enrico e Federico Chiesa

Davide Chiumiento è stato un calciatore cult per i tifosi della Juve nei primi anni 2000: exploit in Primavera con Gian Piero Gasperini e i trionfi al Viareggio. Di lui si parlava già come del “nuovo Del Piero” o “Del Piero svizzero”, dato che il classe 1984 è nato ad Heiden nei pressi di San Gallo.

Nel 2003/2004 il grande salto in prima squadra: esordio in Serie A il 9 febbraio 2004 contro l’Ancona e poi anche in Champions League contro il Deportivo La Coruna. L’addio alla Juve mai digerito (50 minuti totali in bianconero) e poi un lungo girovagare tra Siena e il campionato svizzero. Chiumiento, oggi in Canada, si racconta in esclusiva ai microfoni di Juventusnews24.

Una carriera iniziata alla Juve con grandi prestazioni con la Primavera di Gian Piero Gasperini, i gol decisivi al Viareggio nelle vittorie del 2002 e del 2003. Poi l’esordio in prima squadra, due gare e l’addio ai bianconeri. Che ricordi ha di quella esperienza? 

«Della parte iniziale, nel settore giovanile, un ricordo bellissimo. Mi sento ancora con tantissimi ragazzi, sono stati anni bellissimi. Sono stati anni di crescita non solo calcistica ma anche umana dato che era la prima esperienza fuori di casa. Poi l’esordio da professionista, quando doveva arrivare il bello… e invece mi porto dietro tanta delusione per come sono andate le cose, per come si è comportata anche la società. Alla fine però non do la colpa a nessuno, la colpa è solo mia se la mia carriera non è andata come speravo, però sicuramente in Italia per alcune cose siamo davvero indietro».

L’etichetta di nuovo Del Piero, di Del Piero svizzero, quando l’ha aiutata e quando è stata pesante?

«Io personalmente non mi sono mai definito così. I giornalisti lo facevano, poi sicuramente la verità è che con la Primavera avevo fatto abbastanza bene. Poi fa parte del calcio, quando uno fa due partite buone diventa subito il nuovo Baggio o il nuovo Pirlo. A me faceva piacere ma non mi mettevo nessuna pressione. Proprio per questo penso che la società poteva crederci di più ma la Juve a quell’epoca aveva 60 giocatori in prestito… non è che gliene fregava più di tanto».

A tal proposito, il progetto della Juventus U23, la seconda squadra bianconera, aiuta a crescere i giovani in maniera diversa e magari a dare un giusto approccio alla carriera da professionisti?

«Io penso che la differenza più grande è che nel settore giovanile giochi con gente della tua età, poi quando arrivi tra i professionisti il cambio è enorme, perché incontri gente più grande di te. Il progetto della Juventus U23, come idea, è molto interessante ma come si vede in giro per l’Europa, se un calciatore a 18-19 anni è veramente forte perché non dovrebbe giocare in prima squadra? Se dopo due partite che non fai bene non ti cacciano però…».

Nell’esperienza al Siena ha giocato anche con Enrico Chiesa: rivede qualcosa di lui in Federico?

«Lui era un po’ più attaccante, Enrico aveva un grande dribbling, come si girava vedeva la porta come nessuno. Anche 1 contro 1, 1 contro 2, rientrava e calciava con il destro, finte e controfinte, sinistro… nella finalizzazione era fortissimo. Era un giocatore incredibile. Federico ha un cambio di passo davvero notevole, il papà non l’aveva, quando accelera ha una velocità impressionante, è bravo nel dribbling, mette dei cross importanti. L’assist a Ronaldo nel derby è una giocata spettacolare. Enrico però aveva più tecnica, aveva più giocate».

In molti poi lo paragonano anche a Pavel Nedved, forse per il ruolo e per la maglia bianconera. Lei che lo ha visto da vicino che ne pensa?

«Nedved non aveva questa velocità di Federico, però il paragone non regge… Pavel ha fatto la storia della Juve, calciava in maniera indifferente di destro e di sinistro, aveva una cultura del lavoro impressionante. Non conosco il modo di lavorare di Chiesa, si vede che è uno che ha molta grinta e mette l’anima in campo. Nedved come qualità era migliore».

Cristiano Ronaldo, tra gol e polemiche per il gesto della maglia: un pensiero su di lui.

«Discutere Cristiano Ronaldo è una follia, averlo in squadra è un valore aggiunto. Si può puntare sui giovani e comunque tenere Ronaldo perché ci vuole un mix giusto. Prendendo Ronaldo 3 anni fa secondo me dovevano fare una squadra migliore. Vedo la Juve spesso, a centrocampo ci sono dei calciatori sopravvalutati in maniera incredibile… questo centrocampo non c’entra proprio niente con la Juve. Avendo preso Pirlo alla prima esperienza e Ronaldo si dovevano fare degli investimenti diversi. Io vorrei vedere più Dybala, anche se purtroppo è stato infortunato, e poi si deve necessariamente cambiare il centrocampo».

Cosa pensa della Juve di Pirlo? Andrebbe riconfermato?

«Per me sì, al 100%, io capisco che i tifosi vogliono sempre vincere e sono arrabbiati per l’uscita dalla Champions. Esonerare Pirlo dopo questa stagione, dopo avergli affidato la panchina alla prima esperienza, dargli le colpe, sarebbe una sconfitta della società, bruceresti un allenatore che non ha tutte queste colpe come fanno sembrare. La Juve è stata capace di mandare anche via Sarri, un allenatore che alla fine ha vinto, anche al Chelsea, ha fatto il calcio più bello ed il record di punti a Napoli… non credo ci sia tanto di meglio in Italia. Ad un certo punto bisogna prendersi anche delle responsabilità anche per quanto riguarda la società e perché no, anche i calciatori. Poi bisogna anche accettare, dopo 9 anni, che ci sono altre squadre forti capaci di vincere, può capitare. L’Inter ha Conte che è un vincente ed ha una squadra forte. L’uscita dalla Champions è dovuta anche alla scarsa qualità del campionato italiano rispetto ad anni fa. Siamo anni luce distanti dal modo di pensare europeo, anche per quanto riguarda i giovani… meglio di quando giocavo io ma molto indietro rispetto al resto d’Europa».

Si ringrazia Davide Chiumiento per la disponibilità e la cortesia mostrate in questa intervista
 

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