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Chivu: «Thiago Motta può essere perfetto per la Juve. E da Mourinho ha imparato questo»
Chivu: «Thiago Motta può essere perfetto per la Juve. E da Mourinho ha imparato questo». L’intervista sull’allenatore
Chivu, ex compagno di squadra di Thiago Motta ai tempi dell’Inter, ha parlato del nuovo allenatore della Juve in un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.
SU THIAGO MOTTA – «Abbiamo fatto il Supercorso a Coverciano insieme e ogni tanto lo sento, ci scriviamo per i complimenti. Dunque scrivo molto più spesso io a lui…».
LUI UN ESEMPIO DI GIOVANE ALLENATORE A CUI È STATA DATA FIDUCIA – «In Italia ha avuto subito una grande opportunità con il Genoa e l’ha sfruttata bene, come ha fatto poi anche con lo Spezia e il Bologna, trovando la dimensione giusta per portare le sue idee e la sua visione del calcio».
SE IMMAGINAVO CHE SAREBBE DIVENTATO ALLENATORE – «Vedevo un giocatore con le idee chiare nel capire la semplicità del calcio moderno. Nelle cose semplici trovava il modo giusto per fare cose concrete che servivano alla squadra. E mi chiedevo: come ha potuto il Barcellona rinunciare a uno così?».
COSA HA IMPARATO THIAGO MOTTA DA MOURINHO – «L’importanza della personalità e dell’autorità giusta per gestire un gruppo, uno spogliatoio».
COSA HA PORTATO DI NUOVO NEL BOLOGNA – «Un calcio moderno, soprattutto perché organizzato, e trasmesso in poco tempo ad una squadra anche giovane. Come? Trovando
una giusta misura fra la proposta dei suoi principi di gioco codificati e lo spazio per la responsabilità e le scelte dei giocatori. E’ così, dandogli fiducia, lasciandogli anche libertà, che ha convinto i suoi giocatori».
COMPRESSI ALLA JUVE A DISCAPITO DEL BEL GIOCO? – «Thiago sa cosa vuol dire vincere, prima da giocatore e poi da allenatore. E sa anche che i compromessi ha dovuto farli la Juve, puntando sui giovani per rispettare certe esigenze finanziarie: quindi può essere perfetto. E uno così non penserà mai che il suo sia un salto troppo grande, o fatto troppo presto».
SE INSEGNERÀ LO STESSO CALCIO DI BOLOGNA? – «Stessa identità e concetti di gioco. Ma lui sa che un allenatore è bravo quando sa “leggere” bene le caratteristiche dei giocatori. E, se serve, adattarsi per sfruttarle al meglio».
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