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Danilo premiato dall’Associazione Altropallone: «Sto pensando a questa cosa una volta smesso di giocare»

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Danilo premiato dall’Associazione Altropallone: ecco le parole del difensore della Juventus. Cosa ha detto il brasiliano

Ieri sera a Milano si è tenuta la consegna del “Premio L’Altropallone”, vinto quest’anno da
Danilo, difensore della Juventus. Il premio viene riconosciuto dall’ “Associazione Altropallone” e viene conferito ogni anno allo sportivo che si contraddistingue per meriti sociali. Il difensore bianconero dal 2015 aiuta più di 160 bambini della sua città natale, Bicas a Minas Gerais, tramite l’associazione “Futuro Re2ondo”, organizzazione che aiuta i ragazzi con aiuti scolastici, pedagogici, cure mediche. «Ciò che il calcio mi ha insegnato maggiormente nella mia carriera è capire che abbiamo sempre bisogno l’uno dell’altro, è impossibile arrivare lontano se vai da solo»: questa una delle dichiarazioni rilasciate da Danilo che, essendo impossibilitato a venire di persona a ritirare il premio, ha rilasciato una video intervista con l’associazione Altropallone . Ecco i temi di cui ha parlato:

INSEGNAMENTI DELLO SPORT«E’ molto importante e provo a seguire questo
insegnamento anche fuori dal campo da calcio. Io penso che dobbiamo sempre ricordare e
aiutare il posto da dove veniamo. Lì c’è ancora la mia famiglia, è dove ho tirato i primi calci
al pallone e tramite lo staff locale cerchiamo di trasmettere una speranza e un’opportunità.
Bicas è una piccola città e spesso si ha l’impressione che per raggiungere il successo si
debba andare nelle città più grandi, ma tramite il calcio vogliamo dimostrare ai bambini che è
possibile sognare, e anche se non si diventerà dei professionisti, si possa trovare la felicità
in altri aspetti».

COSA È IMPORTANTE PER QUESTI RAGAZZI – «Io a scuola ero veramente bravo, perché
ho sempre riconosciuto l’importanza dello studio e poi anche perchè avevo sempre la mia
mamma addosso che spingeva a farmi studiare perché ne conosceva l’importanza. Per noi
ora è sempre un motivo di orgoglio vedere quelli bravi in campo ma io penso che alla fine
sono le caratteristiche umane a fare la differenza. Andare bene a scuola, avere empatia
verso i compagni, saper avere pensieri giusti, con educazione, è la cosa principale per
diventare una persona di spessore, portandoti a conquistare le cose importanti nella vita».

SUL FUTURO IN UNIVERSITÀ – «Ho da tempo voglia di iscrivermi all’università una volta
finito di giocare. Vorrei iscrivermi alla facoltà di psicologia, mi piace capire come funziona il
nostro cervello, le diverse maniere di pensiero e comportamento nelle situazioni diverse,
come nel calcio che ci mette costantemente sotto pressione. Già da adesso studio e mi
interesso alla materia e sarà la prima cosa che farò quando smetterò di giocare a calcio».

SUL RAZZISMO NEL MONDO DEL CALCIO«Secondo me la cosa principale è
l’educazione, dobbiamo ripartire sempre dai bambini. Educare i bambini su questi temi è
molto importante. Saranno loro che un giorno fermeranno il razzismo, in questo momento il
nostro lavoro è segnalare le cose che non vanno bene e investire sull’educazione, così le
prossime generazioni riusciranno a fermare definitivamente il razzismo».

SULLE VACANZE«Andrò a casa a riposare un po’, sicuramente passerò a fare una visita
ai bambini in accademia per chiacchierare e giocare un po’ con loro. Per loro è un momento
importante, ma anche per me: imparo tanto e mi da tanto ossigeno per andare avanti,
vedendo nei loro occhi la voglia di andare oltre, come tutti i bambini»

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