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Danilo: «Non siamo favoriti in Champions. Allegri e Chiellini? Ritorni importanti»

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Danilo ha concesso un’intervista a Fui Clear in cui ha parlato della Juve, di Allegri, di Chielli e di tanti altri argomenti

Il difensore della Juve Danilo ha concesso un’intervista a Fui Clear in cui ha parlato dei bianconeri e non solo.

NAZIONALE ITALIANA – «Per il calcio brasiliano, la nazionale italiana è il fiore all’occhiello, è una squadra molto solida e gioca bene. Ha giocatori di alto livello in tutte le posizioni e sono giocatori che esprimono un buon calcio. È un riflesso del campionato italiano, che è ancora un campionato dove il gioco è molto studiato, prevale il lavoro tattico, ma dove si gioca bene. Ora anche le squadre “minori” cercano di giocare, cercano strategie per far male all’avversario e riescono a segnare. È un campionato molto interessante che sta migliorando. Il campionato italiano ha tutto per mantenersi e migliorare ulteriormente, con più qualità».

AVVERSARIE CHAMPIONS – «Si, ipoteticamente Liverpool, City e Psg sono un passo avanti a noi. Ma io sono alla Juventus solo da 2 anni, ma mi identifico davvero con il club e la sua capacità di lavorare, è un club familiare con una grande capacità di lavorare e reinventarsi. Qui hai una grande possibilità di lavorare, io credo molto nel lavoro. Preferisco lavoro o talento? Datemi un po’ di talento e il resto lavoro».

CHIELLINI E ALLEGRI «Un passo importante è stato il rinnovo di Chiellini, che è un simbolo del lavoro all’interno della Juve. Hanno riportato mister Allegri che ha scritto una storia incredibile all’interno del club, è un allenatore che ha la vittoria nel suo DNA. Non iniziamo la stagione in Champions League come i favoriti, ma credo molto nel lavoro e siamo molto motivati ad affrontare la stagione in modo molto competitivo».

MANCANZA DEI TIFOSI – «Tanti punti persi l’anno scorso, forse con i nostri tifosi non li avremmo persi, perché ci danno sempre una spinta extra e ci sono mancati. Sono spettacolari».

FUTURO –  «I giocatori sono molto vanitosi, non so se ce la farò. Ma un dirigente sicuramente no, se vorrò restare nel calcio, dovrò lavorare sul campo. Se continuerò nel mondo del calcio, ancora non lo so, mi piace molto la psicologia dello sport. Sono sicuro che faccia molta differenza la forza psicologica, il lavoro mentale, è un’area di interesse che mi piace molto: forse potrebbe essere un’area di cui potrei far parte, ma non dico che non farei l’allenatore. A volte sono lì in ritiro, nella mia stanza da solo, e comincio a disegnare la tattica, la squadra che giocherà il giorno dopo e mi diverto. Comincio a disegnare le frecce tra i giocatori e a pensare agli schemi. Vediamo».

 

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