2017
Daje Roma e Dajje Juve
Per la gioia di tutti, non solo della Roma, il campionato sembra riaprirsi nel momento in cui lo si dava ormai per chiuso
Gli applausi a scena aperta sono per quella Fiorentina del gobbo Sousa, come dicono da quelle parti, capace di far riesumare i possibili titoli trionfalistici conservati per mesi nei cassetti delle redazioni. Brava la Viola a metterci grinta, carattere e pressione sui (non) portatori di palla bianconeri. Eh sì, il problema è proprio in mezzo al campo dove si dovrebbe macinare gioco e spesso invece si patisce la supremazia avversaria. Le quattro sconfitte di questa stagione, tutte in trasferta, dicono tutte la stessa cosa. Contro Inter, Milan e Fiorentina, in proporzioni diverse, si è registrato quanto fosse l’orgoglio dei padroni di casa rispetto alla paura di affrontare la Regina degli ultimi cinque campionati. Altro capitolo quello di Genova dove nessuno si è accorto della presenza dei bianconeri. Questione di motivazioni, in certi passaggi della stagione e di atteggiamento: la presunzione non porta mai da nessuna parte, salvo in qualche rara eccezione. La Juventus resta padrona del proprio destino. E attenzione a non considerare una formalità il recupero di Crotone.
Il campionato prima e la Coppa Italia poi tracceranno nelle prossime due settimane lo stato di salute delle big del torneo. Interessanti i quarti di finale: Napoli-Fiorentina, Juve-Milan, Inter-Lazio e Roma-Cesena. La sorpresa è la squadra romagnola capace di silurare il Sassuolo. Ancora gara secca con l’indicatore probabilistico a pendere così come la classifica del campionato sta a indicare dopo venti giornate. Salvo sorprese. Per le semifinali, poi, bisognerà pazientare fino all’inizio di marzo. Intanto c’è chi si sfrega le mani, dal freddo, e dal vedere la Juventus un po’ in affanno. Proprio quella Juventus che nel frattempo ha cambiato il logo affossando in un clic i propri ricordi storici. Il tema divide, ma oramai il dado è tratto. Non parliamo dei social, dove i fenomeni da tastiera sono anche esperti di marketing e design. Pazzesco. Ricordo a tutti, sottoscritto compreso, che a Torino e alla Juventus soprattutto, nulla è improvvisato. Attenti però a pensare che da queste parti non si sbagli, anzi. Non solo in ambito sportivo la presunzione è il più terribile dei nemici. Intanto spopola l’ironia da baraccone sulla doppia J del nuovo logo. Piaccia o no, la J era la lettera che più volte l’Avvocato, dico l’Avvocato, ripeteva scrivere morbosamente sul suo foglio d’appunti quando pensava in perfetta solitudine. Il focalizzare l’attenzione su quella lettera anglosassone lo riempiva di energia e lo aiutava a guardare oltre le difficoltà. E allora “daJJe Juve” e contro la Lazio raddoppia gli sforzi per scongiurare cali di autostima. Ormai è chiaro che lo scudetto resta il primo obiettivo. Anche alla faccia di chi continua a ripetere che i tifosi sono stufi. Il sesto tricolore sarà l’impresa che scolpirà nella storia del calcio il nome di Andrea Agnelli. Può bastare? E poi restano gli altri traguardi. La Coppa Italia per vincerne tre di seguito come nessun altro e la Champions, dove quel pizzico di fortuna è venuto sempre meno. Chissà nel 2017.